« Par condicio» nella bara
« « Par condicio» nella bara L'ironico «funerale» celebrato a Milano SPETTACOLO E POLEMICA u MILANO N funerale in piazza Duomo, nella cassa la Par Condicio portata a spalla dagli irriducibili del fronte del Sì. «Il trapasso è stato rapido ma straziante», avevano comunicato Franca Rame e Dario Fo, annunciando anche la cerimonia di ieri pomeriggio. Il corteo, da piazza San Babila, ha accompagnato «la sventurata che pare sia stata eliminata con violenza, anche se i soliti corvi insinuano si tratti di suicidio». Dovevano essere in molti gli attori, i cantanti, e in genere quanti lavorano nel mondo dello spettacolo e aderiscono al comitato por il Sì a scendere in piazza. Invece la «mesta cerimonia» capeggiata dalla Rame e da Leila Costa, come due Maddalene piangenti, è stata disertata alla grande, soprattutto dagli artisti della televisione. «Ho invitato tutti quelli che ho potuto - ha detto Franca Rame, cui si deve l'or¬ ganizzazione della parata - e c'era anche l'annuncio sul giornale. Se non ci sono i cantanti della classe operaia e gli attori di sinistra, siamo qui noi». Più dura invece Leila Costa: «E' una vergogna. L'idea di base è molto seria, anche se il taglio ironico è leggero. Del resto non siamo riusciti a organizzare una serata a teatro proprio per mancanza di adesioni. Forse è la paura di essere penalizzati che blocca molti. Comunque, questa battaglia andava fatta per un minimo di rispetto della democrazia». Una bara vera, dipinta con donne bendate che guardano la tv e uomini soffocati da biscioni, era preceduta da saltimbanchi e clown. Dietro, tra gli altri, mancava Dario Fo, impegnato a Firenze per una tournée («ha manifestato lo stesso lì, davanti al Duomo»), ma c'erano Paolo Rossi («sono per il Sì e per la libera scelta: ecco perché ho aderi- to»), Cochi Ponzoni, Richi Gianco («ci vuole una legge, e forte. Ma in Italia preferiscono fare referendum») e Gino Strada di «Emergency», una rappresentanza della «Gialappa's band» e Pia Englebert, la donna prete, in costume di scena. In più molti cabarettisti delle ribalte milanesi e un corteo estemporaneo di passanti, un migliaio circa, che hanno seguito «la mesta cerimonia». Tutt'intorno la polizia schierata, in particolare, davanti al megaschermo di Tele +1, proprio dietro il Duomo. Cattivo gusto? «E' tutto un gioco - ha detto ancora Leila Costa - ma è più sensato e realistico fare un funerale alla Par Condicio che non alla Libertà». Assento, per motivi di lavoro, anche Giorgio Strehler che però ha inviato a Franca Rame una lettera: «Trovo aberrante - ha scritto l'idea di interrompere un'opera d'arte, un film con gli spot pubblicitari. Nessuno riserverebbe lo stesso trattamento a una sinfonia di Mozart o a una Messa. Un film, un lavoro teatrale, hanno la stessa sacralità e ritualità di una cerimonia religiosa. Per salvare la cultura e la libertà di pensiero e di espressione aderisco a questa manifestazione e chiedo a tutti i miei colleghi di riflettere e di andare al di là degli schieramenti politici o di potere». Alla fine, fischi per tutti gli assenti. Io. p.l L'attrice Franca Rame animatrice del «funerale» della Par condicio
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