Mani pulite tornano gli ispettori

Gli 007 si occuperanno anche delle inchieste di Di Pietro. Ma Palazzo Chigi: niente di nuovo Gli 007 si occuperanno anche delle inchieste di Di Pietro. Ma Palazzo Chigi: niente di nuovo Mani pulite/ tornano gli ispettori Borrelli: non so nulla, ma non mi stupisco ROMA. L'ispezione su Mani pulite è ricominciata, esattamente come aveva annunciato il ministro Mancuso un mese fa al Senato. Non sono bastate le proteste, né il dibattito parlamentare e le «mozioni di indirizzo» a fermare il Guardasigilli convinto che la prima indagine, quella ordinata da Biondi, non fosse sufficiente perché gli ispettori furono «intimiditi» dai magistrati del pool. La notizia della nuova inchiesta arriva nel pieno delle polemiche su Di Pietro, ed ora altre polemiche verranno, a cominciare dal fronte politico. Intanto, in serata, Palazzo Chigi ha smentito: «Non c' è nessuna nuova iniziativa nei confronti del pool Mani Pulite». Ieri Mancuso si è incontrato con Dini, certamente la nuova ispezione è stata uno degli argomenti dei colloqui. «Si tratta di un'iniziativa del tutto intempestiva e gravemente inopportuna - ha commentato il pidiessino Massimo Brutti -; ci vuole un chiarimento, è ora di finirla con questo stillicidio che inevitabilmente rende più difficile il lavoro dei magistrati». E il leghista Petrini spiega: «Gli atti del governo, e quindi quelli del ministro Guardasigilli, hanno una valenza politica e non possono prescindere dal rapporto fiduciario del governo con la maggioranza che lo sostiene». A Milano i giudici sotto inchiesta dicono di non sapere niente, ma a Roma i loro colleghi ispettori hanno cominciato a pianificare il lavoro e convocare i primi testimoni. «Non ne so nulla - ha detto ieri sera il procuratore Borrelli -, ma non mi meraviglio. Anche nel caso della prima ispezione è stato fatto tutto all'improvviso. In genere arrivano senza informare, l'ultima volta vennero mentre ero a Bruxelles». Dunque l'ispezione della discordia è ripartita - «scongelata», secondo un termine poco tecnico che non appartiene ad un cultore del diritto come Mancuso il quale, del resto, non aveva mai detto che il suo ordine era «congelato» - nonostante il Senato, giusto una settimana fa, abbia raccomandato che l'esercizio di questo potere ministeriale si svolga «secondo principi di adeguatezza e proporzionalità tra i comportamenti in astratto addebitabili ai magistrati e la tutela dei beni a garanzia dei quali la facoltà di azione disciplinare è attribuita al ministro, anche allo scopo di evitare l'insorgere di dannosi conflitti». Espressione complicata per dire, in sostanza, che le indagini sul lavoro dei giudici non devono apparire persecutorie e delegittimare le procure. Dini ha fatto propria quella mozione, ma Mancuso non ha revocato il nuovo incarico già affidato all'Ispettorato. A svolgere gli accertamenti sarà di nuovo il vicecapo dell'ufficio, Vincenzo Nardi, affiancato da Diana Laudati e dal vicedirettore del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, Vecchione. Gli «007» ministeriali che avevano svolto la prima inchiesta infatti, a parte Nardi, non fanno più parte dell'Ispettorato. Oscar Koverech lavora da tempo in un altro ufficio, mentre Evelina Canale e Marina Moleti - le due ispettrici «licenziate» da Mancuso - sono rimaste a disposizione del Csm. Il ministro non ha ritirato la sua richiesta, anche quella specie di mediazione che sembrava avesse avuto buon fine quando ispettori e Guardasigilli brindarono a champagne è fallita. Le due ispettrici non hanno ritenuto di scrivere la lettera di scuse al ministro perché secondo loro non c'era nulla di cui dovessero scusarsi, e quindi sono rimaste in attesa del nuovo incarico. Né c'è stata quella dimissione in massa degli altri ispettori, in segno di solidarietà con le colleghe, che qualcuno aveva ventilato. Solo Domenico De Biase (quello che ha fatto l'accertamento sul caso Gorrini-Di Pietro concludendo con una «sentenza assolutoria» per l'ex giudice) ha abbandonato l'incarico. Gli altri sono rimasti nei ranghi ed ora si apprestano a fare nuovamente le pulci al lavoro di Mani pulite. L'ispezione stavolta non riguarderà Antonio Di Pietro, avendo lui abbandonato la toga, anche se gli accertamenti saranno fatti su casi in cui l'ex magistrato simbolo di Mani pulite ha avuto probabilmente un ruolo. Si tratta degli ormai famosi quattordici punti elencati proprio da Mancuso al Senato; si va dal presunto abuso della carcerazione preventiva (per questo è stato incaricato anche il vicedirettore delle carceri) alle «numerose e gravi violazioni di norme processuali» denunciate quasi sempre da indagati. Su alcuni degli episodi segnalati dal ministro, la precedente ispezione aveva concluso con la piena «assoluzione» del pool. Giovanni Bianconi Non sono bastate proteste parlamentari e «mozioni di indirizzo» Il Guardasigilli è convinto che la prima indagine, di Biondi, non fosse sufficiente perché gli inviati sarebbero stati «intimiditi» dalpoo/ Nella foto grande Silvio Berlusconi A destra Adriano Galliani Il ministro di Grazia e Giustizia Filippo Mancuso

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