Sei democratico? Ama la Patria di Pierluigi BattistaGian Enrico Rusconi

discussione. Maurizio Viroli, storico delle idee, rilancia una parola-chiave passata di moda discussione. Maurizio Viroli, storico delle idee, rilancia una parola-chiave passata di moda Sei democratico? Ama la Patria «Contro Vintolleranza del nazionalismo» ^yi ROMA 1 AZIONE? No grazie. Un sì w alla Patria, piuttosto. Con I la Nazione si ama il senso * ' I di «unità culturale del popolo» col rischio di «ridurre la diversità culturale, o religiosa, o ideologica» nonché di «incoraggiare il bigottismo e l'intolleranza». L'amore per la Patria rafforza invece «l'attaccamento dei cittadini alla Repubblica per mezzo del buon governo e la partecipazione alla vita politica senza mettere a repentaglio il pluralismo culturale, religioso e ideologico». Allora è meglio auspicare che il cittadino modello si riconosca «patriota» anziché «nazionalista». E se gli italiani difettano di senso della «casa comune», se riluttano all'idea di accettare una piattaforma di valori condivisi in cui si riconosca, pur nel dinamismo democraticamente fisiologico dei conflitti sociali e politici, un barlume di «bene comune» o di «interesse generale», non resta che sperare nella rivalutazione della «Patria» anziché della «Nazione». Può sembrare il riflesso di una sottile e però marginale disputa terminologica la distinzione proposta dallo storico delle idee Maurizio Viroli, uno studioso che ha lavorato per molti anni negli Stati Uniti, nel saggio Per amore della Patria. Patriottismo e nazionalismo nella storia che esce in questi giorni da Laterza. E invece il libro di Viroli, sulla base di un ampio excursus storico sugli usi e le risonanze politiche e concettuali dei termini «Patria» e «Nazione», si prefigge lo scopo di dimostrare che attraverso la semantica di queste due parole così cruciali nell'immaginario dell'Occidente si esprime una radicale diversità di approdi nella ricerca di valori, idee ed emozioni che possano alimentare il senso di appartenenza a una comunità nazionale. Con il patriottismo e la scoperta della Patria, sostiene Viroli, si rivela un linguaggio che storicamente, dalla Roma classica in poi, si è modellato nell'opposizione al dispotismo e nell'amore per la libertà e le virtù civiche. Con il nazionalismo e la nazione si è finito per sospettare dell'«eterogeneità» e dell'«impu- rità culturale». Patria è attaccamento alle cose che contano nella vita di una comunità. Nazione porta con sé qualcosa di irriducibilmente aggressivo. Patria è, sulla scia di Giuseppe Mazzini, nutrimento di una comunità democratica. Nazione è la degenerazione nazionalistica del patriottismo. E l'Italia? Sull'onda della crisi della Prima Repubblica, che ha logorato le basi della legittimazione su cui si è costruito lo Stato democratico all'indomani della catastrofe bellica, e anche sull'onda delle ventate secessioniste che hanno accompagnato la nascita e l'ascesa del fenomeno leghista, si diffonde in questi anni la consapevolezza della fragilità e della vulnerabilità dei valori che tengono assieme la nostra compagine nazionale. Si propaga l'allarme sulla debolezza del senso di Nazione che unisce la società italiana. Se cessiamo di essere una nazione è stato appunto il titolo di un saggio di Gian Enrico Rusconi. E infatti, nelle pagine conclusive del libro, Viroli discute proprio la scelta di Rusconi di privilegiare il termine «Nazione» su quello di «Patria». «Rusconi sembra voler rendere gli italiani più italiani per farne dei cittadini migliori di quanto non siano. Il pericolo è che diventino solo troppo italiani, ovvero desiderosi di affermare e difendere la purezza della loro identità etnico-culturale», scrive Viroli. «Le considerazioni di Viroli mi sembrano dettate soprattutto da idiosincrasie semantiche che non colgono il centro drammatico del problema che tocca in questi anni l'Italia», replica Rusconi. Il quale però, prima di ogni polemica, si dice «soddisfatto che sia uscito un libro di questo tipo perché dimostra che l'importanza di categorie come "Nazione" o "Patria" finalmente comincia a circolare anche in ambienti fino a poco tempo fa impermeabili a questo tipo di temi». Nel merito della questione Rusconi difende la sua scelta: «Non ci si può liberare da un dato storico con il vocabolario». Sarebbe a dire? «Sarebbe a dire che il mio libro trae spunto da un contesto europeo e italiano in particolare e affronta la questione in termini storico-politologici. Quello di Viroli è uno studio di impianto etico-letterario. Utilissimo, per carità. Ma non sufficiente per capire che soltanto ricorrendo al concetto di Nazione è possibile cogliere con la giusta rilevanza il vento separatista e di disamore per il nostro Stato che ancor oggi soffia nel Nord dell'Italia». E comunque, aggiunge Rusconi, «nell'idea di Nazione è implicito tutto il pathos civico connesso all'idea di patriottismo, con in più un'attenzione alla dimensione della durezza storica di un Paese che ha dei confini precisi». Un esempio? «La questione dell'Alto Adige», risponde Rusconi. ((Animato dallo spirito della piccola Patria, l'Alto Adige ha tutte le ragioni per rivendicare la sua separatezza. Lo spirito "nazionale" porta a conclusioni opposte. Sarebbe meglio non divulgare un'immagine troppo edulcorata del patriottismo». Pierluigi Battista «Patriottismo vuol dire attaccamento ai valori di una comunità» La replica di Rusconi: «Anche nella Nazione è implicito il pathos civico. Con in più la dimensione storica» Una cerimonia all'Altare della Patria. Sopra, Giuseppe Mazzini. In basso Gian Enrico Rusconi

Luoghi citati: Italia, Roma, Stati Uniti