Regione braccio di ferro per la giunta

Gii a2zurri costretti a rinunciare a un assessorato a favore di Alleanza nazionale Gii a2zurri costretti a rinunciare a un assessorato a favore di Alleanza nazionale Regione, braccio di ferro per la giunta Gli alleati: alt a Forza Italia Alla fine sul tavolo della grande sala riunioni di Forza Italia restano solo i fogli scarabocchiati con i vari organigrammi della giunta Ghigo. E' notte fonda. Ci sono voluti due vertici di maggioranza, una serie di incontri separati e di riunioni di partito per arrivare a quella che dovrebbe essere la struttura definitiva del primo governo di centro-destra in Piemonte: cinque assessorati a Forza Italia (Bilancio, Agricoltura, Commercio, Turismo e Assistenza), quattro ad An (vicepresidenza, Sanità, Trasporti e Lavoro), due ai popolari (Cultura e Lavori Pubblici) e uno al Ccd (Urbanistica). In più una nuova figura, quella di «consigliere incaricato di un problema». Ecco la soluzione studiata in una saletta appartata di strada Mongreno da Ugo Martinat di An e Rolando Picchioni del ppi: moltiplicare, almeno formalmente, gli incarichi. Si perché «il consigliere incaricato» è una figura intermedia tra il consigliere e l'assessore ma ha un ruolo secondario di scarso potere. Un incarico che potrebbe però consentire di superare l'ostacolo posto dai federalisti (supervisione per la Montagna) e da quei consiglieri della maggioranza come il popolare Montabone (supervisione per i Mondiali del Sestriere) che potrebbero restare fuori dal giro delle poltrone. Ieri, però, il problema più urgente era superare lo scoglio degli ex leghisti. Nel primo organigramma infatti agli uomini di Gubetti era stato assegnato un assessorato. Gli altri? Quattro a Forza Italia e An, due al ppi e uno al Ccd. Una soluzione che gli alleati avevano praticamente imposto a Forza Italia. La proposta iniziale di Ghigo prevedeva infatti sei assessorati agli azzurri, tre ad An, due ai popolari e uno al Ccd. Poi gli interventi di popolari, Ccd ed An hanno cambiato le carte in tavola. Gli ex de, rifa¬ cendosi alla prima giunta Brizio del 1990, hanno spiegato come nonostante i 18 consiglieri lo scudocrociato alla fine si sia accontentato di quattro assessorati (e oggi gli azzurri hanno 14 consiglieri). Quelli di An hanno ricordato come anche Berlusconi ha dovuto cedere sul numero di ministri di F.I. Ghigo così chiede una pausa di riflessione. Va nel suo ufficio con la delegazione (Rosso, Cherio, Colombini, Mammola, Scirea, Burzi e Garrone) per una riunione dai toni infuocati. Passa mezz'ora e arriva la controproposta: 5 assessorati a Forza Italia, ai federalisti la vicepresidenza del Consiglio. Roberto Vaglio, consigliere regionale del gruppo, insorge: «Se voi volete l'appoggio esterno non è un problema, lo assicuriamo. Noi abbiamo bisogno di un assessorato anche piccolo per cercare di scalzare la Lega. Non ce ne frega niente della vicepresidenza del Consiglio». Così scatta la mediazione Piechioni-Martinat. Alle cinque del pomeriggio Rolando Picchioni esce dalla sala delle riunioni chiama al telefono il segretario della giunta Regionale, Clemente. Un breve colloquio, poi il ritorno alla riunione con il volto sorridente: «C'è spiega - una soluzione mediana». Il «consigliere incaricato», appunto. Tutto risolto, allora? Dentro Forza Italia c'è aria di fronda. Deodato Scanderebech, primo degli eletti azzurri, si sfoga: «Non capisco perché si debba sempre privilegiare il concetto di esperienza. Ho lavorato per un anno e mezzo in Forza Italia. In venti giorni ho messo su la sede, ho organizzato le manifestazioni del 26 novembre, ho preso voti in tutti i comuni. Se questa non è capacità. Pensavo di meritare un riconoscimento». E' adirato Scanderebech. Come lui Caterina Ferrerò. Alle cinque e mezza per sostenerla arriva in strada Mongreno anche il sindaco di Leinì, Nevio Coral. Arriva anche l'onorevole Alessandro Meluzzi chiamato da Scanderebech. Il deputato entra nell'ufficio di Ghigo. Poi spiega: «Adesso la battaglia è sul nome degli assessorati. Non è possibile accettare che tra gli azzurri non ci sia nessuno che si possa classificare come Forza Italia doc». Anche tra i popolari c'è aria di bufera. Maurizio Tropea no E per accontentare i federalisti nasce il «consigliere incaricato» A fianco il deputato del Centro cristiano democratico Michele Vietti A fianco Deodato Somiere bech A sinistra Rolando Picchioni

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