«Caro amico così mi tormenta Satana»

«Caro amico, così mi tormenta Satana» Chiamava «Cosacchi» e «Barbablù» le sue visioni e i lancinanti dolori notturni «Caro amico, così mi tormenta Satana» Nelle lettere i racconti degli incubi di Padre Pio EPISTOLE INEDITE CHE guerra con i «Cosacci»! Arrivavano a notte fonda, facevano un «rumore indiavolato» e «pronunciavano persino parole estremamente sporche». Cercava di resistere come poteva, Padre Pio di fronte ai proditori attacchi dei perfidi «Cosacci» o «Barbablù»: così il frate, sul cui corpo si era prodotto il fenomeno delle Stimmate chiamava nelle lettere - che adesso stanno per uscire negli Oscar Mondadori, «Vita di Padre Pio attraverso le lettere», a cura di Antonio Motta - le sue visioni e i lancinanti dolori notturni. Per farsi aiutare contro gli assalti del demonio, Padre Pio, al secolo Francesco Forgione, nato nel 1887 a Pietrelcina nel Sannio, convocava nottetempo l'«angiolino» che scacciava gli incubi, ma gli faceva anche la «predichina», perché vedeva il sacerdote troppo affranto e «sbattuto». Di motivi per sentirsi afflitto, Padre Pio ne aveva parecchi, come rivela l'epistolario (che va dal 1901 al 1968, anno della mortel, in cui racconta le numerose ambasce che gli vennero non solo dal Vaticano, molto diffidente nei confronti della sua vicenda di miracolato, ma anche dall'invidioso e pettelogo clero di San Giovanni Rotondo, un vero e proprio covo di vipere. Dall'aspetto magrolino, con i grandi occhi spesso febbricitanti. Padre Pio, fin da giovanissimo, era slato mollo malato. Delle Stimmate scrive, per la prima volta, l'8 settembre 1911: «Ieri sera poi mi è successo una cosa che non so spiegarmi. In mezzo alla palma delle mani è apparso un po' di rosso, quasi quanto la forma di un centesimo, accompagnato anche da un forte ed acuto dolore in mezzo a quel po' di ros- La notizia dello straordinario evento, diffusasi a partire dal 1919, rese poi Padre Pio non solo una celebrità per migliaia di pellegrini, ma anche al centro di raggiri, sospetti, registratori nel confessionale, ricatti. Mentre il direttore del «Mattino» di Napoli, Edoardo Scarfoglio, accorso tra i primi sul posto, propagandava con titoloni l'avvenimento e D'Annunzio gli scriveva chiamandolo «mio fratello», fioccavano i tentativi di estorsione. Un proto provò a ricattarlo chiedendogli cinquemila lire per un falso dossier e fu arrestato dai carabi nieri, un folle cercò di sparargli, l'arcivescovo di Manfredonia faceva circolare voci sulle sue frodi. E non basta. A turbare i sogni del frate c'era il Sant'Uffizio che per anni gli impedì di celebrare la Messa in pubblico e di confessare. A far montare la confusione ci si mettevano anche i finti amici come Alberto Del Fante, biografo non autorizzato che, sotto al prezzo del suo volume (messo all'indice) aveva scritto «Per beneficienza». Invece Emmanuele Brunatto scrisse un libello per raccontare la storia delle ingiustizie subite dal frate da parte della gerarchia ecclesiastica. Il Vaticano fece forti pressioni perché Padre Pio cercasse di convincere (inutilmente) il Brunatto a ritirare il libro. Dopo la costruzione dell'ospedale «Casa sollievo della sofferenza», le rivalità e le ambizioni da parte del clero di mettere le mani su un così ghiotto boccone si moltiplicarono. Ma il fraticello dell'aria smunta non era così facile da mettere nel sacco: aveva fama di ossero anche bilioso, collerico (si racconta che avesse preso a calci un invadente pellegrino) e molto testardo. Quando padri Cappuccini, suoi superiori, si trovarono in cattive acque, rifiutò loro un prestito di 100-200 milioni, salvo poi donare tutta la sua ingente proprietà al Vaticano, prima di morire. In uno dei tanti sogni che Padre Pio descrive nelle lettere ci sono anche dei «dignitari ecclesiastici» a cui Gesù indignato grida «macellai!». Mirella Serri «Una notte ho sognato Gesù che grida macellai ai dignitari ecclesiastici» A padre lìenedePIETREICIH», 8 SETTEMBRE 1S11 ,„„ caro padre, non mi W** * rispondo con w, podi nW,r'("t:,,.,.,.w, „,„, cosi, che io non so, Ieri seni poi mi e"'" mezzo aiu, palma né Vietare,, ne ^'^^k^owasi quùntoU delle mani e *M%*>»W^SX aneto da un forma di un ^«^ffipo'di rovo. QueIone e acuto dolon\»' fi? ' czzo „//„ mano tMr lekdo. Non **3g«- 7* ere sempre da la uielo dico penbe »"-«'""■[",,., ,,,/rsso se sapesse «nella maledetta ve^W » ' ,/,,<,/,<./„< Molle 'ananta ^ff^J^^ÌeT,mno la parola- solo All'aliare alle '^^nVleZ ^' ^riWr mento per tutta ,',"„,,„■, che voe.Ua un- infioro h smìfra Pio Padre Pio. Antonio Motta ha raccolto le lettere del sacerdote di San Giovanni Rotondo per gli Oscar Mondadori

Luoghi citati: Manfredonia, Napoli, Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, Sannio