«Non avrei oscuralo Fininvest»

«Ho fatto ricorso contro il Tar. Tutti mi strumentalizzano, sono felice se scontento destra e sinistra» «Non avrei oscuralo Fininvest» «Ho fatto ricorso contro il Tar. Tutti mi strumentalizzano, sono felice se scontento destra e sinistra» 77 garante: ma dato multe più salate INTERVISTA LE RAGIONI DI SANTANIELLO ROMA. Impeccabile, impassibile, forse inutile, ma inamovibile. Schiaffeggiato dalla Destra, oscurato dal Tar, il signor Garante resta nella sua stanza dei bottoni (saranno un paio) di Santa Maria in Via, a osservare le curiose vicende che lo riguardano con «l'aplomb dello studioso», come dice lui, piegando il busto in avanti ad ogni domanda, con cortese apprensione. Professor Santanìello, ormai lo può anche dire: senza lo stop del Tar, avrebbe davvero oscurato Mike Bongiorno? «Oscurare la Fininvest non era nei miei programmi». Inopportunità politica? «No, giuridica. Ritengo l'oscuramento inutile: non è una misura reintegrativa, ma puramente afflittiva». Li avrebbe sgridati e basta? «Avrei irrogato la sanzione pecuniaria, questo si» Invece niente. «Per ora no». Non si arrende? «Ho dato mandato all'avvocatura dello Stato di impugnare l'ordinanza del Tar lombardo dinanzi al Consiglio di Stato». E quando si conoscerà l'esito del ricorso? «La sentenza sarà emanata ragionevolmente dopo l'I 1 giugno». Che è ragionevolemente troppo tardi. «Per i cittadini non è mai troppo tardi. Sarà pur sempre un precedente». Si sente più impotente o più inutile? «Vi è quasi un tentativo di rigetto, da parte di certi settori». Allude ai partiti di Destra? «La verità è che tutti mi strumentalizzano, o almeno ci provano. Si ricorda la vicenda del tariffario degli spot? Consultai le associazioni interessate e alla fine presi una decisione che scontentò sia la destra che la sinistra. Ne sono felice». Non ha la tentazione di mandare tutti a quel paese? «In questi momenti mi soccorre la formazione del magistrato. Una forza morale, direi. Non mi lascio facilmente impressionare da vicende più o meno spettacolari». Ritiene spettacolare che An e Forza Italia le abbiano chiesto di fare le valigie? «Mi sembrano richieste fuori quadro». Cioè lei resta? «Sono qua. Con il mio aplomb di magistrato e di studioso». Aplomb permettendo, cos' è cambiato in tv fra la campagna berlusconiana del '94 e questa? «Direi nulla». Da Garante, quale campagna l'ha soddisfatta di più? «Quella delle amministrative: la gente ha potuto conoscere candidati e programmi». Mentre di quella referendaria cos'avranno capito? «La percepibilità delle ragioni del Sì da parte dei cittadini è stata affidata a contatti non di natura televisiva» In linguaggio volgare? «Il Sì ha avuto un deficit di visibilità». Quindi sarebbe una campagna da invalidare? ((A me compete soltanto affermare che non c'è stata uguale possibilità di accesso ai media da parte degli schieramenti contrapposti». E ci si è messo anche il Tar. A proposito, se l'aspettava? «No. L'ordinanza non è convincente. La motivazione mi sembra perplessa e contraddittoria». Professore, la copia dell'ordinanza sulla sua scrivania è piena di segnacci rossi a matita. Cosa non funziona? «Parecchie cose. Intanto il Tar della Lombardia non aveva la competenza territoriale per decidere. Tale competenza spettava al Tar del Lazio». Ritiene che i giudici di Milano fossero meno adatti? «Ci mancherebbe. Semplicemente non abilitati. Quanto al merito, il Tar riconosce che gli spot, leggo fra virgolette, "sono capaci di provocare effetti di indiretta suggestione". Ma la legge sulla par condicio non fa differenza fra suggestione diretta o indiretta». E quell'altro segnacelo in fondo alla pagina? «Il Tar parla di "natura eccezionale" della normativa di accesso ai media. Eccezionale? Tale normativa attua valori costituzionali come la parità dei cittadini. L'articolo 48 richiede che il voto sia libero da pressioni propagandistiche». Professore, lei lavora di fino con le pandette, ma la realtà bruta è che qui nessuno le dà retta. «Il rispetto delle regole in questo Paese non è un costume generalizzato». In effetti c'è un'auto in doppia fila pure qui, sotto il suo portone. «Il mio problema, vede, è che sono solo: anche in quest'occasione mi è mancata la forza giuridico-sociale che potrebbe avere un organo collegiale. Per questo guardo con favore al progetto Napolitano-Bogi che configura un'Authority forte». Lei guarda con favore a Napolitano e Berlusconi le dà del comunista. Il Compagno Garante. «Ho letto. Un'affermazione totalmente fuori quadro e inattendibile». Però l'hanno vista in platea alla convention romana di Prodi. E la Destra ne ha dedotto che il suo cuore batte IL «Un'affermazione insulsa. Sono andato a una riunione pubblica, su invito, e puramente da spettatore. Informarmi fa parte dei miei doveri. Io vado ovunque». Forza Italia l'accusa di andare soltanto da Prodi. «Se mi invitano vado anche da loro». Massimo GrameMini Giorgio Napolitano e Giorgio Bogi ; I «Chiedono le mie dimissioni? Sono un magistrato, non mi lascio suggestionare Il Garante per l'editoria e le trasmissioni radio-tv Giuseppe Santanìello In basso: Giorgio Napolitano e Giorgio Bogi

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