Furlan coglie l'attimo fuggente

Quindici anni dopo Barazzutti, un italiano nei quarti degli Open di Parigi Quindici anni dopo Barazzutti, un italiano nei quarti degli Open di Parigi Furlan coglie l'attimo fuggente E ora incontra Bruguera PARIGI DAL NOSTRO INVIATO Confessiamo di aver provato un po' di emozione. Renzo Furlan che lasciava il Centrale con le braccia levate, gli applausi della gente, le metaforiche bandiere tricolori che sventolavano sul Roland Garros. Del resto non ci vuol molto: il tennis italiano è così sgangherato che basta una vittoria di prestigio, non diciamo la conquista di un torneo, per regalare sorrisi ed evviva al popolo azzurro della racchetta. Peccato che il match non sia stato trasmesso dalla nostra cara tivù, la quale dopo aver acquistato i diritti del torneo, pagati oltre 2 miliardi, ha rimediato, diciamo così, con una sintesi in differita alla decisione di iniziare soltanto oggi con le partite in diretta. Quella di Furlan, però, non è stata una vittoria qualsiasi. Battendo in tre set il mancino australiano Scott Draper, Furlan ha raggiunto i quarti del torneo parigino, giustamente considerato come un campionato del mondo sulla terra rossa: l'ultimo era stato Corrado Barazzutti nell'80, demolito da Borg. E prima di lui, nell'era open, ci erano riusciti solo Bertolucci e Panatta. Renzo ha lasciato il campo come un torero lascia l'arena. Buon tabellone, gli ha ricordato qualcuno in tono condiscendente. Lui ha sorriso, con quel suo sorriso un po' dimesso e dolente: «E' vero: però ho avuto il merito di cogliere l'occasione». Un buon tabellone, ok. Ondruska, Rikl, Meligeni, Draper, il migliore in classifica era il brasiliano, numero 79 del computer Atp. Capita molto raramente, per non dire quasi mai, di arrivare nei quarti di finale in un torneo del Grande Slam lasciandosi alle spalle una così poco nobile compagnia. Ma in questo corridoio lasciato aperto da Sampras e da Rosset, Renzo, numero 59 al mondo, si è infilato con prontezza e decisione. «Ho avuto qualche problema nei primi due turni, ora sto crescendo: spero domani di essere ancora migliore». Dovrà: domani incontra Bruguera, che ha vinto le ultime due edizioni del Roland Garros e intende vincere anche la terza di seguito, come è riuscito a fare solo Bjorn Borg. Contro Draper il match di Renzo è cominciato in salita. Perdeva 4-0 nel primo set e il mancinone australiano, che sparacchiava come Tex Willer, ha avuto anche due palle per il 5-0. «Allora ho deciso di cambiare gioco, di tirare lungo e alto, di farlo muovere per il campo». La tattica vincente. Furlan ha messo insieme dieci game consecutivi e ha portato a casa primo e secondo set. Nel terzo, sul 5-4 e servizio per Draper, ha strappato la battuta al rivale, poi ha vinto il tie break annullando anche un set point. Nervi saldi e monte fredda. «Ma la gioia più grande è stata la vittoria a San José contro Chang. Qui, in fondo, ho battuto quattro giocatori più bassi di classifica: ho fatto solo il mio dovere». Domani contro Bruguera, invece, la musica cambia. «Non verrà nessuno della mia famiglia: mio padre non ama il tennis, preferisce ciclismo e cal¬ cio», ha detto Furlan aggiungendo anche di aver mutato atteggiamento mentale: prima si accontentava di battere i pari classifica, accettando i suoi limiti, adesso punta a qualche scalpo più prezioso, convinto di poter migliorare il suo ranking. Bruguera, però, sembra fuori dalla sua portata. Ieri il Grande Catalano ha spolpato anche lo svedese Magnus Larsson, un tipo tosto. Ci è riuscito con la classe e alla fine ha tentato di farlo anche con il prestigio, per non dire con la prepotenza. Si è comportato un po' come Becker, che in pratica sabato sera ha deciso, lui e non l'arbitro, di interrompere il match con Voinea. Nel tie break del quarto set, risultato poi decisivo, Bruguera non ha accettato la decisione del giudice di sedia, il tedesco Friemel, che dava buona una palla sulla linea di Larsson. «Era fuori e il segno per terra era netto. L'arbitro non ha voluto scendere e allora io ho chiamato il supervisor perché era mio diritto che lui venisse a controllare», ha detto Bruguera spiegando l'alterco con il giudice. «L'arbitro doveva ammonirlo e dargli 20 secondi per riprendere il gioco», ha detto Larsson. L'interruzione, invece, è durata 6 minuti. Bruguera ha vinto il braccio di ferro e poi il match. Ma è uscito fra i fischi del pubblico. Fischi meritati. Cario Coscia Dopo aver battuto in 3 set l'australiano Draper «Sì, è vero, finora il mio cammino è stato facile ma, avuta l'occasione, non l'ho fatta scappare» Furlan (fianco) incontrerà Bruguera (alto), campione in carica a Parigi

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