«Mai dire tv» arrivederci con Tafazzi: un simbolo di Alessandra Comazzi

«Mai dire tv», arrivederci con Tafazzi: un simbolo TIVÙ' & TIVÙ' «Mai dire tv», arrivederci con Tafazzi: un simbolo DOMENICA è finito il campionato di calcio, e con il campionato salutano e se ne vanno le trasmissioni che lo riguardano. Alcune assai gradevoli anche per chi il pallone lo segue soltanto marginalmente. «Quelli che il calcio...», per esempio, con Fabio Fazio in gilet, e Idris, e Barucci, e Bartolelti a commentare. Ogni settimana uno scelto manipolo di ospiti si guardava la partita dietro a un video, e si intratteneva in conversari amabili. Ottimo ascolto, la compagnia domenicale più gradevole per chi decideva di accendere la televisione invece che fare altro. Ben più gradevole dei balletti, dei giochini, delle cantate da osteria della concorrenza di «Domenica in» e dei ludi canalcinqueschi con le magie di Solange a «Buona domenica». Ma il programma diventato, come si dice, «cult» è «Mai dire gol», della Gialappa's Band. Non era una novità, ma quest'anno è esploso, andando ad occupare, nei cuori dei telespettatori, il posto che fu di alcune trasmissioni di Raitre, «Tunnel», «Avanzi». E in effetti Raitre e Italia 1, assicurano le I statistiche, hanno più o meno lo I stesso tipo di pubblico, assai di¬ verso da quello delle altre reti. Nella puntata finale, l'osmosi era particolarmente vistosa, tant'è vero che i conduttori ci scherzavano sopra: ma dove siamo, a Raitre?, dicevano. Oltre ai comici di tradizione, Antonio Albanese, Aldo Giovanni & Giacomo, c'era Paolo Rossi che cantava «Pulipu-pu fa il tacchino, qua qua qua l'ochetta», un «must» di «Su la testa!». C'erano Vialli e Di Livio della Juventus che si prestavano al gioco, uno partecipando al numero dei «Bulgari», artisti del circo perplessi e sfigati (Aldo Giovanni & Giacomo), l'altro vestendosi da Tafazzi, tutto in nero, conchiglia sui genitali e grandi bottigliate sui medesimi. Proprio Tafazzi è il simbolo, l'atroce simbolo, di questi tempi non soltanto televisivi: grandi martellate dove non batte il sole, autoaffibbiate cantando. Si tramandano, gli affezionati spettatori, vezzi, tic, battute e modi di dire inventati da Albanese nelle vesti di Pier Piero, giardiniere di Arcore che tifa Inter, nonché di Frengo, artista foggiano con giacca di lustrini vagamente bisunta. Albanese quando parla in prima persona sembra un libro stampato, un incrocio tra un filo¬ sofo, un semiologo e un glottologo: ora assicura che lascerà i suoi personaggi per passare al cinema. Per non tacere di Teocoli, conduttore in «mises» sgargianti nel ruolo di Pericoli (perché la Gialappa's conduce solo in voce, nell'ombra), e dei para-giornalisti Caccamo e Vettorello: Teocoli doveva andare alla Rai e invece non ci andrà, tornerà a condurre «Scherzi a parte». «Mai dire gol» ha vinto con il gioco di squadra, con l'accorta mescolanza di generi e linguaggi. Il pubblico ha ringraziato con un ascolto anch'esso simile a quello riservato ai programmi fratelli dell'ex Raitre, oltre 3 milioni di persone lunedì, in seconda serata (mentre il «Processo del lunedì» ne ha avuti 2 milioni 574 mila in prima). Il programma della Gialappa's è pure un alibi per la Fininvest: sta alla Fininvest come il Videosapere sta alla Rai. Videosapere è l'alibi per la cultura sulla tv di Stato; l'attività gialappesca (che vistosamente «rema contro») è la dimostrazione di come nelle reti di Berlusconi ci sia anche spazio per il dissenso. Purché controllato, isolato, arginato. Alessandra Comazzi zzi j

Luoghi citati: Arcore, Italia