«Per i bambini molestati un futuro da stupratori» di Daniela Daniele

«Per i bambini molestati un futuro da stupratori» «Per i bambini molestati un futuro da stupratori» . . . IL PARERE DELLA SESSUOLOGA B AMBINI violati. Nel corpo e nella mente. Incesti veri, oppure sconvolgenti bugie di piccoli, su presunte «attenzioni morbose» da parte dei genitori, dette per punire gli adulti. Il mondo sommerso di un'infanzia offesa che, prima, veniva nascosto tra le mura domestiche, emerge in tutta la sua nauseante realtà. «Agli investigatori - spiega la psicologa Maria Rita Parsi -, e naturalmente a chi indaga la psiche, si presentano per solito due scenari: la violenza fisica messa in atto, oppure la fantasia sulla medesima». Non sappiamo, con assoluta certezza, a quale dei due appartengano i cuginetti biellesi. Quali conseguenze rischiano, nel primo caso? «Quando un genitore ci comporta ih quel modo con un figlio, gli fa crollare il mondo addosso. Gli azzera ogni punto di riferimento. Questi bambini vivono, in seguito, in uno stalo di frustrazione, senso di colpa, depressione. Hanno spesso fantasie di suicidio. E, come se non bastasse, tenderanno a ripetere gli atti dei quali sono stati vittime, diventando carnefici». Quali le ripercussioni sulla futura vita sessuale? «Li aspettano grosse difficoltà in questo campo. Ho visto ragazze che. avendo subito traumi del genere da piccole, rifiutavano anche soltanto l'idea dell'altro sesso, tanto era stato forte l'orrore, orientando la propria sessualità alla ricerca di altre ragazze: diventavano lesbiche». Un'esperienza del genere può scatenare, dunque, l'omosessualità? «Certo. Ma è un'omosessualità ben diversa da quella "di nascita". Questa ha radici nella devianza, viene quasi imposta». C'è qualche elemento che la colpisce, come psicologa, nella storia dei cuginetti di Biella? «Sì, la totale assenza di una figura paterna importante: si parla di fratelli e di madre, a loro volta genitori e nonna delle piccole vittime. Ma non c'è un padre, un nonno, colui che, nell'immaginario della psiche, rappresenti la legge, l'ordine. Tutta la storia potrebbe ruotare intorno al rapporto incestuoso tra fratello e sorella. L'ambiente in cui si rappresenta questo dramma, tra l'altro, è primitivo: altro che famiglia rispettabile! Qui abbiamo un nucleo che - se è vef£ il racconto del bambino - adotta come mezzo di comunicazione interna il codice della trasgressione e dell'incesto. ma soprattutto la rottura di quel tabù, la famiglia con le sue regole, che differenzia l'orda (dove un maschio si accoppiava con tutte le femmine del branco) dalla società civile. Un codice che porta la società indietro di millenni. Lo stesso codice della mafia, delle sette, di tutti quei gruppi in cui un essere umano diventa oggetto nella mani di pochi». Che accade, invece, nel secondo scenario? Perchè un bimbo inventa una violenza non subita, come ha fatto qualche tempo fa quel ragazzino di Como volendo punire il babbo che aveva la¬ sciato la mamma per un'altra donna? «Perchè, probabilmente, la violenza l'ha subita davvero. Ma non sul piano fisico, bensì su quello psichico. Coinvolgere i più piccoli in storie di tradimenti, in drammatiche discussioni familiari, in recriminazioni e accuse, significa violentarli. Se un bimbo s'inventa una storia così terribile vuol dire che non ha trovato un'altra via per esprimere il proprio disagio. E lo vive come una vera e propria violenza». Ma perchè un'accusa così specifica, e proprio sulla vita sessuale? «Perchè i bambini ascoltano i discorsi dei grandi, sentono e vedono i programmi televisivi, e se gli adulti non sono capaci di far comprendere, con il dialogo e l'amore, un momento difficile come la separazione dei genitori, loro prendono a prestito un copione sociale e vi si adattano». Daniela Daniele «Tra le conseguenze fantasie di suicidio e istinti violenti» La sessuologa Maria Rita Parsi

Persone citate: Maria Rita

Luoghi citati: Biella, Como