Mancuso avanti con l'inchiesta di Giovanni Bianconi

Palazzo Chigi cerca invano di sfumare i toni sul caso Mani pulite. 11 Guardasigilli non vuole mollare Palazzo Chigi cerca invano di sfumare i toni sul caso Mani pulite. 11 Guardasigilli non vuole mollare Mancuso: avanti con l'inchiesta Borrelli: lo aspettiamo qui a Milano ROMA. Al ministero della Giustizia, quando sentono parlare di «attività conoscitive», sorridono. «Si, è cosi, del resto ispezioni ed inchieste servono per conoscere, no?». Si gioca con le parole nei comunicati ufficiali dei Palazzi che accompagnano la nuova ispezione su Mani pulite. Di prima mattina il ministro Mancuso fa sapore che, per quanto lo riguarda, «restano integralmente confermati le esigenze e gli adempimenti doverosamente individuati nei sensi di cui alla comunicazione del Guardasigilli in Senato». Vale a dire esattamente la nuova ispezione - anche se il ministro specificò che si trattava del «completamento di quella intrapresa e non ultimata, con estensione di essa» - che all'annuncio di un mese fa scatenò un putiferio di polemiche. Passa un'ora, e da palazzo Chigi la presidenza del Consiglio cerca di indorare la pillola ed evitare nuovi conflitti politici ed istituzionali, spiegando che all'Ispettorato generale «sono in corso unicamente attività conoscitive, e che non è stata assunta alcuna nuova iniziativa che riguardi la procura di Milano». E' a questo punto che alla Giustizia si abbandonano ai sorrisi. Leggono il comunicato e confermano: è vero pure che l'ispezione non è nuova, infatti l'ordine del ministro risale al 3 maggio scorso. Nell'altro Palazzo coinvolto, la sede distaccata dell'Ispettorato, il vice-capo Vincenzo Nardi ha chiamato a raccolta l'equipe che si dovrà occupare di Mani pulite. Loro procedono con le audizioni, ascolteranno tutti quelli che con i vari esposti contro i giudici milanesi hanno fatto scattare i nuovi accertamenti. Qualcuno è già stato sentito, in mattinata s'è presentato anche un avvocato Ivo Tonini, di Venezia - che ha presentato altre lagnanze contro il procuratore Borrelli. All'ora di pranzo gli ispettori lasciano l'uf¬ ficio, e devono vedersela con i giochi di parole. «Le indagini conoscitive - spiegano - in questo caso non esistono. Quelle le facciamo quando ce le chiede il Csm, per altri motivi. Il ministro può ordinare ispezioni e inchieste, e in questo caso si tratta di un'inchiesta, vale a dire una verifica sul comportamento di singoli magistrati e non sul funzionamento di un ufficio. L'incarico ci è stato dato e non è mai stato revocato, quindi è nostro dovere procedere, punto e basta». Anche i contrasti col ministro e la vicenda delle due ispettrici «licenziate» sembra acqua passata: «Ci sono momenti in cii deve prevalere il senso dello Stato». Dunque gli ispettori partiranno per Milano? «Io preferirei andare su un'isola tropicale», scherza la giudice Diana Laudati, che poi aggiunge: «E' tutto da vedere, potrebbe anche essere sufficiente guardare le carte». La Laudati effettuerà l'inchiesta in- ; sieme a Nardi e all'altro ispelto| re Francesco Iacono, ma il grupj po si avvarrà pure del vice-diret| toro delle carceri, il giudice Vecchione. Questo perché l'inchiesta riguarderà anche il trattamento riservato agli indagati detenuti, per verificare so sono arrivate indicazioni in tal senso dai magistrati inquirenti. Quello che è chiaro, a questo punto, è che Mancuso proseguo dritto per la sua strada, anche perché, sostiene ancora il suo comunicato della mattina, la nuova inchiesta non è «per nulla contrastante con le proposizioni conclusive della mozione del Senato in data 31 maggio». Da Milano il procuratore Borrelli commenta: «Anche prima della conferma del ministro sapevamo che gli ispettori sarebbero venuti, non ci resta che attenderli». E il suo vice D'Ambrosio ripete: «Inevitabilmente ci faranno perdere un po' di tempo, ma anche loro devono svolgere il loro lavo- BoitoIH c D'Ambrosio sono nelle rispettivo qualità di capo dell'ufficio o di coordinatore del pool - fra i magistrati sotto inchiesta. A loro fanno capo alcuni dogli addebiti ipotizzati dal ministro (si va dalla tenuta del registro degli indagati ai rapporti con i gip, fino ai filoni d'indagini trascurati, come quello sulle «tangenti rosse»). Sotto inchiesta è anche il gip Padalino, mentre dall'elenco dei casi da accertare sono stati depennati quelli addebitabili a Di Pietro, il quale dopo le dimissioni dalla magistratura non è più sotto la «giurisdizione» do! ministro e del Csm. Por l'Associazione magistrati la nuova inchiesta sul pool rappresenta «un grave pericolo di interferenza» nell'attività di Mani pulite, e «aggrava riservo e preoccupazioni» già espresse dal Csm sulla precedente ispezione. Giovanni Bianconi

Luoghi citati: Milano, Roma, Venezia