«Processate Borsano: bancarotta»
«Processale Borsano: bancarotta» Con l'ex presidente del Torino finiranno davanti ai giudici anche cinque collaboratori «Processale Borsano: bancarotta» La Procura chiede il rinvio a giudizio del finanziere Per Gian Mauro Borsano è il momento della resa dei conti: la Procura ha chiesto il suo rinvio a giudizio per bancarotta e falso in bilancio. Ora tocca al gip decidere sulla sorte dell'ex presidente del Torino Calcio, del finanziere rampante che, come una meteora, dopo alcuni anni di grandi successi è caduto in modo rovinoso, travolto dal crack delle sue aziende. Il rinvio a giudizio è stato chiesto dal pm Gian Giacomo Sandrelli (ma la richiesta non è stata ancora firmata dal procuratore aggiunto Maddalena) per l'ex deputato socialista e altre cinque persone, tra cui i più noti sono Carlo Ferracini e il commercialista Angelo Moriondo, suoi stretti collaboratori. Tra le società coinvolte, la Partecipazioni Generali (l'ex Gima), l'Ipifim, la Miller & Benson, l'Immobiliare San Guido (ex Gima Immobiliare) e la Gima Edizioni, la società editrice della Gazzetta del Piemonte, il giornale lanciato da Borsano e chiuso dopo una breve stagione. Le disavventure giudiziarie dell'allora deputato psi incominciarono con la crisi dell'«Ipifim», la finanziaria di corso Giovanni Lanza fallita nel '90 con un deficit di 70 miliardi. I giudici accusarono Borsano di di aver distratto 15 miliardi dalla società prima di cederla al suo ex socio Mario Sobrito di cui conosceva le scarse possibilità finanziarie. E nel maggio del 1992, appena dopo l'elezione di Borsano a deputato come indipendente nelle liste psi (36 mila voti di preferenza) chiesero alla Camera l'autorizzazione a procedere contro di lui. Era il primo dei grossi guai dell'«ingegnere». Il gran botto arrivò con la scoperta che Borsano aveva tentato di evitare il fallimento della capofila Gima trasferen¬ done la sede legale a Nizza Monferrato e chiedendo al tribunale competente, quello di Acqui, l'ammissione al concordato preventivo che avrebbe consentito di abbattere i debiti. Nel frattempo Borsano aveva finto di cedere alla Alfa Sport, controllata da lui, le 176 mila azioni del Torino che appartenevano alla Gima. Da qui l'accusa dei pm Sandrelli e Avena- ti-Bassi di bancarotta fraudolenta. Com'è noto, le azioni finirono al notaio Roberto Goveani che si impegnò, con una scrittura privata, a pagare altri 12 miliardi a Borsano, oltre ai 12 concordati ufficialmente. E da lì nacque la clamorosa inchiesta sul Torino Calcio e sulle cessioni di suoi famosi giocatori (Lentini, Dino Baggio, Cravero) ad altre società. Dall'Ipifìm alla Gima coinvolte nel crack le società del gruppo A sinistra Gianmauro Borsano In alto: il giudice Sandrelli
Luoghi citati: Acqui, Nizza Monferrato
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