Indiana Jones, l'avventura è finita

Indiana Jones, l'avventura è finita La «rivoluzione» parte da Torino: immagini dallo spazio e cd-rom per non lasciare nulla al caso Indiana Jones, l'avventura è finita L'archeologìa romantica uccisa dal satellite ~~jn TORINO 1 NDIANA Jones ultimo atI ito, la tua line viene dallo I spazio. Non è una battuta * I da copione, ma una minaccia concreta che sul capo dell'archeologo-awenturiero della finzione cinematografica è fatta incombere dai suoi colleghi della realtà. Agli archeologi veri l'accostamento con il rocambolesco eroe eponimo della saga spielberghiana non è mai andato giù. Adesso sono sul punto di assaporare la vendetta. Il colpo mortale al concorrente di celluloide è infetto da un mite professore settantenne, Giorgio Gullini, ordinario di Archeologia e Storia dell'arte greca e romana all'Università di Torino, nonché presidente del locale Centro Scavi e soprattutto coordinatore del gruppo nazionale di ricerca ((Approccio sistematico al territorio». E' dietro questa insegna che si accumulano le sue armi: satelliti, aerei, computer, cd-rom. Un mirabolante apparato tecnologico per tenere sotto controllo il pianeta centimetro per centimetro, per scrutare fin nelle viscere della terra, per non lasciare nessuna scoperta al caso, nessuna magra consolazione al povero Indy. La rivoluzionaria metodologia sarà illustrata per la prima volta in un «workshop» che si terrà venerdì nell'ambito della VI Conferenza internazionale di storia e archeologia della Giordania. In termini tecnici si parla di remote sensing, in italiano «telerilevamento»: è l'applicazione a fini di indagine archeologica delle tecniche messe a punto per raccogliere il quadro di informazio¬ ni più esaustivo sull'ambiente che ci circonda. Al prof. Gullini l'idea è venuta verso la fine degli Anni 70: «Il telerilevamento - chiarisce non va confuso con la fotografia aerea, in uso fin dai primi decenni del secolo. E' lo sfruttamento della possibilità di utilizzare sensori multispettrali che registrano tutta l'energia restituita dal suolo. In altri termini, mentre la fotografia consente di vedere solo ciò che sta in superficie, e semmai qualche traccia superficiale di ciò che è nascosto sotto, il telerilevamento offre informazioni dirette su tutto ciò che è contenuto nel sottosuolo». Un discorso complicato, soprattutto difficile da visualizzare. In concreto, proviamo a «vedere» che cosa accade. Mentre Indiana, guidato dal suo fiuto, parte - poniamo - per il Medio Oriente, un satellite americano, Landsat, spia quella stessa area (e un'infinità di altre) con una visuale di 180 x 180 chilometri. Un po' più in basso un secondo satellite, lo Spot francese, esplora un'area di 60x60 km. Le informazioni così raccolte vengono decrittate in immagini che vanno da una scala di 1/400 mila a una di 1/130 mila circa, e quindi vendute da Telespazio su cd-rom. Solo a questo punto interviene l'esperto. L'unico centro al mondo attrezzato per la decodifica e l'elaborazione delle immagini satellitari si chiama Later (Laboratorio analisi territoriali) e ha sede a Torino. Mentre Indy si destreggia fra le mille insidie del Medio Oriente, il nostro archeologo accende il suo lettore di cd-rom, «apre» l'immagi- ne, realizza zoomate fin dove la definizione lo consente, passa al vaglio ogni particolare. Quando una certa sfumatura di grigi gli fa sospettare una presenza sotterranea, copia quella sezione su un nonnaie dischetto e comincia a lavorarla al computer. Intanto Indiana è caduto in mano a una banda di criminali senza scrupoli. Il nostro archeologo invece osserva i contomi dell'ombra: se sono regolari, è quasi certo che si tratta di un'opera dell'uomo. Allora comincia a interpretarla, formula delle ipotesi, prova a inserirle nel contesto territoriale. Indiana riesce a liberarsi, ma proprio in quel momento un aereo «nemico» torna a esplorare l'area sospetta, con un apparecchio per la registrazione delle immagini termiche. Poi interviene un altro velivolo ultraleggero, messo a punto dal Centro Scavi, in grado di volare a 200 metri e di offrire immagini fino a una scala di 1/5. Così neppure un muro, neppure una esile colonna, o una statua, possono rimanere occulti. E finalmente l'archeologo va a scavare, a colpo sicuro. Quando il dottor Jones arriva sul posto, malconcio e trafelato, trova il sito recintato e gli operai al lavoro. Niente da fare, vecchio Indy. In questo modo Gullini e il suo gruppo hanno già conseguito importanti successi, da quando il progetto ha mosso i primi passi nel '78. Il banco di prova è stato a Selinunte, la città della Sicilia orientale che secondo Tucidide - e tutta la tradizione storiografica, accolta ancora oggi - sarebbe stata fondata verso la metà del VII secolo a.C. dai coloni ellenici di Megara Iblaea, sulla costa occidentale. Tutto sbagliato. Il Centro Scavi torinese ha trovato le tracce di un primitivo insediamento che risale addirittura al III millennio, e quindi di una presenza minoico-cretese dagli inizi del II millennio. Ne esce confermata la leggenda tramandata da Erodoto e Diodoro, su Minosse che inseguì Dedalo fin nell'isola dei Sicani. La storia aveva smentito il mito, ma la tecnica moderna lo riaccredita. E proprio in seguito a questi risultati il Centro Scavi ha ottenuto un'importante commessa dall'Unesco per la realizzazione della cartografia archeologica completa di Siria e Giordania: un contratto da 700 mila dollari, siglato a settembre, che ha già propiziato una serie di nuove scoperte a Palmyra e a Jerash. Davvero sembra che nul la possa sfuggire all'occhio impla cabile del Grande Fratello archeo logico. Un po' fa paura, e un po' dà la nostalgia. E' la fine dell'archeo logia romantica, la fine dell'ar cheologo avventuriero e un tantino rabdomante. Perfino il grande Paolo Matthiae, lo scopritore di Ebla, cominciò a scavare a Teli Mardikh, 30 anni fa, perché «sentiva» che quello era un posto speciale. Non avverte qualche senso di colpa, prof. Gullini? Il tecno-archeologo alza le spalle: «Veramente nel nostro mondo ci sono ancora molte resistenze. E' difficile staccarsi da un certo modo di lavorare. Però sono convinto che il futuro ci darà ragione». Ma si rende conto che, se tutto il globo sarà stato sottoposto a telerilevamento, in pochi anni avremo un quadro completo, sapremo tutto-ma-proprio-tutto e non ci sarà più mente da scoprire? Che gusto resterà? La risposta è un largo sorriso: «Ma noi non sapremo proprio niente. Disporre della cartografia archeologica di tutto il mondo sarà come avere una biblioteca enorme: si tratterà allora di aprire i libri a uno a uno e cominciare a leggerli. E' un compito immane. Siamo appena agli inizi». Maurizio Assalto La nuova metodologia verrà presentata al convegno sulla Giordania. Il prof. Gullini: così ho scoperto le tracce di Minosse in Sicilia Il tempio di Artemide a Jerash, in Giordania, riportato alla luce dagli archeologi del Centro Scavi di Torino. A destra Indiana Jones, l'eroe dei film. In basso Giorgio Gullini