La verità punto per punto E' scattato il contrattacco

Il pm Salamoile: «Forse aprirò un'inchiesta sulla fuga di notizie» La verità punto per punto E' scattato il contrattacco IL DOSSIER DELL'EX PM LO ha voluto chiamare «esposto-querela-memoria» e lo ha presentato personalmente alla procura di Brescia il 29 maggio scorso. Antonio Di Pietro ha scritto lì, in quelle ventuno pagine, la sua verità circa le accuse indirette rivoltegli nel corso del processo a Brescia per le tangenti ad esponenti della Guardia dì Finanza. L'esposto-querela-memoria è ora a disposizione di due sostituti procuratori di Brescia, Silvio Bonfìgli e Fabio Salamone, ma ampi stralci e sintesi sono stati pubblicati da Corriere della Sera e Repubblica. La memoria, nella quale Di Pietro ricorda anche di aver a suo tempo riferito in un esposto che era stato offerto denaro a giornalisti e conoscenti affinchè lo calunniassero, si divide, grosso modo, in questi capitoli. MAA ASSICURAZIONI. Le accuse: nel dossier che riguarda l'ex pm si avanzano «sospetti» sui rapporti tra la società di assicurazione Maa di Giancarlo Gorrini (commissariata tre anni fa per un buco di 50 miliardi) e lo studio legale in cui lavora la moglie di Di Pietro, l'avvocato Susanna Mazzoleni. Si parla della assegnazione allo studio legale Mazzoleni del portafogli sinistri della Maa per la provincia di Milano, insinuando favoritismi. L'autodifesa di Di Pietro: «Ho incontrato Gorrini - scrive Di Pietro - non più di 4 o 5 volte tramite Osvaldo Rocca, mio amico e compagno di caccia. Lo studio Mazzoleni ha ricevuto pratiche dalla Maa prima, durante e dopi le mie frequentazioni con Gorrini. Non sono vere dunque le allusioni giornalistiche circa solleciti da parte mia alla Maa di assegnare incarichi allo studio». IL PRESTITO D1120 MILIONI. Le accuse: Antonio Di Pietro ha ricevuto in prestito alla fine degli Anni Ottanta 120 milioni da Osvaldo Rocca, suo amico, compagno delle battute di caccia e collaboratore stretto di Gorrini. L'autodifesa di Di Pietro: l'ex pm conferma di aver ricevuto dall'amico Rocca un prestito di 120 milioni per comprarsi un'auto (una Mercedes di seconda mano, poi rivenduta) e la casa di Curno. «Rocca - scrive Di Pietro - era venuto a sapere della mia necessità di sostituire la vecchia macchina fusa in autostrada e anche della mia intenzione di acquistare una casa». Rocca si offrì di anticipargli prima 20, poi 100 milioni. «Io - si legge nell'esposto - accettai l'offerta. Gli proposi di fare una scrittura privata per vincolare a suo favore la casa». Il debito è stato estinto nel '94, grazie ai diritti d'autore ottenuti dalla pubblicazione del libro «Diritti e doveri». I RAPPORTI CON REA. Le accuse: il dossier contiene anche riferimenti ai rapporti di Di Pietro con Gorrini ed il costruttore Antonio D'Adamo (poi inquisito per una mazzetta di 250 milioni a politici di Segrate), in merito ai debiti di gioco del comandante dei vigili urbani di Milano, Eleuterio Stefano Rea, pari a 600 milioni. Lo stesso Gorrini, nel novembre scorso, aveva dichiara- to agli ispettori dell'allora ministro Biondi di aver versato, su richiesta di Di Pietro, 200 milioni. L'autodifesa di Di Pietro: «Nel 1991 venni a sapere - scrive Di Pietro - che Rea aveva problemi di natura economica, presumibilmente conseguenti anche a debiti di gioco e che D'Adamo e Gorrini stavano ancora una volta intervenendo per ripianarli. Affrontai Rea ricordandogli la sua immagine di dipendente pubblico». L'ex pm aggiunge che fin da quella data decise di interrompere i suoi rapporti personali con Rea e precisa: «Non mi sono affatto interessato delle modalità di ripianamento dei suoi debiti, il cui ammonta¬ re e i cui creditori, peraltro, non ho mai conosciuto né conosco». OLI INTERROGATORI DELL'EX PM. Le accuse: aver fatto pressioni sugli indagati perché riferissero fatti contro la loro volontà. L'autodifesa di Di Pietro: l'ex pm riferisce che la stessa ispezione ministeriale ha già accertato la correttezza dei suoi comportamenti. Ogni interrogatorio è sempre avvenuto alla presenza dei difensori, la strategia delle indagini è stata decisa collegialmente da tutti i membri del pool coordinato dal procuratore aggiunto D'Ambrosio. IL TRAFFICO DI ARMI. Le accuse: l'av¬ vocato Taormina, difensore del generale Cerciello, aveva chiesto che Di Pietro fosse interrogato anche «sui rapporti con il pm di Messina Giorgianni in riferimento ad un carico di armi su una nave al largo di Messina». L'autodifesa di Di Pietro: «Non so proprio di cosa si parli», scrive Di Pietro, definendo «strana» questa richiesta perché non si è mai occupato di una vicenda simile. L'IMPRENDITORE FARMACEUTICO. Le accuse: ancora Taormina aveva presentato una istanza in cui, sempre in riferimento a Di Pietro, parlava di un «avvertimento a un imprenditore farmaceutico di Fi¬ renze con riferimento alla attività del suocero, Arbace Mazzoleni». L'autodifesa di Di Pietro: l'ex magistrato precisa di non aver mai conosciuto imprenditori farmaceutici fiorentini e nella querela chiede di accertare chi abbia fornito questa falsa notizia. LE SEGNALAZIONI ANONIME. Di Pietro smentisce infine le altre «notizie» (anonime) circa presunti rapporti sospetti con una società di computer, con un certo Cattai! (che sarebbe legato all'inchiesta sull'autoparco, ma il cui nome non compare nel fascicolo stesso), e tra Susanna Mazzoleni e il tributarista Gaspare Falsitta. Conclude l'ex pm: «Questa storia dei dossier costruiti nei miei confronti deve finire. Sulla mia vita privata in molti hanno cercato e stanno cercando in tutti i modi di gettare fango. Allora ho deciso di affidarmi alla magistratura affinché valuti ogni mio comportamento passato e presente e, soprattutto, affinché individui chi, come e perché, costruisca nell'ombra accuse e veleni». [m. tor.] «■MB «Offrivano soldi ai miei conoscenti perché inventassero calunnie» ««pAQ A sinistra: l'avvocato Carlo Taormina Qui sotto: Antonio Di Pietro con la moglie