Giovane, maschio: l'ideale del Campiello '95 di Bruno Quaranta
Giovane, maschio: l'ideale del Campiello '95 Nessuna donna e un ventunenne nella cinquina del premio, scelta ieri dopo sei votazioni Giovane, maschio: l'ideale del Campiello '95 Ma in poleposition c'è Barbaro, con un romanzo ambientato in ospizio ALTAVILLA VICENTINA DAL NOSTRO INVIATO Il Campiello dice 33 (esordì nel 1963), ma con modico entusiasmo. Forse mai come quest'anno i giurati hanno esitato nel varare la cinquina. Sono occorse ben sei votazioni, con ogni probabilità un record per il premio letterario degli industriali veneti, fresco di gemellaggio con il francese Médicis. La fumata bianca è toccata in sorte a Paolo Barbaro (La casa con le luci, Bollati Boringhieri), Maurizio Maggiani (Il coraggio del pettirosso, Feltrinelli), Daniele Del Giudice [Staccando l'ombra da terra, Einaudi), Virgilio Scapin {Il bastone a calice, Neri Pozza), Enrico Brizzi {Jack Frusciante è uscito dal campo, Baldini & Castoldi). Bar- baro e Maggiani dirottati subito in Laguna, al primo giro della roulette veneta. Del Giudice al secondo. Scapin al terzo. Quarto e quinto duello fra i giurati senza esito. Al sesto tentativo, il giovanissimo e vezzeggiatissimo Enrico Brizzi ha avuto la meglio sul ,musicologo Rodolfo Celletti (L'infermiere inglese, Giunti). Decisivo il voto dello scenografo Pier Luigi Pizzi, presidente della giuria. Accanto a lui, in veste di giudici togati, Isabella Bossi Fedrigotti, Gian Antonio Cibotto, Stefano Giovanardi, Stefano Ja- comuzzi, Sergio Maldini, Claudio Marabini, Lorenzo Mondo, Michele Prisco, Giorgio Pollini, Armando Torno. Paolo Barbaro, l'autore veneziano in pole position, ingegnere oltreché uomo di lettere, ambienta il suo romanzo in una casa di riposo: a tu per tu una vecchia signora e un giovane volontario, obiettore di coscienza. Maurizio Maggiani, quarantaquattrenne, originario di Castelnuovo Magra, imbastisce una saga anarchica, tra l'Egitto e l'Apuania, con Giuseppe Ungaretti come mentore (il poeta mette il protagonista sulle tracce di una vittima dell'Inquisizione). Daniele Del Giudice, dopo un silenzio novennale, riprende a volare, non solo metaforicamente (gli aeroplani solcano gli algidi fogli che ha allineato, prove aeree e di vita). Virgilio Scapin, noto libraio vicentino, modella un'aristocrazia salvata dal popolo. Enrico Brizzi, ventunenne bolognese, un lunatico della Via Emilia, è in bilico fra passeggiate in bicicletta e un amore platonico. Non citati o vanamente difesi, gli autori di lungo corso, da Vassalli a Rugarli, da Consolo a Malerba. Non una donna in finale. Anche se hanno sfiorato il lasciapassare Romana Petri con L'antierotico (Marsilio) e Silvana Grasso con II bastardo di Mauta na (Anabasi). Per la barocca e sanguigna penna siciliana l'appuntamento è solo rinviato. Quasi di sicuro - è l'opinione corrente fra i giurati - al '96 (c'è attesa per la Ninna nanna che Einaudi pubblicherà dopo l'estate). Nessuna menzione, invece, per Umberto Eco, che, comunque, aveva manifestato l'intenzione di non schierare ai nastri di partenza L'isola del giorno prima. Mentre ha mostrato di possedere qualche supporter Roberto Cotroneo, il critico-killer: si è concluso però che la sua lettera al figlio sia innanzitutto un saggio. Eccetto Scapin (un omaggio all'aura veneta, locale) e Barbaro (che, nonostante la carta d'identità, ha una prosa rapida e giovanile, tutt'altro che tradizionale), la giuria si è distinta per un'apertura di credito alle nuove generazioni. Il che non significa un'investitura a priori. Si è lamentato il non copioso raccolto dell'annata, la carenza di autentiche vocazioni scrittorie. Una realtà da non sottovalutare, in vista - siamo in terra cattolica di un futuro verdetto ultraterreno. Come avvertiva il vicentino conte Piovene, «se il giudizio finale si svolgerà come lo immagino, e Dio dividerà gli eletti dai reprobi, metterà dalla parte buona quelli che hanno seguito una vocazione». Toccherà ora ai 300 giurati popolari, anonimi fino all'ultimo, valutare le cinque opere. Il supervincitore sarà proclamato, a Venezia, il 2 settembre, nell'isola San Giorgio. Dopo le tante finali a Palazzo Ducale e la scorsa parentesi al teatro Goldoni, si torna all'antico: anzi, all'esordio: fu in quello scenario che Primo Levi nel 1963 si impose con La tregua. Bruno Quaranta Brizzi, Del Giudice Maggiani e Scapin gli altri finalisti Daniele Del Giudice e Paolo Barbaro: a Venezia il 2 settembre il supervincitore
Luoghi citati: Altavilla Vicentina, Castelnuovo Magra, Egitto, Venezia
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