le pallottole fatate di Weber

le pallottole fatate di Weber Al Maggio il «Franco cacciatore» in forma di concerto: dirige Sawallisch le pallottole fatate di Weber Niente demonismo: soltanto armonia fiabesca FIRENZE. Peccato che il Maggio Musicale Fiorentino, volto quest'anno ad illustrare alcuni temi ed aspetti del Romanticismo tedesco non abbia avuto i fondi necessari per mettere in scena il «Franco cacciatore» di Cari Maria von Weber, eseguito in forma di concerto al Teatro Comunale. Ogni nota di questo capolavoro, che con il «Flauto Magico» e il «Fidelio» sta alla base dell'opera tedesca, suggerisce infatti un gesto, un colore, un ambiente, e nasce da una forte sensibilità teatrale, assai più di quanto non accada nel «Fierrabras» di Schubert, che verrà allestito tra due settimane da Luca Ronconi: ma la bontà dell'esecuzione ha compensato, almeno in parte, il sacrificio della scena. Sul podio c'era Wolfgang Sawallisch che ha dato ancora una volta la prova della sua classe e del suo equilibrio situando il «Franco cacciatore» più vicino a Mozart che a Wagner e arrotondandone le punte drammatiche e visionarie, senza mai sacrificarne l'intensità poetica. Ottima la compagnia di canto: Peter Seiffert ha una voce luminosa e ferma che, arrotondata nel fraseggio, conferisce al protagonista tutta la sua giovanile freschezza; Charlotte Margiono canta con dolcezza nell'angebca parte di Agata cui appartiene il famoso tema a spirale che, ripreso nell'ultima scena, addita in lei la figura della donna redentrice nella linea MozartBeethoven-Wagner. Ekkehard Wlaschiha è molto efficace nel rappresentare, scolpendo parole e frasi melodiche, l'anima nera di Caspar, sinistramente invischiato nei tenebrosi rapporti col Diavolo, e tutti, da Boris Trajanov (Ottokar) a Giorgio Surjan (Cuno) a Barbara Kilduff nella parte vivacemente popolaresca di Annchen, e poi Francesco Ellero D'Artegna (un eremi¬ ta), Umberto Chiummo (Kilian), Christian Christiansen (Samiel) hanno dato vita ad un quadro di colori vivi, pieno di forza e di fantasia. Merito, in gran parte, di Sawallisch che ha saputo fondere il tutto nella grande poesia della natura. La vicenda di Max che chiede al diaboheo Caspar di fondergli, in una notte di tempesta, le pallottole magiche per vincere il tiro al bersaglio, trova infatti nel bosco non solo la cornice ambientale ma il centro della sua vita poetica. Il bosco nel «Franco cacciatore» è il luogo misterioso e magico da cui tutto proviene e a cui tutto ritorna, le forze del bene e quelle del male, la vita salubre dei cacciatori e la tremenda manifestazione delle potenze infernali. Musicalmente il bosco è insieme profondità e mistero, e su questo duplice aspetto Sawallisch ha lavorato, lasciando, ad esempio, che il suono dei corni e i canti dei cacciatori saturassero spazi vastissimi, oppure prestando ascolto alle minime increspature sonore con cui Weber rende la vita segreta della natura. Nella scena di Agata che ammira le cime dei pini illuminate dalla luna sembrava di sentire l'odore di muschio e di resina mentre in orchestra frusciava un mormorio quasi impercettibile; e nella scena della gola del lupo i lamenti angosciosi dei legni, la furia dei ritmi, gb scoppi e le cavalcate selvagge rendevano appieno le visioni che accecano Max durante la notte dell'uragano. Ma deliziosissime sono pure riuscite tutte le piccole cose che Weber dissemina per dipingere gli interni borghesi, come le canzoni popolari, i ritmi ballabili, i delicati intarsi strumentali. Ne è risultata una esecuzione singolarmente armoniosa e fiabesca, lontana da quell'aura demonica e solenne in cui viene avvolto, talora, il «Franco cacciatore» da parte di chi vuole mostrarne la tensione profetica in senso prewagneriano: un taglio interpretativo cui si sono duttilmente prestati l'orchestra del Maggio Musicale Fiorentino e il coro ben preparato da Marco Balde ri, attentissimi entrambi a non eccedere nelle sonorità e a ren dere la fantasiosa e pittoresca strumentazione di Weber con timbri lucidi e sottigliezza di particolari. Paolo Gallarati Esecuzione di classe Peter Seiffert ottimo protagonista Wolfgang Sawallisch

Luoghi citati: Firenze, Weber