In passerella sfila la pace di Fiamma Nirenstein
Davanti a Rabin, una collezione dedicata al dialogo e firmata fra gli altri da Armani, Valentino e Fendi \ «E' un adultero» Davanti a Rabin, una collezione dedicata al dialogo e firmata fra gli altri da Armani, Valentino e Fendi \ In passerella sfila la pace Israele riunisce 70 re della moda TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Non ò facile «Indossare la pace» come era intitolato lo show di alta moda che sabato sera ha richiamato a Cesarea, la spiaggia elegante di Israele, un gran pubblico e una valanga di stilisti, modelle, mezzi di comunicazione di massa. Il grande scenario dell'anfiteatro di Cesarea al tramondo, l'acquedotto romano sullo sfondo, le onde del mare che fanno sentire la loro voce, doveva costituire la garanzia naturale del risultato dello show, mentre intorno i violini ci davano dentro, e le modelle facevano i loro capricci dietro le quinte. Ytzhah Rabin ha recitato volonterosamente un discorsetto di ordinanza su quanto sarebbe bello sostituire le divise della guerra con quelle della pace. Tutta l'Israele che conta, circa tremila persone, sedeva sugli antichi spalti, pronta, dopo aver pagato 300 shekel al biglietto (circa 180 mila lire che andranno a favore dei bambini abbandonati) a veder sfilare i 72 abiti sia dei «couturiers» israeliani sia quelli di firme famose in tutto il mondo, come: Yves Saint Laurent, Valentino, Annani, Krizia, Missoni, Fendi, Laura Biagiotti, Karl Lagerfeld, Kenzo, Ralph Lauren. Ma i festeggiati, naturalmente, dato che la sfilata ora intesa al godimento dell'estetica della pace, erano gli stilisti arabi intervenuti, pochi ma coraggiosi. L'egiziana Amar Halil, i marocchini, i giordani, i turchi, e un solo ma prezioso palestinese, con un solo abito. E' difficile, persino per Yves Saint Laurent, rinunciare ad appoggiare una colomba (vera o finta che sia) sulla spalla nuda di un'indossatrice per poi farla incedere regalmente vestita di bianco e di azzurro, i colori del sogno, i colori del cielo e della calma olimpica. E infatti s'è vi¬ sto tanto azzurro, s'è visto un mondo intero di abiti candidi, e le colombe erano decine, su abiti dotati di strascichi celestiali. Poiché lo scenario prevedeva due scalinate in stile faraonico, tipo «Aida», gli strascichi, invece di svolazzare angelicanti, si impigliavano nei tacchi a spillo delle modelle, che molto spesso scendevano barcollando. I sarti israeliani, che per molti anni hanno ingiustamente sofferto l'isolamento non solo da parte dei Paesi arabi circostanti, ma anche dei loro fratelli occidentali, hanno voluto forse approfittare un po' troppo dell'occasione per lanciarsi in disegni avveniristici e un po' eccessivi. Yehuda Dor non ha esitato a vestire la sua modella con una specie di bikini che mostrava a triangolo, sui punti strategici, le tre bandiere protagoniste della pace, quella israeliana, quella palestinese e quella americana. Oded Gora ha appoggiato su una mo¬ della seminuda e b 'llissima due tralci dorati di foglie d'olivo che finivano in un reggiseno le cui coppe erano due colombe di metallo. Amar Halil, l'egiziana, ha invece scelto lo stile etnico, carico di ornamenti di metallo. Ma anche gli stranieri a volte hanno approfittato dell'occasione per esibirsi in bizzarrie. Così ha fatto Jean-Charles de Castcljacque che ha presentato un vestito effigiato interamente col Piccolo Principe di Saint-Exupéry, che in quel contesto sembrava esser divenuto un cartone americano. La parola pace, nel corso della sorata, è stata cantata, ripetuta, scandita, danzata in tutte le salse senza paura dell'invidia degli dèi. Ma sembrava non far mai rima con moda. Piuttosto, come sempre, con speranza di pace, di benessere, di una vita nonnaie e finalmente anche frivola. Fiamma Nirenstein
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