Proclami di guerra tra Caschi blu e serbi

I soldati dell'Orni decisi a aprirsi la strada per Sarajevo. Truppe e elicotteri Usa verso l'Italia I soldati dell'Orni decisi a aprirsi la strada per Sarajevo. Truppe e elicotteri Usa verso l'Italia Proclami di guerra tra Caschi blu e serbi Intercettato un Sos del pilota del caccia abbattuto ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO C'è una speranza per il pilota del caccia Usa abbattuto. Una squadra statunitense di ricerca ha intercettato in Bosnia il segnale elettronico del dispositivo di Sos in dotazione ai piloti degli F-16: segno che l'uomo potrebbe essere ancora vivo. «Si tratta di un indizio incoraggiante, non di una prova», ha ammonito l'ufficialo del Pentagono che ha dato la notizia. Altre fonti del Pentagono rivelano che elicotteri «Apache» e alcune migliaia di soldati americani saranno presto spostate dalle basi in Germania a basi in Italia, in vista di un possibile impiego in Bosnia. Il comando dell'Unprofor a Sarajevo ha deciso di riaprire le vie di accesso alla capitale bosniaca per far passare i convogli umanitari. Con l'appoggio dei nuovi cannoni britannici i Caschi blu ricominceranno subito ad usare la strada del Monte Igman (lungo la quale ieri sono stati feriti tre giornalisti), ma d'ora in poi senza chiedere il permesso ai serbi. Benché sotto il controllo dell'esercito bosniaco, la tortuosa strada di montagna è in realtà sotto il tiro dell'artiglieria pesante serba. Trattandosi dell'unica via di uscita dall'assediata capitale bosniaca il traffico è sempre stato intenso, soprattutto di notte. Ma centinaia di persone hanno pagato con la vita il passaggio attraverso la strada della morte. Fino alla crisi con gli ostaggi l'Unprofor, previa autorizzazione delle autorità serbo-bosniache, poteva usare la strada del Monte Igman, nonché le altre vie di accesso a Sarajevo. Ma da dieci giorni oramai, in seguito ai bombardamenti della Nato contro il deposito di armi dei serbi a Pale, le forze di pace dell'Onu sono bloccate a Sarajevo stretta nella morsa dei miliziani di Karadzic. Di fronte alla situazione sempre più drammatica nella capitale bosnia¬ ca il generale Smith che comanda i Caschi blu ha deciso di aprire le vie di accesso alla città, con la forza se necessario. I nuovi cannoni del calibro di 105 millimetri che la Gran Bretagna ha mandato in Bosnia in questi giorni al seguito dei 400 soldati stazionati per il momento a Gornji Vakuf, avranno il compito di proteggere i soldati dell'Onu nel loro tentativo di rompere l'assedio di Sarajevo. Due giorni fa i Caschi blu stazionati all'aeroporto di Sarajevo sono riusciti a raggiungere la città malgrado le mine che i serbi hanno messo sulla strada. In questo modo hanno potuto trasportare a Sarajevo le ultime scorte di farina che si trovavano nei depositi dell'Alto commissariato per i profughi presso lo scalo di Butmir. La risposta di Karadzic non si è fatta attendere: «Soltanto le forze serbe possono aprire un corridoio attraverso i territori serbi, certamente non il generale Smith. Non tollereremo che qualcuno tenti di farlo con la forza. Se l'Onu dovesse imboccare questa strada i Caschi blu verranno considerati a tutti gli effetti nostri nemici» ha dichiarato Karadzic. In realtà il piano di riapertura delle vie di accesso alla capitalebosniaca, nonché dell'aeroporto di Butmir, dovrebbe essere uno dei principali obiettivi delle forze di rapido intervento. «Il loro ruolo preciso e le modalità di azione ver¬ ranno decisi dal Consiglio di sicurezza dell'Onu» ha precisato a Sarajevo il portavoce dell'Unprofor Gary Coward. Ma i rappresentanti dell'Alto commissariato per i profughi hanno fatto sapere che oggi stesso potrebbero mandare un convoglio umanitario a Sarajevo attraverso una non meglio precisata strada di montagna controllata dalle forze bosniache. Da Belgrado intanto è giunta la notizia che i rimanenti Caschi blu in ostaggio dei serbi, o almeno una parte di essi, potrebbero essere rilasciati tra breve. Dal gabinetto del presidente serbo ieri sera è stato annunciato che l'emissario speciale di Milosevic è ritornato nel quartiere serbo-bosniaco di Pale pei trattare con Karadzic la liberazione degli ostaggi. A Pale sono giunti nel pomeriggio altri due mediatori, il ministro greco degli Affari esteri e quello della Difesa. Papoulias e Arsenis cercheranno a loro volta di convincere Karadzic a rilasciare gli ostaggi e a ritornare al tavolo delle trattative. La Gre eia, che si dice favorevole alle opzioni militari, insiste sulla via dei negoziati diplomatici. Intanto però i serbi hanno rifiutato all'ultimo momento di garantire la sicurezza all'aereo dell'inviato speciale del segretario generale dell'Onu Chinmaya Garekhan che doveva atterrare a Sarajevo. Il consigliere politico di Ghali voleva andare a Pale per chiedere la libe razione incondizionata degli ostaggi dell'Onu, ma è stato costretto a dirottare verso Zagabria. «Presentare i serbi come nemici significa compromettere l'operazione umanitaria in Bosnia. E' urgente dimostrare che l'Unprofor è imparziale». La dichiarazione è stata rilasciata al «Figaro» da Lord Owen. «I serbi di Bosnia pensano che l'Onu abbia varcato la linea di Mogadiscio», ha detto Owen alludendo all'intervento delle forze dell'Onu in Somalia. Ingrid Badurirta

Persone citate: Gary Coward, Ghali, Karadzic, Lord Owen, Milosevic, Papoulias