«Confermo l'ex pm deve preoccuparsi»

«Confermo, l'ex pm deve preoccuparsi» «Confermo, l'ex pm deve preoccuparsi» L'AVVOCATO «AZZURRO» ONOREVOLE Contestabile', il suo doveva essere un interrogatorio-lampo, invece è durato 4 ore.... «Già, ci abbiamo messo molto tempo, ma soltanto perchè si è rotto il computer per oltre due ore. Pensi che alla fine sono state scritte appena tre pagine di verbale». Dunque il giudice Salamone non l'ha messa sotto torchio? «Non scherziamo. Il dottor Salamone è un giudice molto cortese e anche simpatico. Tanto che poi siamo andati a prendere un caffè insieme. E' un siciliano intelligente». Qualcuno sostiene che è stato lei a passare a Fede lo scoop delle dimissioni imminenti di Di Pietro. E'vero? «Guardi, io Fede l'ho incontrato solo una volta in vita mia, al ristorante Torre di Pisa e non gli ho mai parlato delle dimissioni del pubblico ministero di Mani pulite per il semplicissimo fatto che non ne ero a conoscenza». E del lavoro degli ispet- tori cosa sapeva? «Io mi sono tenuto lontanissimo dall'ispezione. Sono stato avvocato a Milano per molto tempo e ho difeso numerosi imputati di Tangentopoli. Non volevo correre il rischio che gli ispettori finissero per incappare in qualche mio assistito. Io non ho mai messo piede neppure una volta nell'ispettorato. Non ho mai incontrato questo De Biase che adesso perla troppo con i giornalisti». Ma poi il rapporto l'ha visto? «Non ne sapevo nulla, le posso dare la mia parola». Ma allora perchè Salamone ha voluto sentire proprio lei? «Non posso dirlo. In questo Paese sombra che gli indagati possano parlare e i testimoni no. Io sono un testimone. Ero in pratica il vice di Biondi e come tale sono stato ritenuto informato dei fatti, ma magari da questo punto di vista sono stato una delusione per il giudice». Lei, senatore, Di Pietro lo conosce bene? «Sono suo amico. Sono stato l'unico membro del governo ad andare ai funerali di sua madre». Quindi era anche al cor¬ rente delle ragioni che lo hanno spinto a dimettersi? «Questo no. lo ero a Roma al ministero, non facevo più l'avvocato, quindi avevamo meno occasioni per incontrarci». Lei era amico di Di Pietro, ma era in mezzo a tanti nemici del pm. Non si sentiva a disagio? «Da un punto di vista politico ero anch'io nemico di Di Pietro. Quando lui è apparso in tv per attaccare il decreto Biondi, in pratica ha buttato giù il governo Berlusconi. Ma una cosa sono i rapporti personali, un'altra cosa sono i rapporti politici». Della vita precedente del giudice, di quella che si dice fosse un po' allegra, cosa ne pensa? «Non voglio dare giudizi. Dico solo che Di Pietro mi era e mi è simpatico». E' rimasto stupito delle accuse che adesso gli muovono? «A dire il vero, no. Ma i giudizi si potranno dare solo quando si saprà tutto. Non si possono fare i processi sui giornali». Le pare che si stia alzando un clamore eccessivo su questa vicenda? «In questo Paese gli eroi vengono bruciati presto. Pensi a Garibaldi, che alla fine e morto solo come un cane a Caprera. Creda a me, in questo nostro Paese e meglio essere generali ma non essere croi. Vuol-dire che a questo punto Di Pietro ha dei buoni motivi per preoccuparsi? «Secondo me sì». Silvano Costanzo «In Italia gli eroi finiscono come Garibaldi, a Caprera» Alfredo Biondi, ministro della Giustizia nel governo Berlusconi

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