De Gaulle: sparate agli alleati voglio avere un pezzo d'Italia

De Gaulle: sparale agli alleati voglio avere un pezzo d'Italia LA GUERRA SEGRETA DEL GENERALE De Gaulle: sparale agli alleati voglio avere un pezzo d'Italia IPARIGI 1. 7 giugno 1945, Harry Truman inviò al generale de Gaulle, presidente del governo provvisorio e capo dell'esercito francese, un messaggio particolarmente severo. Rispondeva, giudicando il suo atteggiamento «brutale» e «incredibile», a un comunicato di De Gaulle in cui questi lasciava intendere che le truppe francesi avrebbero potuto aprire il fuoco sui soldati americani. «Il popolo del mio Paese - scriveva il presidente americano - resterebbe choccato nell'apprendere le misure che i vostri ufficiali, probabilmente con la vostra approva zione personale, hanno minaccialo di prendere». Per comprendere le ragioni di una cos'i forte tensione, bisogna considerare il tipo di relazioni che De Gaulle aveva stabilito con gli alleati anglo sassoni alla (ine delle ostilità in Europa, ma anche gli obiettivi che il generale aveva assegnato alle truppe francesi schierate sulle Alpi. Dopo l'aprile 1945, con la rotta tedesca nel Nord Italia, le unità francesi del Corpo d'armata delle Alpi avevano attraversato la frontiera. In un mese di duri combattimenti a 2000 metri di altitudine, gli uomini del generale Doyen avevano ripreso le vette sulle quali tedeschi e italiani si erano saldamente attestati nell'autunno del 1944 per impedire alle armate americane e francesi sbarcate in Provenza di traboccare in Italia. Ma questa nuova situazione stia tegica non soddisfaceva piena mente De Gaulle, che dal 1943 non nascondeva il proposito di approfittare della guerra per rettificare la frontiera con l'Italia. «Tengo molto a impedire - scriveva nei suoi diari • che la guerra ci lasci in eredita dei confini mal disegnati. Prima che le ostilità cessino, dobbiamo lavare gli oltraggi subiti, riprenderci combattendo i lembi del nostro territorio che il nemico tiene ancora, e conquistare le enclaves che appartenevano all'Italia, come le zone di Kriga e di Tenda staccate dalla Savoia nel 1860». 11 capo della Francia libera è inquieto riguardo alle intenzioni americane. Teme che le truppe francesi siano escluse dalla vittoria finale, e che gli angloamericani negozino da soli la capitolazione del Reich, o peggio ancora, che la Francia venga posta dai liberatori sotto la tutela di un'amministrazione militare straniera, come era in effetti la primitiva intenzione degli americani. E" perciò deciso a fare tutto quanto è in suo potere per partecipare da protagonista all'ultima battaglia. E per farlo è pronto a mettersi in urto con i suoi alleali angloamericani. L'intransigenza di Do Gaulle è in un certo senso incoraggiata dagli stessi americani, che non tengono alcun conto di lui - specialmente Roosevelt - e lo mettono da parte sia alla conferenza di Jalta sia a quella di Potsdam. Un documento ultra-confidenziale indiriz zato a Roosevelt da un gruppo di esperti del Dipartimento di Stato, datato 20 gennaio 1944, illustra bene la scarsa credibilità che gli attribuiscono i leader Usa: sotto il titolo «Perché non dobbiamo tener conto di De Gaulle», il rapporto ne stigmatizza la «cattiva educazione», ^antiamericanismo» e persino l'«instabilità mentale». Agli occhi del governo provvisorio, l'occupazione di una parte dell'Italia settentrionale da parte francese, seguita da una correzione della frontiera, si inscrive in una strategia volta a ridare lustro al blasone della Francia e a giustificare la presenza francese al tavolo dei negoziali. E' lo stesso De Gaulle a mettere in piedi a questo scopo il Corpo d'armata delle Alpi. Ouesta forza consta essenzialmente di due divisioni: la «27a alpina», dissoltasi nel 1940 e rifondata nel novembre 1944 nel Delfinato e in Savoia, e la «la Divisione francese libera», adunatasi in Alsazia nel marzo 1945. Gli uomini che le compongono non hanno, in genere, che una formazione militare rudimentale. Data l'animosità esistente tra i francesi e gli alleati, le intenzioni di De Gaulle sull'utilizzazione di queste forze non vengono rese note agli angloamericani. Nel febbraio 1945, in un messaggio al ge¬ nerale Lattre, De Gaulle sottolinea che la missione dell'esercito delle Alpi «non deve in alcun modo essere rivelata agli alleati». Secondo i i|iiali le forze francesi dovevano restare subordinate al VI Gruppo di armate del generale americano Devers. Loro missione sarebbe quella di trattenere sulle Alpi le quattro divisioni nemiche che vi si trovano, cosi da impedire a queste ultime di rinforzare le truppe schierate nell'Italia del Nord, nel momento in cui gli Alleati lanceranno la loro offensiva, fissata per il 9 aprile 1945. 11 passaggio dei francesi in Italia ò in certa misura contemplato del comando interalleato, ma se tale avanzala avesse luogo, dovrebbe essere «di portata limitata». Il 28 aprile, allorché le truppe francesi cominciano a occupare la Valle d'Aosta, il Piemonte o Ventimiglia, il comando allealo ordina oro di ritirarsi sulla linea del vecchio confine italofrancsse. Ma il 29 de Gaulle affida formalmente a Doyen l'amministrazione militare dei territori occupali. D'improvviso, i rapporti tra francesi e alleati entrerò in crisi. Eisenhower si rivolge personalmente a De Gaulle invitandolo a «non intraprendere azioni che rischiano di compromettere lo sforzo bellico contro la Germania». Ma a partire dal 9 maggio, con la resa tedesca, la guerra non è più una preoccupazione per gli americani, e l'Amgot (il governo militare alleato nei territori liberati) si oppone in modo sempre più fermo alla presenza francese in Piemonte e Valle d'Aosta. Corazzali in ordine di battaglia, coi cannoni carichi, fanno qualche incursione nel territorio conteso. Ma il 12 maggio De Gaulle conferma che «tutti gli stranieri che pretendessero di assumere l'amministrazione dei territori occupati - dai francesi dovranno essere immediatamente scacciati». Il 17 aggiunge che «la presenza di forze americane nelle zone da noi occupate non potrà essere accettala. Si tratterebbe di un atto ostile che potrebbe portare a conseguenze gravi». E il primo giugno ordina: «Se gli Alleati passassero ai fatti, impiegate tutti i mezzi necessari, senza eccezioni». Doyen comunica queste istruzioni agli alleati. Ma stavolta De Gaulle è andato troppo in là. Il segretario di Slato americano denuncia «le attività degli annessionisti irresponsabili». Churchill qualifica De Gaulle "ome «nemico degli Alleati» e preme su Truman perché intervenga. E' in questo contesto che il Presidente americano spedisce il messaggio del 7 giugno in cui stigmatizza che «soldati francesi armati dagli americani si appresta no a combattere soldati americani e alleati, i cui sforzi e sacrifici hanno contribuito alla liberazione della Francia stessa». V. minacciando di portare la cosa a conoscenza dell'opinione pubblica Usa, Truman interrompe immediatamente le forniture militari alla Francia. De Gaulle non ha più scelta. Il giorno stesso risponde a Truman che «il generale Doyen, più abile a combattere che a negoziare, non ha capilo bene gli ordini»; e due giorni dopo fa ritirare le tuppè. Due anni più tardi, il trattato di Parigi siglato con l'Italia il 10 febbraio 1947 accorderà alla Francia alcuni dei guadagni territoriali ri chiesti. 709 chilometri quadrati. Vincent Tournier Copyright -Le Monde" e per l'Italia «La Stampa» Due divisioni inviate in Piemonte «Nessuno entri nella nostra zona» Duro monito di Truman: minacciate i soldati che hanno liberato la Francia Parigi si rassegna «Tutta colpa di un ufficiale che non ha apito gli ordini» artito dopposiratic Progressi dalle catacomizzazione acceministrative ha tà importanti, . Joyce Chang, ore esteri, non Il Kuomintang ola. 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