Viminale si prepara il cambio
10 Viminale, si prepara ii cambio Brancaccio è di nuovo in ospedale UN «NODO» PER IL GOVERNO Ljr ROMA m AMBULANZA che ieri, I per la terza volta, ha portato all'ospedale Gemelli il ministro dell'Interno, Antonio Brancaccio, ha aperto un «caso politico», o meglio, ha posto ormai in termini non più procrastinabili il problema di un avvicendamento al Viminale. Ma come sempre avviene quando le vicende hanno dei risvolti umani delicati, l'argomento nei palazzi della politica viene affrontato con una certa cautela. I colleghi di governo, ad esempio, non ne parlano o, addirittura, negano l'esistenza di un «caso» Brancaccio. «Guardate spiega il sottosegretario Giovanni Negri - è una cosa talmente delicata quando un ministro si sente male... Io non ne so niente, speriamo che guarisca». Parole che ritornano sulla bocca del ministro della Famiglia, Adriano Ossicini. «Io - racconta - non ne ho sentito parlare, ma sono stato fuori in questi giorni». Eppure da ieri, dopo che è aleggiata per parecchio tempo, la questione della sostituzione di Brancaccio a Palazzo Chigi è stata messa all'ordine del giorno. E fatto nuovo, per come si sono messe le cose, la questione potrebbe rivestire un'importanza politica che va ben oltre la sostituzione dell'inquilino del Viminale: in questa scelta, infatti, Lamberto Dini vuol dimostrare di avere conquistato una certa autonomia dall'uomo del Colle, cioè da quell'Oscar Luigi Scalfaro che ha sempre influenzato le scelte dell'attuale governo. In più il presidente del Consiglio vuol verificare se il lavoro compiuto in questi mesi ha dato al suo esecutivo maggiore autorevolezza, se la sua capacità di manovra nei confronti dei partiti, ma anche del Quirinale, si è accresciuta o meno. Già, si potrebbe dire che su questa decisione Dini cerca di liberarsi dalla tutela di Scalfaro. Un fatto non certo irrilevante per chi, come l'attuale capo del governo, vuole ria- prire un rapporto proficuo di collaborazione con lo schieramento di centro-destra. La cosa, ovviamente, è tutt'altro che semplice: ad esempio, parlando di un altro caso or¬ mai archiviato, a Dini non sarebbe dispiaciuto spedire l'attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Cardia, personaggio molto vicino al segretario generale del Quiri¬ nale, Gifuni, all'avvocatura generale dello Stato e scegliere un altro sottosegretario alla presidenza di sua stretta fiducia. Ma non è stato possibile e il capo del governo ha risolto la questione dando maggior potere al suo consigliere economico, a quel Cappugi che aveva ricoperto lo stesso incarico nei governi di Giulio Andreotti. Ora la scelta del nuovo ministro dell'Interno - in predicato per questa settimana potrebbe dare a Dini un'altra occasione per soddisfare il suo desiderio di emancipazione. Da qui parte quella complessa partita a scacchi che Palazzo Chigi sta giocando con il Colle da qualche settimana. Scalfaro, infatti, non è un segreto, vorrebbe al Vimi- naie Antonio Maccanico, già segretario generale del Quirinale all'epoca di Sandro Pertini. Su questo nome, almeno in via di principio, Dini non avrebbe nulla in contrario. Sta di fatto, però, che la candidatura Maccanico è sul tappeto da parecchio tempo ma non decolla: nei «pour parler» di queste settimane, infatti, gli uomini più fidati del presidente del Consiglio hanno fatto circolare una serie di soluzioni alternative. Prima hanno tirato in ballo il prefetto Luigi Rossi, già capo della Criminalpol e ora sottosegretario dell'Interno. Poi, tramontata quest'ipotesi, è venuto fuori il nome di Giorgio Crisci, ex-presidente del consiglio di Stato. Ma quel nome è stato considerato da qualcuno troppo vicino a Silvio Berlusconi. Così è nata l'idea di dar vita ad uno spostamento interno: il gen. Corrione avrebbe lasciato la Difesa per il Viminale, lasciando il ministero di via XX Settembre proprio ad Antonio Maccanico. Soluzione anche questa messa da parte, perché il segnale di un militare al ministero dell'Interno non sarebbe stato ben accolto dal Parlamento. A quel punto è spuntata l'ipotesi di spostare Cardia al Viminale: in questo modo Dini avrebbe centrato almeno l'obiettivo di liberare il posto di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Ma anche questa trovata è durata solo un attimo. E allora? Per adesso a Palazzo Chigi si è decisa solo una linea di condotta. Il successore di Brancaccio sarà scelto in una serie di categorie: tra gli ex-magistrati in pensione, gli ex-presidenti del consiglio di Stato, tra gli ex-avvocati dello Stato. Il nome, però, del candidato da contrapporre al candidato del Quirinale, cioè ad Antonio Maccanico, non c'è ancora. Come finirà? La spunterà un Palazzo Chigi liberato dai tutori? O, ancora una volta, il Colle? Augusto Minzoiini La nomina pronta entro una settimana E Dini potrebbe dimostrare l'autonomia di scelta nei confronti di Scalfaro E' Maccanico il candidato del Quirinale cui Palazzo Chigi contrappone una lunga rosa di nomi li ministro Brancaccio
Luoghi citati: Roma
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