«Sangue dall'estero? Un rischio»

«Sangue dall'estero? Un rischio» «Sangue dall'estero? Un rischio» Paolo Marcucci: c'è una manovra per conquistare il nostro mercato ROMA. Non si fermano i sequestri di plasma importato. I Nas hanno fallo l'ennesima irruzione in uno stabilimento del gruppo Marcucci e hanno posto i sigilli a una partita di plasma proveniente dagli Usa. Ben 1998 litri, che secondo i Nas sarebbero stati importati clandestinamente. «E tutto ciò - dice l'Antisofislicazione - all'indomani delle sdegnate dichiarazioni e delle minacce di sospendere la distribuzione del prezioso liquido da parte della famiglia Marcucci». Come risponde la famiglia? In particolare, come si sente Paolo Marcucci nelle vesti di indagato per epidemia colposa? «Mi ci sento bene, che vuole. Ritengo che sia un fatto dovuto. Se il magistrato ha un sospetto del genere, meglio che faccia ogni controllo. Comunque io sono sicuro che tutto si chiarirà». Dicono che voi importiate clandestinamente sangue. «No, non è così. Le autorizzazioni ci sono. Ma lo stesso ministro dice che siamo davanti a una situazione disorganizzata. Fino a ieri c'era una certa prassi, noi ci attenevamo e nessuno aveva niente da dire. Eravamo sicuri di essere nel giusto. Oggi ci dicono che siamo fuori dalla legge. Si vedrà. Aspettiamo però dal ministero una circolare interpretativa che non lasci dubbi». Lei parla di dubbi nell'interpretazione di un regolamento. Ma questo sangue voi lo prendete dagli Usa o no? «Sì, in parte. Ma non esiste plasma clandestino, nel senso di misterioso o occulto. Da noi trovate le bolle di accompagnamento, i libri di lavorazione, le fatture. Tutto alla luce del sole. Comunque va benissimo che si facciano i test. Troveranno che il "nostro" plasma è pulito e corrisponde ai requisiti nazionali e internazionali». Nessun dubbio, però, che molto del plasma fosse scaduto. «Anche questa è una storia che non sta in piedi. Dire che il plasma è scaduto significa, dal putito di vista scientifico, una cosa molto precisa: che non va più bene per ottenerne i fattori della coagulazione. Ma è ottimo per tutti gli altri usi. Ci si fa l'albumina e le gammaglobuline». Se tutto è in regola, come lei dice, perché tanto scandalo? «Mah. Ci colpisce la ciclicità delle polemiche. Un paio d'anni fa l'allora ministro Garavaglia ebbe gli stessi problemi che incontra Guzzanti. Anche quella volta ci fu chi disse: compriamo tutto all'estero. Ecco è questo che ci colpisce. Le conclusioni sono sempre le stesse, come se il prodotto estero fosse meglio controllato. Ma dico, ci vogliamo dimenticare gli scandali in Francia, o in Germania, o in Spagna? La verità è che da noi vengono gli ispettori del ministero della Sanità, mentre per le aziende straniere ci si deve fidare di una autocertificazione del produttore». Lei vuol dire che si sta verificando un'azione di sciacallaggio da parte dei vostri concorrenti? «Io dico di andarci piano con la conclusione che l'import sia la soluzione migliore Non credo che sia uno scandalo pilotato. Però è facilissimo scaldare gli animi contro l'industria nazionale quando si parla di sangue infetto. E aggiungo che le multinazionali sanno fare le loro pressioni. Non ultima la campagna a favore del fattore ricombinante. Un farmaco che il ministero non ha ancora autorizzato». A proposito di ricombinanti. Si tratta di un farmaco sintetico che sostituisce emoderivati indispensabili agli emofilici. Poprio ieri la Baveri! ne magnificava le doti. Lei vuol dire che le multinazionali stanno approfittando delle vostre difficoltà? «Dico semplicemente che dietro gli emoderivati si muovono forti interessi. Anche esteri. C'è chi punta a una facile conquista del mercato italiano, che noi copriamo al 30 per cento. Ecco perché non abbiamo interesse a sospendere la produzione. Anzi. Dirò di più: c'è una partita di plasma pronta, negli Usa, per arrivare in Italia. Ci dicano come comportarci e la facciamo arrivare». [fra. gri.)

Persone citate: Garavaglia, Guzzanti, Marcucci, Paolo Marcucci

Luoghi citati: Francia, Germania, Italia, Roma, Spagna, Usa