Sul «divano» di Catherine si è seduta una parolaccia di Stefania Miretti

Sul «divano» di Catherine si è seduta una parolaccia Replica stizzita della Spaak al critico Gualtiero Peirce Sul «divano» di Catherine si è seduta una parolaccia LO SFOGO DELLA CONDUTTRICE VAFFANCULO». Catherine Spaak s'è arrabbiata e ha concluso così - con l'enfasi della brava bambina che non è abituata a dire le parolacce e pedante avverte: di solito non lo faccio - la sua lettera al critico Gualtiero Peirce, pubblicata su «la Repubblica» di ieri in risposta ad una recensione, decisamente velenosa, alla trasmissione «Harem» (titolo: «C'è Catherine, il sorriso che cancella»). Botta, risposta e controrisposta ricordano nell'insieme i toni di certe polemiche tra ragazzini della scuola elementare e ne rispettano lo schema dialettico: più o meno, chi lo dice lo è cento volte più di me. La querelle e presto riassunta. Peirce dice che la Spaak ò donna molto «a modo». «E' tale il suo garbo», annota perfido, «che tutto diventa soffice come i suoi divani». Anche «Harem», secondo il critico, è una trasmissione molto a modo, come proprio la sua conduttrice: «TIn salotto davvero por bene», tanto che «qualunque sia l'argomento, dram- matico, pvovocatorio, scottante, irriverente, controverso, si affloscia come un cuscino imbottito di piume d'oca». Un'offesa intollerabile. Peirce fa più d'un esempio, ma in particolare si dilunga sul fatto che l'ex brigatista Adriana Faranda, ospite in una delle ultime puntate del talk-show, sia stata «educatamante» presentata dalla sua ospite come «programmatrice di computer»: «Cosa volete», infierisce il critico, «sarebbe stato assai scortese definirla "ex terrorista"... non sarebbe educato, che maniere. Ma perché l'ha invitata allora, signora Spaak? Per farle raccontare la sua esperienza davanti allo schermo d'un computer?». A stretto giro di posta ecco la stizzita e fin troppo articolata replica della Spaak, indirizzata all'«infelice Gualtiero»: «Sì, mi sono macchiata pubblicamente di colpe imperdonabili: troppa eleganza, tatto, gentilezza e garbo nel condurre Harem senza "antiquati ritegni"», e ancora: «... il suo ragionamento, Gualtiero, emette cattivo odore. Sì, sono laica, tollerante... e orgogliosa di appartenere a quella certa borghesia di cultura mitteleuropea: apprezzo l'arte, la letteratura, la musica». Per concludere: «Mi piace l'eleganza dei pensieri, l'apertura di mente e la raffinatezza, ma per lei Gualtiero e soltanto per lei farò un'eccezione, qualcosa che non mi somiglia e non ripeterò mai più. Ecco: vaffanculo Gualtiero, accompagnato dal mio dolcissimo, unico sorriso». Non ce ne sarebbe bisogno, ma Peirce non rinuncia al piacere di avere l'ultima parola (chi lo dice lo è) e chiosa: «Signora Spaak, avevamo ragione. Questa lettera rivela cosa si nasconde dietro il suo sorriso mitteleuropeo». Quanto alla Spaak, rimane ferma sulle sue posizioni: «Quello che avevo da dire l'ho scritto. E' la mia ultima parola su questa vicenda, non voglio aggiungere altro, vorrei che non se ne parlasse più». Che dire? «Mah! Personalmente trovo che trasmissioni come "Harem", e tante altre, non richiederebbero neppure una critica», commenta Oreste del Buono, «in questo caso specifico, poi, si valutano i sorrisi... no, non saprei proprio cosa dire: essenzialmente, sono beghe loro». E Colette Rosselli, già Donna Letizia, maestra di buone maniere, cosa pensa di questo «vaffanculo» espresso, nero su bianco, dalla Spaak? «La Spaak dà l'impressione di una donna sfasata: un tempo era troppo rifinita, troppo a modo, troppo vestita Capucci. Ora crede che per essere intellettuali bisogna essere trasandate, spettinate, quasi un po' ciabattone (del resto basta vedere la foto sulla copertina del suo libro, dove Catherine non si presenta certo come una donna avvenente, ma sembra quasi la zia della Tamaro). Quando debuttò con il suo "Harem", che poi un harem non è, sembrava impacciata, rivolgeva agli ospiti domandine da rivista rosa, e io pensai: "Si farà". Ma si è fatta male: il risultato è che ormai è stonata sia quando fa la signora per bene, sia quando fa la spregiudicata. Quell'insulto sulla bocca di Alba Panetti, che è una donna intelligente e volgare, non sarebbe stonato. Ma sulle labbra della Spaak non ci sta: suona goffo e doppiamente volgare». Stefania Miretti Colette Rosselli: «Sulla sua bocca quel genere di linguaggio è goffo» | Catherine Spaak