I dubbi del generale Dalla Chiesa
I dubbi del generale Palla Chiesa I dubbi del generale Palla Chiesa Fu il primo a mettere in discussione l'attuale legge RESIDENZE A RISCHIO Il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa fu tra i primi a suggerire correzioni a quella legge. Aveva colto gli aspetti negativi del soggiorno obbligato, così come allora veniva applicato. Il futuro prefetto di Palermo, poi caduto sotto i colpi della mafia, parlò di Venaria, del Canavese, della Valle di Susa, di Avigliana. Scrisse che in quelle località, in quelle vallate, erano stati posti in soggiorno obbligato, con l'obbligo di residenza, molti uomini della mafia. Allontanati, sradicati dalle loro terre. Ma, aggiunse, in pochi mesi, erano stati raggiunti da parenti e amici. Si erano così formate «presenze mafiose» che stavano inserendosi in quei paesi. Quel provvedimento (la prima stesura è del 1956) ha subito correzioni. Oggi esiste come «soggiorno obbligato» limitatamente al comune di residenza. Interessa alcune centinaia di persone, sparse in 515 comuni scelti dal ministero. Domenica sarà chiesto un sì o un no su un altro, anche se in qualche modo simile, provvedimento. L'abolizione del potere del procuratore antimafia di ordinare il soggiorno cautelare. Che cos'è il soggiorno cautelare? «E' figlio del vecchio e deprecabile soggiorno obbligatorio», dice l'on. Mario Borghezio, leader dell'abolizione del prov¬ vedimento. «Il soggiorno cautelare è stato introdotto nel '92. La misura può essere adottata solo dal procuratore antimafia nel confronti di persone ritenute in procinto di compiere delitti di carattere mafioso o di strage, omicidi, rapine, sequestri». Dunque una misura preventiva, contro «soggetti in odore di mafia». Queste persone vengono traferite in questa o quella località, «quasi sempre del Nord, senza alcun criterio nella scelta del comune». Questo, continua l'onorevole Borghezio, «può favorire l'ulteriore penetrazione della mafia al Nord, anche in zone ancora immuni». Le persone sottoposte al soggiorno obbligato oggi sono poche decine. «Si tratta però di una questione di principio». Che cosa dicono i magistrati, in prima linea contro mafia e malavita organizzata? Riserbo e prudenza negli uffici giudiziari torinesi: «E' un istituto che non ha grossa applicazione. E' comunque strumento utile contro la criminalità. Sui problemi istituzionali, in questo momento, è meglio un nostro rispettoso silenzio». Perché il pds lascia libertà di voto? Angelino Riggio, ex sindaco di Nichelino, consigliere regionale pds con 7100 suffragi, il più votato tra tutti i partiti, spiega: «Il sì, nell'ipotesi del¬ la Lega, è da rigettare perché rivela una matrice razzista. La mafia è oggi fenomeno internazionale, legata a forti interessi. Non si sviluppa per contagio, per la presenza di uno o più malavitosi in questo o quel paese. Il provvedimento va però rivisto. Oggi, come forma di restrizione, perde valore. Pensate agli attuali mezzi di comunzioni: telefoni, fax, cellulari. Sarebbe però un errore togliere quest'arma in più ai giudici. Va prima, e comunque, rivista». Un provvedimento da annullare? O da modificare come suggeriva, per un istituto in qualche modo simile, il generale Dalla Chiesa?
Persone citate: Angelino Riggio, Borghezio, Carlo Alberto, Dalla Chiesa, Mario Borghezio, Palla Chiesa
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