«Noi ribelli a malincuore» di C. A.
«Noi, ribelli a malincuore» «Noi, ribelli a malincuore» I musicisti: il pubblico non era informato MILANO. «Nessun pentimento, abbiamo la coscienza a posto». Parlano i sindacalisti autonomi della Fials, quelli sotto accusa per la Traviata negata l'altra sera, per lo sciopero che ha costretto Muti a salire lui sul palcoscenico ad accompagnare al piano i cantanti. «Siamo stati male, abbiamo scioperato a malincuore». Si difendono, contrattaccano. «Il pubblico è male informato», sostengono. Sono in tre, in un caffè accanto alla Scala: Stefano Curci, secondo corno di fila, soprannominato Top Gun perché va in aereo, Sandro Malatesta, trombettista, e Maurizio Simeoli, ottavinista. «Non siamo un gruppo sparuto. Non siamo kamikaze, libidinosi impazziti di sciopero». Lo sciopero e stato proclamato sì o no all'ultimo mo¬ mento? «Neanche per sogno risponde l'ottavinista -. L'abbiamo comunicato più di 48 ore prima, come vuole la legge». «E' il sovrintendente Fontana l'irresponsabile - accusa il cornista -. Non doveva far entrare il pubblico. Non si può giocare al buio con chi paga il biglietto. Fontana sapeva». Vuole dire che ò stato un braccio di ferro, che Fontana ha cercato di fare pressione su di voi mettendovi di fronte al fatto compiuto? «Questo lo dice lei», risponde sempre il cornista. In quanti esattamente avete scioperato? «L'80 per cento, su 125 musicisti - dice l'ottavinista -. Altro che orchestra divisa e bande sindacali. Siamo tutti uniti. E oggi i rappresentanti dei confederali hanno dato le dimissioni. Hanno perso, loro che erano contrari allo sciopero. Noi iscritti alla Fials siamo in 31, e continuano a iscriversi. Siamo il sindacato più numeroso». Perché sono fallite le trattative? «Il pomeriggio di venerdì eravamo tutti dal sindaco Formentini - risponde il cornista . Abbiamo fatto un'ultima proposta: noi stasera suoniamo la Traviata e poi veniamo a Roma con lei, sovrintendente Fontana, dal sottosegretario D'Addio, il 7 giugno; e se riceviamo ancora e soltanto promesse, noi facciamo agitazioni per il Falstaff a lei, caro Fontana, dichiara che ò d'accordo con noi. Facciamo una battaglia insieme, gli abbiamo detto in pratica. Nessuna risposta». Quali sono le vostre richieste? L'elenco lo snocciola il trombettista: «Primo, il contratto integrativo, che ò fermo al '90. Chi entra in orchestra guadagna due milioni e 710 mila lire nette al mese per 14 mensilità, più il premio di produzione. Noi lavoriamo 60 ore mensili, e abbiamo dischi senza guadagni e altri impegni; un orchestrale di Santa Cecilia a Roma lavora 30 ore e prende più di noi. La Scala è un privilegio? Lo paghiamo troppo caro». Le altre richieste? «Le assunzioni. E infine c'ò una questione legata alle liquidazioni; ci abbiamo rimesso soldi». Stanno cercando di ottenere una legge speciale per la Scala... «Ce la promise la prima volta Aniasi, anno 1976 - spiega sempre il trombettista -. Me lo ricordo. Eravamo a Washington. Vuole che crediamo ancora a queste promesse?». E adesso che fate? Nessuna risposta. Muscoli e facce decise, [c. a.]
Luoghi citati: Milano, Roma, Washington
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