Adrian zingaro di talento

37 Adrian, zingaro di talento «Sono un giramondo che ama l'Italia» PARIGI. Alle grandi imprese la famiglia Voinea è abituata. «Mio nonno mi parlava sempre di quando era andato a far la guerra ai tedeschi - racconta Adrian, 20 anni, occhi azzurri e cuore cosmopolita, appena dopo essersi lasciato alle spalle lo scheletrone illustre di Boris Becker -. Era partito per la Cecoslovacchia, nel '45 se ne tornò a casa a piedi. Ci mise due mesi e mezzo». Poteva fare uno sforzo in più, l'avo, spingersi fino in Italia, e forse oggi qualche ingegnoso dirigente nostrano avrebbe una scusa per naturalizzare il gracile talento del romeno. Ad Adrian - che in Italia c'è dovuto arrivare da solo, non a piedi ma neppure in prima classe - manca comunque molto di più che una vocale per arrivare a sognare Panatta. Nato nel '74 a Focsani, a 180 chilometri da Bucarest, Adrian a nove anni aveva già preso la racchetta in mano, a quindici era già a Torino, alle Pleiadi, chiamato dal fratello maggiore Marian, oggi maestro di tennis, e in fuga disordinata dal caos del dopoCeausescu. «Ma non funzionò, ci rimanemmo'appena due settimane - spiega oggi -. Così iniziai a girare per tornei, ma da junior non ho vinto molto. All'inizio è stata dura, nessuno mi ha mai sponsorizzato, Tiriac lo conosco appena e dalla federazione ro¬ mena non ho mai avuto una lira». Lo ha aiutalo invece Vittorio Rojati, grande spassionato ascolano scomparso l'anno scorso, prima del definitivo approdo a Perugia, alla corte di Alberto Castellani, affascinante figura di poeta (ha pubblicato oltreché manuali di tecnica tennistica anche un volume di versi), maestro-psicologo e coach «umanista» specializzato in talenti stranieri (da lui sono passati fra gli altri il francese Fleurian e il marocchino Alami). Al dolce Adrian, Castellani ha insegnato la passione per i libri e l'amore per l'arte in lunghe passeggiate per i musei nei pomeriggi liberi da match o allena¬ menti, ma gli ha anche innestato un dritto robusto, una caparbia vocazione per la terra battuta. In tre anni Voinea ha scalato 800 posti in classifica, guadagnando poco più di 85 mila dollari, cui vanno sommati almeno i 60 milioni di lire vinti fino ad oggi in questa edizione del Roland Garros. Quest'anno ha fatto paura ad Edberg nel Qatar, vinto un torneino a Malta, debuttato in Coppa Davis per la Romania: «Io mi considero cittadino del mondo, sono fiero di giocare per il mio Paese ma in Italia mi trovo bene. E un doppio passaporto mi farebbe comodo per viaggiare, ora ho bisogno di visti per andare ovunque». Chissà se Adrian il giramondo ha notato, sui muri del metro alla Porta d'Auteil, la pubblicità della Nike che ritrae Mary Pierce. «I grandi artisti non hanno patria», c'è scritto sopra. Vale anche per i piccoli tennisti. Alessandro De Giorgi