Buttiglione sfratta il ppi di Bianco di Andrea Di Robilant

La sinistra convoca il consiglio nazionale, il filosofo toglie auto e segretarie La sinistra convoca il consiglio nazionale, il filosofo toglie auto e segretarie Buttigliene sfratta il ppi di Bianco «Rocco, ti comporti come l'ex dittatore ugandese» ROMA. Bottiglione a Bianchi: «Non toccate i telefoni!». Bianchi a Buttiglione: «E tu non fare l'affittacamere!». Altro che guerra dei Roses: l'inferno quotidiano tra i separati in casa a piazza del Gesù non offre un attimo di tregua. Dopo gli insulti volati nei giorni scorsi sulla questione del bilancio, adesso si apre un nuovo fronte sull'accesso del personale agli uffici. A scatenare l'ultimo tormentone è una pesantissima diffida del segretario Rocco Buttiglione al presidente del consiglio nazionale Giovanni Bianchi, che ha convocato il cn lunedì all'Hotel Ergife. Buttiglione avverte: niente più «assemblee o pseudo-consigli nazionali usando il nome del partito popolare». Aggiunge che Bianchi e i suoi devono «lasciare libere di persone e di cose le stanze arbitrariamente occupate al primo piano» di palazzo Cenci Bolognetti. E soprattutto si devono guardare bene dall'«usare apparecchi telefonici e auto di proprietà del ppi». Insomma, una richiesta di sfratto bella e buona. Bianchi risponde che il consiglio convocato per lunedì è legittimo, che la situazione è «grottesca» e che Buttiglione non ha ancora preso «l'unica decisione compatibile con la democrazia: quella di dare le sue dimissioni». Aggiunge, scuotendo la testa con aria desolata: «Non è edificante vedere un segretario nei panni di un affittacamere». Ma quella dei telefoni e delle auto blu è poca cosa rispetto alla sfuriata sul personale. Alessandro Duce, segretario amministrativo del ppi e uo- mo di provata fede buttiglioniana, fa recapitare dodici gelide letterine ad altrettanti dipendenti nelle quali dice loro di mettersi a sua disposizione lunedì per essere assegnati a nuovi incarichi. Si dà il caso che i dodici dipendenti lavorino con Bianchi e che proprio lunedì dovranno recarsi all'Ergife per la riunione del consiglio nazionale. Questo è troppo, dicono gli uomini di Bianchi. Il quale risponde a Duce a stretto giro di posta: «Vengo a sapere che il personale che ti avevo comunicato essere indispensabile al funzionamento dell'organo istituzionale che io presiedo viene da te assegnato ad altri incarichi. Credo - conclude Bianchi, finto ingenuo - che il problema debba addebitarsi ad un disguido temporaneo e comunque ti comunico che ho dato loro ordine di rimanere al loro posto». E Buttiglione? «Non mi occupo di queste cose», dice il filosofo sdegnosamente. «Domandate al responsabile delle salmerie». Ma la smetta di fare «il sultano», replica Gerardo Bianco, il quale accoglie con gusto ogni possibilità di propinare qualche sberleffo al segretario. «Buttiglione parla di noi come di ospiti che dopo tre giorni puzzano. A parte la volgarità pronunciata come al solito seraficamente, il vero visitor dalle sembianze umane ma in realtà serpente è lui». Ma Buttiglione è preso da altre cose. Incontra il ministro degli Esteri ugandese, per esempio, e lancia un appello in favore «di una mobilitazione internazionale per garantire lo sviluppo democratico di quel Paese». Bianco trasecola, ma poi si lancia anche lui sulla tangente africana: «Con tutto il rispetto per le vicende dell'Uganda, Buttiglione farebbe bene a pensare allo sviluppo democratico dei popolari. Invece si comporta come Amin Dada». Mentre i grandi capi si lanciano macigni di questo tipo, tutto intorno scoppiano duelli, scaramucce, logoranti schermaglie tra i buttiglioniani e i popolari di Bianco. Perfino l'imperturbabile e pacato Sergio Mattarella non si trattiene e si mette a lanciare piatti e vasellame vario contro quei «vigliacchi» dei buttiglioniani. «Sono da contrastare in ogni modo». E poi c'è Nicola Mancino, il presidente dei senatori popolari. In disparte conduce la sua lotta solitaria contro un nemico invisibile che continua a colpirlo con provvedimenti disciplinari. Anche lui reclama giustizia «contro il fantomatico collegio dei probiviri» che lo tormenta e infanga il suo nome. Ma tutt'intorno la rissa è fragorosa e nessuno lo sente. Andrea di Robilant Il segretario messo in minoranza vieta il telefono Bianchi: dimettiti, come affittacamere non sei edificante s1 Sopra: Giovanni Bianchi presidente del consiglio nazionale del partito popolare Qui accanto: il segretario del ppi Rocco Buttiglione

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