Il bello? Figlio di un neurone di Gabriella Bosco

il caso. Tesi provocatoria di un biologo francese: la nuova arte non stimola il cervello il caso. Tesi provocatoria di un biologo francese: la nuova arte non stimola il cervello Il bello? Figlio di un neurone Così avviene la sintesi tra sensi e ragione ~Y| PARIGI § L quesito è: esiste un'a! rea specifica del cervello I adibita alla percezione * I dell'opera d'arte? Altrimenti detto: c'è una struttura neuronale pertinente al piacere estetico che proviamo quando contempliamo un quadro? Se lo chiede Jean-Pierre Changeux nel saggio Ragione e piacere. Dalla scienza all'arte che pubblica Cortina Editore nella collana «Scienza e Idee» diretta da Giulio Giorello. Un libro estremamente interessante innanzitutto per il movente: trovare un nesso tra la freddezza del ragionamento e la partecipazione emotiva nella reazione dei sensi, un punto di contatto, una eventuale interazione. L'antefatto è autobiografico. Changeux è biologo molecolare, specializzato in neurobiologia. Professore al Collège de France, membro dell'Académie des Sciences e direttore del laboratorio di neurobiologia molecolare dell'Institut Pasteur di Parigi, sin da prestissimo sentì l'esigenza di un hobby che preservasse - all'interno del suo lavoro da scienziato - la propensione al bello che fortemente provava e sentiva sacrificata. Divenne allora collezionista d'arte. Amando la pittura del Seicento e non essendo ricco di famiglia, necessariamente divenne collezionista di autori poco noti o del tutto ignoti. Ed ecco il nesso: Changeux si trovò, incuriosito, ad esaminare se stesso, i meccanismi del proprio cervello alla ricerca di elementi per mettere in relazione quadri diversi e capire se erano o potevano essere stati dipinti dalla stessa mano. Critico nei confronti di chi in passato ha contribuito «all'infausta separazione tra l'indagine sul cervello e le scienze dell'uomo e della società», nei confronti in particolare di «tre sistemi di analisi che hanno trascurato decisamente l'encefalo: lo strutturalismo, il marxismo e la psicoanalisi», Changeux ren- de omaggio nel suo libro a chi ha saputo promuovere una letteratura sull'arte attenta agli sviluppi della neurobiologia, alle relazioni esistenti tra percezione visiva, conoscenza e rappresentazioni pittoriche: Gombrich. Su questa linea, Changeux ha iniziato a riflettere «su eventuali basi neuronali del piacere estetico e della creazione artistica». E attraverso un lungo percorso di esperimenti, è giunto ad una prima constatazione: la contemplazione di un dipinto impegna il livello più avanzato della gerarchia delle funzioni cerebrali, quello della ragione (attraverso la percezione del ritmo complessivo delle figure e delle forme, attraverso la comprensione della sovracodificazione stilistica e dei suoi plurimi livelli di interpretazione simbolica, attraverso l'esplicazione del suo potere evocativo). Funzioni cerebrali la cui base neuronale è sita nel lobo frontale. Si chiama prosopagnosia la singolare disfunzione che consiste nell'incapacità di riconoscere i volti. In presenza di una lesione di qualsivoglia natura che colpisca nella corteccia frontale del cervello i neuroni preposti, perdiamo la capacità di riconoscere i volti. La stessa disfunzione inibisce la sintesi mentale necessaria a comporre in un insieme la percezione delle singole parti di un quadro, e altresì blocca la capacità creativa dell'artista. La corteccia frontale, che è la parte più recente dell'encefalo umano, sviluppatasi «impetuosamente», dice Changeux, nel corso degli ultimi milioni di an¬ ni e per questo definita «organo della civiltà», interviene cioè nella elaborazione del senso critico: facoltà essenziale per la comprensione di un dipinto. Ma la corteccia prefrontale stabilisce anche numerosi collegamenti con un insieme soggiacente di strutture e circuiti nervosi chiamato sistema limbico, il cervello «delle emozioni» deputato al controllo degli stati affettivi dell'individuo. Il piacere estetico sarebbe allora il risultato di una sintonia, di una mobilitazione coordinata di un insieme di neuroni situati a diversi livelli organizzativi del cervello, dal sistema limbico alla corteccia prefrontale: «Un oggetto mentale ampliato capace di realizzare l'armonia tra i sensi e la ragione». In questo senso, il godimento provato davanti all'opera d'arte armonizza piacere e ragione, riconcilia emozione e concetto. Essendo peraltro provato che buona parte del piacere, del godimento, è dato dalla novità, Changeux riflette anche su quella che viceversa può venir definita «stanchezza estetica»: afferma che forse essa deriva da una desensibilizzazione dei circuiti neuronali in conseguenza della ripetizione dello stesso stimolo. Nella parte finale del libro, Changeux lancia una provocazione. E' qui soprattutto il collezionista a parlare. «L'arte contemporanea - dice - dovrebbe tenere in maggior considerazione la scienza della nostra epoca. Gli artisti potrebbero essere stimolati da questa conoscenza. Si tratta di rifiutarla o di accettarla rispondendo comunque ad un'attesa del pubblico oggi frustrato da una tela bianca o da un mucchio di sassi». Per Changeux, il surrealismo e il futurismo tennero conto della scienza del loro tempo. Oggi questo interesse è venuto meno, e una delle conseguenze è che «le opere contemporanee non stimolano il cervello». Le capacità percettive restano sottoutilizzate di fronte ad una tela bianca o a un frigorifero avvolto nella plastica. «I nostri neuroni mancano di quella boccata d'aria fresca che un rinnovamento del bello potrebbe portare loro» conclude Changeux. E' un messaggio agli artisti: si rendono conto della responsabilità che si assumono permanendo iconoclasti, ovvero distruttori di immagini? Gabriella Bosco Lo scienziato collezionista accusa marxismo, strutturalismo e psicoanalisi: sottovalutano i rapporti tra pittura e percezione visiva Un'illustrazione di Russell Patterson per «Life» ( 1929) Lo storico dell'arte Ernst Gombrich

Persone citate: Ernst Gombrich, Giulio Giorello, Gombrich, Pasteur, Russell Patterson

Luoghi citati: Parigi