Dodici volte all'esame del Sì e del No

SI Si vota sul futuro di televisioni, sindacato, commercio, Comuni e normativa antimafia Podici volte all'esame del Sì e del No Una guida per entrare in cabina con le idee chiare SI MSe vincono i Sì si ottiene la «cancellazione dei * criteri minimi di verifica della rappresentatività per dar vita alle rappresentanze sindacali nelle aziende private». In sostanza chiunque avrebbe la possibilità di dar vita a un sindacato ed essere automaticamente legittimato a trattare con i datori di lavoro, senza alcun controllo del grado effettivo di rappresentatività. Oggi invece il diritto di trattare con le aziende è riconosciuto soltanto alle confederazioni più rappresentative (Cgil, Cisl, Uil e - in alcuni casi - ai sindacati autonomi più forti). ■ atffek Se vnK;onH ' No' tu*-10 rimane così com'è oggi, Bwfl IK M con una sorta di «monopolio sindacale» riser- I ^B* vato alle sigle più rappresentative. Le rappresentanze sindacali nelle aziende private, legittimate a trattare con i datori di lavoro, continuerebbero infatti a «situarsi nell'ambito delle associazioni aderenti alle confederazioni maggiormente rappresentative sul piano nazionale» (Cgil, Cisl e Uil). Oppure delle «associazioni sindacali, non affiliate ai sindacati confederali, ma che abbiano firmato contratti collettivi a livello nazionale o provinciale». 4ff M MQuesto referendum è molto simile al precedente, 23&) & ma s' un"ta a eliminare il criterio della maggiore B rappresentatività e ad abbassare al livello aziendale la soglia minima di verifica della rappresentatività. Se vincono i «Sì», quindi, potrebbero essere riconosciute a trattare con i datori di lavoro tutte le associazioni che abbiano firmato anche solo un accordo aziendale. Secondo i sostenitori del Sì, questo porterebbe a «una maggiore democratizzazione sindacale». I contrari sostengono che i lavoratori, polverizzati in varie organizzazioni, perderebbero potere contrattuale. ■k fjj ^pBk Se vincesse il «no», la normativa rimarrebbe [PtW M_B quella di oggi. Dunque, come nel caso del re- ■ vi ferendum numero 1, le rappresentanze sinda¬ cali nelle aziende private, legittimate a trattare con i datori di lavoro, continueranno a situarsi nell'ambito: «a) delle associazioni aderenti alle confederazioni maggiormente rappresentative sul piano nazionale (dunque Cgil, Cisl e Vii). Oppure b) delle associazioni sindacali, non affiliate alle confederazioni, ma che almeno abbiano firmato contratti collettivi nazionali o provinciali di lavoro applicati nell'unità produttiva». SI m Questo referendum è simile ai due precedenti, ■* ma - come si è visto - riguarda soltanto il settore del pubblico impiego. Anche in questo caso se vincono i sì si ottiene l'abolizione del concetto di sindacato «maggiormente rappresentativo» contenuto nello statuto dei lavoratori, e si otterrebbe un'apertura alle rappresentanze sindacali di base. In caso di vittoria dei Sì, inoltre, si abolirebbero i poteri oggi attribuiti al presidente del Consiglio per stabilire quali siano le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative per quanto riguarda i dipendenti pubblici. nw ■ Se vincessero i No la normativa rimarrebbe ani W B quella stabilita dalla legge del '93 che ha equi■ vi ^B* parato, per quanto riguarda il regime sindacale, il settore pubblico al settore privato. Anche in questo caso, quindi, le rappresentanze sindacali legittimate a trattare continueranno a situarsi nell'ambito: «a) delle associazioni aderenti alle confederazioni maggiormente rappresentative sul piano nazionale (dunque Cgil, Cisl e Uil). Oppure b) delle associazioni sindacali, non affiliate alle confederazioni, ma che almeno abbiano firmato contratti collettivi nazionali». jgjr ■ MSe vincono i Sì, il procuratore nazionale antimaBm B fia non potrà più obbligare le persone sospette di B collusione con la mafia a trasferirsi in una regione lontana da quella di residenza. Questo istituto, simile al vecchio «soggiorno obbligato», è stato introdotto per impedire che gli indagati continuino ad avere rapporti criminali. «Ma le nuove tecnologie - dicono i promotori del Referendum - permettono la continuazione dei rapporti criminali anche a distanza. Il trasferimento dei possibili mafiosi, quindi, facilita l'estensione della mafia anche nel Centro Nord». K| é&tob Se vincono i No, l'istituto del soggiorno cauteBnfl KB lare previsto dal codice di procedura penale H iB ^B' rimarrebbe in vigore, e di conseguenza il procuratore nazionale antimafia conserverebbe la facoltà di obbligare i sospettati di reati mafiosi a vivere in Comuni lontani da quello di residenza. Per i sostenitori del No, tra i quali figurano i magistrati della Procura nazionale antimafia e di quelle distrettuali, «questa norma è stata adoperata finora con estrema cautela e quindi non le si può attribuire la causa della espansione della mafia sull'intero territorio nazionale». ^Uf M g Se vincono i Sì, si potrà consentire ai priva1| H ti di partecipare al capitale azionario della B Rai. Il quesito referendario non tocca quindi la natura pubblica del servizio radiotelevisivo né il carattere di «società di interesse nazionale» della Rai, ma semplicemente la possibilità dei privati di entrare nella società per azioni che possiede la Rai. Dunque, in caso di successo dei Sì, una parte delle azioni della televisione di Stato potrebbe essere messa sul mercato, come è già avvenuto recentemente per l'Istituto Nazionale delle Assicurazioni (Ina) e per l'Istituto Mobiliare Italiano (Imi). &b jSfc Se vincono i No, la titolarità delle azioni m*m W. JB della Rai rimane riservata esclusivaB^H ^B^ mente al capitale pubblico: attualmente il capitale sociale della Rai è detenuto dall'Iri per il 99,55 per cento e per lo 0,45 per cento dalla Siae. «Il servizio pubblico radiotelevisivo è affidato mediante concessione ad una società per azioni a totale partecipazione pubblica» prevede infatti la Legge Mammì, e «le azioni della Rai, radiotelevisione pubblica, possono appartenere soltanto allo Stato, ad enti pubblici o a società a totale partecipazione pubblica», prevede un'ulteriore legge del 1992. jBy ■ ffSe vincessero i Si, verrebbero aboliti i pote- JS) H ri dei Comuni in materia di pianificazione m della vendita al pubblico: in pratica un sindaco avrebbe piena discrezionalità nel decidere se concedere o no la licenza per l'apertura di un negozio. I sostenitori del referendum affermano che «la liberalizzazione avrebbe anche l'effetto di introdurre una maggiore trasparenza rispetto al cosiddetto mercato delle licenze». L'obiettivo, continuano, è quello di «diminuire sensibilmente le gabbie burocratiche che inceppano lo sviluppo dell'imprenditorialità nel commercio e che alimentano l'autodifesa corporativa». BHv ■ Se vincessero i No rimarrebbe in vigore la BnB JB JB legge del 1971 che oggi costituisce la nor- 1 w ^B* mativa base per l'esercizio di attività commerciali. In particolare, non verrebbero abrogati i piani comunali del commercio, che decidono la concessione delle licenze e dunque stabiliscono quale sarà l'assetto degli esercizi pubblici sul territorio. Questi piani sono l'unica «linea guida» cui oggi il sindaco si deve attenere nel decidere se concedere o no la licenza a un commerciante. I vincoli attuali riguardano il numero complessivo degli esercizi di vendita dei beni di largo consumo, la superficie minima dei locali e la zona dove gli stessi sono ubicati. a ps g Se vincessero i Sì si eliminerebbe il principio Bgfc H della delega con cui i dipendenti autorizzano ^■r B il loro datore di lavoro a prelevare mensilmente dalla busta-paga una somma di denaro da destinare al sindacato indicato dal lavoratore. Tra quelli sindacali è il referendum che più ha acceso gli animi, anche per le sue implicazioni finanziarie. Infatti la «quota» è la principale fonte di finanziamento dei sindacati. Al di là del valore simbolico di questo referendum, però, non cambierebbe molto. La materia, infatti, è regolata in larga parte dai contratti collettivi di lavoro che resterebbero comunque in vigore. ■k ■ Jj5^ Se vincessero i No la normativa rìmarrebn| ISJÌ be inalterata. Quindi le associazioni sindaH^B ^B' cali dei lavoratori continuerebbero ad avere il diritto di percepire, tramite ritenuta sul salario, i contributi che i lavoratori intendono versare. Oggi le modalità sono stabilite dai contratti collettivi di lavoro, in modo da garantire la segretezza del versamento effettuato dal lavoratore a ciascuna associazione sindacale. Nelle aziende in cui il rapporto di lavoro non è regolato da contratti collettivi, il lavoratore ha diritto di chiedere il versamento del contributo sindacale all'associazione da lui indicata. SI W Se vincono i Sì verrebbe a cadere la distinzione ** che la legge elettorale ammmistrativa prevede per i Comuni più grandi (con più di 15 mila abitanti) e quelli più piccoli. La procedura in vigore per i Comuni con meno di 15 mila abitanti verrebbe estesa anche a quelli più grandi: in sostanza non sarebbe più previsto 0 ballottaggio per l'elezione del sindaco, ma risulterebbe eletto il candidato che ottiene più voti al primo turno, anche se non supera il 50 per cento dei voti. Inoltre i candidati sindaco potranno essere appoggiati da una sola lista, mentre il premio di maggioranza assegnato al vincitore passerebbe dall'attuale 60 per cento ai 2/3 dei seggi. BkH jIBMl Se vincono i N°/ la legge elettorale per i CoB»B M. JB numi inaugurata nel maggio 1993 resteB^B ^Bf rebbe inalterata. Per cui le città con più di 15 mila abitanti continuerebbero a eleggere il loro sindaco in due turni, con il ballottaggio tra i due candidati che al primo turno hanno ottenuto il maggior numero di voti. Inoltre, i candidati alla poltrona di sindaco potranno ancora essere appoggiati da un'alleanza di più liste (e non da una sola lista, come accade invece per i Comuni più piccoli). E anche il premio di maggioranza resterebbe al 60 per cento. In favore del No si sono schierati i sindaci e i consiglieri di tutte le città più grandi. gfSf ■ Jf Se vincessero 1 Sì, verrebbero aboliti i poteri jt^h H dulìe Regioni e dei sindaci in materia di con- B trollo sull'orario dei negozi e degli esercizi di vendita al dettaglio. Ogni proprietario di negozio, quindi, diventerebbe libero di stabilire l'orario e i giorni di apertura e potrebbe rimanere aperto anche 24 ore su 24 senza distinzione di giorni feriali, domenicali e festivi. Il nuovo regime - dicono i fautori del Sì - sarebbe «decisamente favorevole alla qualità della vita del consumatore». Ma, replicano i contrari, provocherebbe «ripercussioni sulla coesistenza di grande distribuzione commerciale e piccoli esercizi a conduzione familiare». ■k ■ Se vincessero i No rimarrebbe in vigore RI ■ flt l'attuale legislazione che detta la discipli- B^H na degli orari dei negozi. In particolare, ri¬ marrebbe al sindaco la facoltà di stabilire l'orario di apertura e chiusura dei negozi, tenuto conto dei criteri regionali. Attualmente sono obbligatorie: la chiusura totale domenicale e festiva, l'orario complessivo settimanale non superiore alle 44 ore di apertura, la chiusura infrasettimanale di mezza giornata, la sospensione della chiusura domenicale e di quella infrasettimanale in occasione di festività natalizie e locali, l'apertura e chiusura diversificata per negozi nelle località turistiche. gif b Mf Se vincono i Sì, nessun privato potrà più posseB dere tre reti nazionali. L'unico soggetto inteS ressato è la Fininvest, che dovrebbe cedere due delle sue tre reti, mentre la Rai, come soggetto pubblico, potrebbe mantenerne tre. Gli esiti del voto sono controversi. Secondo il comitato per il Sì «al posto delle due reti Fininvest decolleranno nuove tv, e la Rai, non più pressata dalla concorrenza, darà un vero servizio pubblico». Secondo il comitato per il No «nessun privato con una sola rete può contrastare tre reti pubbliche: chiuderanno due reti, ci sarà una minor scelta di programmi e si perderanno dei posti di lavoro». Ok m .dHjLV Se vincessero i No, la parte della legge Bbjfi B ■ Mammì che riguarda la proprietà delle reti ■ ^B resterebbe così com'è oggi: dunque un sog¬ getto privato, se non possiede un giornale a tiratura superiore all'8 per cento del mercato nazionale, potrà continuare a possedere il 25 per cento delle dodici reti nazionali riconosciute dalla legge: ossia tre reti. In realtà una riforma della legge Mammì e una nuova normativa antitrust sono comunque in programma, perché una sentenza della Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la normativa attuale e obbligherà il Parlamento a tornare sulla materia. JMJ ■ MSe vincono i Sì, una televisione non potrà più Bjfc fl m interrompere con gli spot pubblicitari i film e 4tfr B ogni altra espressione artistica non esplicitamente pensata per una trasmissione televisiva (quindi le opere teatrali, liriche e musicali). Gli spot potranno solo essere mandati in onda all'inizio e alla fine della trasmissione, oltre che negli intervalli previsti dall'autore, tra i tempi del film o gli atti dell'opera. Questo, dicono i sostenitori del Sì, preserverebbe l'integrità delle opere d'arte ma, replicano i sostenitori del «no», il calo della pubblicità porterebbe a una diminuzione dei film trasmessi in televisione. Skl B^Bk S,J vincossero i No, le televisioni contimjfl B, JB nuerebbero a trasmettere i film, le opere M^m ^Bf liriche, i concerti, gli spettacoli teatrali secondo la normativa sull'affollamento pubblicitario attualmente in vigore, che prevede tre interruzionispot per ogni trasmissione: una nell'intervallo, una nel primo tempo e una nel secondo tempo (sempre che si tratti di tempi di durata superiore ai 45 minuti). Attualmente è consentita una ulteriore interruzione se la durata dell'opera è particolarmente ampia, e supera di almeno venti minuti due o più tempi di 45 minuti ciascuno. £WBJFSe vmcono 1 Sì viene abolita la possibilità, Bm B cne nanno °88' 'e concessionarie di pubbliB cita televisiva (pubbliche o private, controllate o collegate a concessionari televisivi) di raccogliere pubblicità per tre reti televisive nazionali. E' il caso di Sipra e Publitalia, rispettivamente concessionarie di Rai (che però può contare anche sul canone, che rappresenta circa la metà delle entrate) e Fininvest, per cui la pubblicità è l'unica «entrata». Queste due concessionarie non potranno raccogliere pubblicità per più di due reti nazionali e tre reti locali, o una rete nazionale e sei locali. Bjkfl Sh vincono i No, la situazione rimarrebbe Bjbfl invariata. Le due concessionarie nazionali, B BJBr Sipra e Publitalia, potrebbero continuare a raccogliere pubblicità per tre reti televisive nazionali. Oggi Sipra raccoglie pubblicità Rai per circa mille e trecento miliardi, e Publitalia raccoglie quasi tremila miliardi per la Fininvest. Questi rappresentano l'unica entrata della Fininvest, mentre il servizio pubblico oggi, tra canone, pubblicità e altri sussidi-convenzioni con lo Stato, ha un giro d'affari lordo di 4500 miliardi. A CURA 01 Raffaella Sllipo e Guido Tiberga ***** so ORGANIZZAZIONI SINDACALI Abolizione della trattenuta sul salario dei contributi sindacali ORGANIZZAZIONI SINDACALI Abolizione totale dei limiti per la costituzione delle rappresentanze sindacali aziendali ORGANIZZAZIONI SINDACALI Abolizione parziale dei limiti per la costituzione delle rappresentanze sindacali aziendali ORGANIZZAZIONI SINDACALI Abolizione dei poteri attribuiti al presidente del Consiglio per stabilire quali siano le confederazioni e le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative SOGGIORNO CAUTELARE Abolizione del potere del procuratore nazionale antimafia di ordinare il soggiorno cautelare SISTEMA RADIOTELEVISIVO Abolizione della concessione del servizio pubblico a una società per azioni a totale partecipazione pubblica e dell'appartenenza obbligatoria allo Stato delle azioni della Rai COMMERCIO, PIANIFICAZIONE Abolizione dei poteri del Comune in materia di pianificazione della vendita al pubblico ORGANIZZAZIONI SINDACALI Abolizione della trattenuta sul salario dei contributi sindacali ELEZIONI DEL SINDACO E DEL CONSIGLIO COMUNALE nei Comuni con più di quindicimila abitanti COMMERCIO, ORARI. Abolizione dei poteri delle Regioni e dei sindaci in materia di orari dei negozi e degli esercizi di vendita al dettaglio SISTEMA RADIOTELEVISIVO Abolizione della possibilità di essere titolare di più di una concessione televisiva nazionale SISTEMA RADIOTELEVISIVO PUBBLICITÀ' Abolizione della possibilità di inserire messaggi pubblicitari durante ciascun tempo o atto di film, opere teatrali, liriche o musicali PUBBLICITÀ' RADIOTELEVISIVA Abolizione della possibilità che imprese di pubblicità private o pubbliche raccolgano pubblicità per tre reti televisive nazionali ivi comprese quelle dei soggetti che le controllano

Persone citate: Guido Tiberga, Mammì, Raffaella Sllipo