La bellezza dell'angoscia vietata ai minori del 2000
La bellezza dell'angoscia vietata ai minori del 2000 L'inquietudine di fine secolo al Castello di Rivoli: Bacon, Marlene Dumas e il fotografo Witkin La bellezza dell'angoscia vietata ai minori del 2000 ~in TORINO I L Castello di Rivoli, da oggi I fino a settembre, si conI fronta con la linea propoli I sta da Jean Clair alla Biennale veneziana, l'identità dell'uomo nel XX secolo attraverso l'immagine, con una mostra in parallelo di un maestro, Bacon, per il quale Torino (Tazzoli, Carluccio) fu tappa centrale nella sua fortuna italiana - come evidenzia il testo di Fagiolo Dell'Arco nel catalogo Charta - e una emergente, la quarantenne boera attiva ad Amsterdam Marlene Dumas, presente a Venezia nel padiglione olandese; e con la prima antologica del fotografo «mostruoso» statunitense Joel-Peter Witkin, che è corredata da una vera e propria monografia di Celant. Questo volume è un capolavoro editoriale che rende giustizia a quelle, di estrema sofisticazione, che Watkins definisce «immagini di cose non veramente presenti in realtà che non siano la mia personale». Possiamo partire da quest'ultima dichiarazione di poetica per individuare il dato comune presente, lungo tutta la gamma dalla violenza alla delicatezza ambigua e inquieta, in tutti e tre gli artisti: la trasformazione soggettiva dell'immagine, di varia ascendenza espressionista in Bacon e nella Dumas, incredibile impasto di decadentismo, manierismo, surrealismo, teatro della crudeltà in Wa¬ tkins. Emerge anche, in seconda battuta, un altro dato caratteristico che segna, nella seconda metà del secolo, l'obbligatoria posizione difensiva (obbligatoria per l'antitesi delle avanguardie di ogni tipo) del lavorar per figure: l'immagine di grado secondo, il rimando esplicito o implicito, vicino o lontano, la rivisitazione dei precedenti. Ed ecco allora, nella serie sceltissima di soli Ritratti di Bacon, fra cui eccelle quello doppio degli amici bestializzati Lucien Freud e Frank Auerbach, dolcemente mostruoso nelle sue purezze matissiane di tricromia rosso-verdegialla, che uno dei due unici quadri «descrittivi» («una gabbia di acciaio lucido, con delle tacche, per fissare la figura in differenti posizioni», secondo l'autore) si appoggia alle fotodinamiche di Muybridge. E le stesse fotodinamiche in quanto tali rientrano in uno dei più elaborati, soffocanti accumuli e montaggi di fotoimpressioni al bromuro di Witkin, esemplare unico ad encausto, Studio of thepainter ICourbet). Quanto alla Dumas, una pagina del catalogo esibisce le dichiarate basi fotografiche di suoi lavori, e fra di esse la riproduzione del Cristo morto di Holbein il Giovane. Il trapasso in pittura, mantenendo l'orizzontale esasperata del modello iconografico, esposto con il titolo la peculiarità del nudo, rimanda senza infingimenti a Munch, a Hodler, a Schiele. La stessa morbida abilità con la quale la Dumas gestisce, fra delicata pittura e significati d'impegno attraverso immagini esplicitamente patetizzate, denunce della condizione femminile e tragedie infantili, sessualità difficili ed emarginazioni, problemi all'origine di alterità di «pelle» (il grande sdoppiamento in Rinascita occulta, in alto l'autoritratto da una fototessera, in basso la se stessa maschio negro), si dispiega in catalogo nelle sue «Ragioni per dire no» ad un confronto con Bacon: «Lui è il pittore dei pittori / Lei non è neppure una vera pittrice»; «Lui mostrava l'urlo / Lei mostra il sospiro». Il confronto è piuttosto schiacciante, ma in effetti un'aura di dolenti memorie, con qualche punta di affinità involontaria con il Movimento per la Vita, traspare pur sempre da questo diligente ripasso delle fonti dell'espressionismo a cavallo fra '800 e '900; tanto più che l'aggiornamento della Dumas sulla «pittura veloce» è del tutto a suo agio nelle sale di Rivoli. Proviamo ben altro impatto di fronte al vietato ai minori di 18 anni Witkin, sadomaso che si dichiara alla ricerca di Dio. Ma è giustificala questa brillante idea, con il suo scandalo annunciato? Certo, immagine per immagine, mostruosità, sadismi, erotismi deviati, blasfemie visualizzate, incubi fratelli del Rosso Fiorentino, di Bosch e di Fussli compongono un catalogo fra le pagine del Libro di Satana, il Necronon 'con e le sadiano e pasoliniane giornate di Sodoma. Ma c'è un ma: sono bellissime, sono coltissime, coniugano Arcimboldo e Caravaggio e Gentileschi e Velàzquez e Picasso con Buhuel e il film «maledetto» per eccellenza Freaks. Formidabile assemblaggio anche della propria immagine. Nel tracciare in catalogo un'autobiografìa tipicamente alla Dali, egli si lascia sfuggire un incontro giovanile a Coney Island con una nana chiamata «signora gallina» e un ermafrodita Albert Alberta: sono citazioni filmiche, non ricordi. Marco Rosei Crudeltà, surrealismo e decadentismo per confrontarsi con la linea proposta quest'anno alla Biennale di Venezia A lato particolare del doppio ritratto di Lucien Freud e Frank Auerbach di Bacon. Sopra, l'artista. Sul titolo, «Group show» di Marlene Dumas del '93. Sotto, Le Grazie di Joel-Peter Witkin
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