Rominger il rosa intinto nel veleno

Rominger, il rosa intinto nel veleno Lo svizzero duro con il Giro Rominger, il rosa intinto nel veleno MILANO DAL NOSTRO INVIATO Toni Rominger ha vinto manifestando la facilità con la quale si sfoglia una margherita: ogni petalo, un avversario mandato all'aria. Fiero, pignolo e spavaldo («Che cosa aspettano a muoversi? Toglietevi dalle mie ruote, attaccate»), non s'è accontentato di pestare su Berzin e su Ugrumov, ha pestato anche sull'organizzazione del Giro che lo ha applaudito e onorato. Sentite che complimenti: i ritrovi di partenza, una bolgia, e lui là in mezzo, senza protezione. Il pubblico? Meno numeroso e caldo che alla Vuelta spagnola. Gallerie buie, impraticabili. Si rischia l'osso del collo pedalata dopo pedalata. Ha finito? No, no. I motociclisti non sanno fare il loro mestiere, e sì che seguono le corse da anni. Una competizione messa insieme con gli spilli, di categoria inferiore, mal diretta, e tutti i pomeriggi a dover perdere più d'un'ora sul podio, tempo rubato al recupero. Grazie. E poi? «Poi la Vuelta non sarà il Giro, non avrà i protagonisti del Giro, ma ti lascia vivere, ti rispetta». E gli antagonisti? «Se lo sognavano di potermi superare, ero imbattibile». E tutto questo mica arrabbiandosi, mica urlando. Con una gentilezza sfottente e glaciale. Con una gentilezza fe¬ roce, quando rammenta: «Hanno anche approfittato della pausa d'un rifornimento per tentare di svignarsela. Azione orrenda, intollerabile. Sono stati capaci di sfilarmi un mucchietto di secondi, soltanto un ridicolo mucchietto a Gressoney perché la bronchite mi toglieva il respiro». Il cortese Rominger (fategli una domanda che gli dia fastidio e farà un muso da belva) ha minato i rivali nella prima cronometro e li ha fatti saltare nell'ultima, concedendosi un riposino in quella di mezzo, a Maddaloni. Essendo venuta a mancare inopinatamente la scalata dell'Agnello e dell'Izoard («Avevo una mezza idea di andarmene, di dare a tutti una lezione»), si è, in seguito, limitato a controllare, gongolando sulla propria superiorità più di Wellington dopo Waterloo. Ci si chiede che cosa avrebbe combinato Pantani contro un siffatto svizzero di nascita danese. Poco. Un'unica vera, dura razione di salite, da Pietrasanta al Ciocco (il resto mozzarelle per un grimpeur che getta i suoi dadi in montagna), non gli sarebbe bastata. Il Giro è stato un rapido viaggio (medie altissime) con minimi tremiti di vene, privato dell'ansia di sapere chi arriverà primo alla mèta. Gianni Ranieri Rominger, 34 anni, a Milano sul podio del Giro insieme con la figlia Racliel

Persone citate: Berzin, Gianni Ranieri, Rominger, Toni Rominger

Luoghi citati: Maddaloni, Milano, Pietrasanta, Wellington