«Mio padre il boia degli ebrei»
E' professore di archeologia a Tubinga: «Detesto il nazismo, non ho rancori verso il Mossad che rapì papà» E' professore di archeologia a Tubinga: «Detesto il nazismo, non ho rancori verso il Mossad che rapì papà» «Mio padre/ il boia degli ebrei» Eichmannjr. intervistato dai giornali israeliani TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Dopo quarant'anni di vita lontano dalla luce dei riflettori il professore di archeologia mediorientale dell'università di Tubinga Ricardo Eichmann ha rotto il silenzio e ha confermato a due giornali israeliani - Haaretz e Maariv - di essere il figlio di Adolf Eichmann, il responsabile della «soluzione finale» della questione ebraica. Eichmann junior ha aggiunto di odiare il nazionalsocialismo: «Se i nazisti tornassero al potere - ha detto a Haaretz - preparerei una piccola valigia per ciascuno dei miei due figli e assieme lasceremmo subito la Germania». A scoprire per primo la vera identità del professore di archeologia è stato nei giorni scorsi il Sùddeutsche Zeitung: Ricardo Eichmann non ha avuto difficoltà a confermare di essere il figlio del braccio destro di Adolf Hitler. «Mi ero finora astenuto dal fare riferimento alla mia discendenza - ha spiegato perché la questione non distraesse i miei allievi, per evitare che si interessassero più alla mia persona che alle mie lezioni». Verso Israele, ha tenuto a precisare ai due giornalisti giunti dallo Stato ebraico, non prova alcun rancore. Ha solo un labile ricordo, ha aggiunto, della notte del 10 maggio 1960 in cui agenti del Mossad - il servizio di spionaggio israeliano - rapirono suo padre nella via Garibaldi di Buenos Aires per portarlo in Israele (a bordo di un aereo in cui viaggiava una delegazione ufficiale dello Stato ebraico). Due anni dopo, al termine di un traumatico processo pubblico a Gerusalemme in nome dei sei milioni di ebrei trucidati dai nazisti, Adolf Eichmann fu condannato a morte, impiccato e incenerito. Le sue polveri furono disperse in mare, fuori dalle acque territoriali israeliane. «A quell'epoca io avevo cinque-sei anni» ha ricordato il professor Eichmann. «Mia madre, Vera, raramente tornò a rievocare in seguito quelle vicende, e non ebbe mai espressioni di ostilità verso Israele». A Ricardo non fu subito rivelata la sorte del padre. Per anni, dice, fu circondato da una cortina di silenzio, mantenuta anche dopo il suo ritorno in Germania dall'Argentina. Quando poi gli furono rivelati i misfatti del padre e la sua fine erano ormai passati diversi anni: un tempo sufficiente per vedere le cose con un certo distacco. A sua volta, solo nei giorni scorsi ha rivelato ai suoi due figli - di sei e otto anni - la vera identità del nonno Adolf. «Ho letto molti libri sul nazismo e sui suoi crimini, ho cercato di farmi un'opinione indipendente» ha detto Eichmann alla sua intervistatrice israeliana. «Non ho mai cercato di mettermi in contatto con i figli di altri gerarchi na¬ zisti: ho affrontato interamente da solo la questione». Verso Israele, dice, ha un grande interesse. «Da giovane forse provavo collera per il fatto che mi avete privato di mio padre. Adesso invece prosegue l'archeologo - ho molta curiosità di visitare Israele, ma mi rendo conto che una mia visita potrebbe rivelarsi problematica». In realtà anche Israele si sforza di guardare al periodo nazista con un certo distacco. A livello privato, figli di gerarchi nazisti hanno già incontrato figli delle vittime ebree alla presenza di psicologi sociali. Sono stati incontri spesso drammatici, svoltisi all'interno di campus universitari per non incollerire l'opinione pubblica. Ma la speranza di Eichmann jr. di visitare Gerusalemme, e magari il museo dell'Olocausto, non è infondata: «Mi sono rimaste molte domande irrisolte - dice il professore - e forse in Israele potrei trovare nuovi dettagli su mio padre, e le risposte che vado cercando». Aldo Baquis Keitel: raggiungo i due milioni di miei soldati che ho fatto morire Streicher: anche tu sarai uccisa moglie mia Da Rosemberg e Jodl soltanto un «No!» Adolf Eichmann in uniforme da SS e al processo a Gerusalemme in cui fu condannato a morte per impiccagione Sotto un'immagine del processo di Norimberga
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