«Deng impara la tolleranza per cancellare Tienanmen»

Nel sesto anniversario della repressione, l'appello al regime di 45 celebri intellettuali Nel sesto anniversario della repressione, l'appello al regime di 45 celebri intellettuali SUSSURRI E GRIDA jg A PECHINO «Deng, impara la tolleranza per cancellare Tienanmen» L'«appello dei 45» è il più importante di vari documenti inviati in questi giorni, per l'anniversario della strage della Tienanmen a Pechino il A maggio 1989, da parte di vari gruppi cinesi alle autorità. Indirizzato al capo dello Stato e del partito, Jiang Zemin, e al presidente dell'assemblea del popolo, Qiao Shi, questo appello è di 45 prestigiosi intellettuali. Il più prestigioso tra loro è il primo firmatario, il professor Wang Ganchang, 88 anni, «padre» della bomba atomica cinese. L'appello, che pubblichiamo, si segnala soprattutto per il suo spirito di cultura universale: in esso si esaltano apertamente valori della civiltà occidentale come patrimonio storico dell'umanità e condizioni per il progresso. Fatto inaudito in una Cina in cui il potere, malgrado aperture e riforme economiche, si trincera in un «socialismo dal carattere cinesi», sempre più marcando «caratteristiche nazionali»: linea che nasconde male un nazionalismo esaltato per coprire il fallimento ideologico, [f. m.] ICORDANDO che il 1995, per i 50 anni dalkla sua fondazione, è stato proclamato dall'Onu "anno della tolleranza", e che la Cina è tra i fondatori dell'organizzazione e membro permamente del Consiglio di sicurezza, chiediamo venga applicata la risoluzione Onu sullo spirito di tolleranza, così raro nel nostro Paese, in modo che esso possa mettere radici e svilupparsi nella nostra politica, nel nostro pensiero, nella nostra cultura, nel campo religioso, in ogni campo. «Tolleranza è segno di civiltà dell'uomo, fondamento e premessa della civiltà moderna. Nella lotta contro la teocrazia feudale e il potere autocratico, i pensatori illuminati dell'Occidente hanno compreso il valore della tolleranza. «Sin da quando hanno ottenuto autonomia politica, essi e i loro successori hanno considerato come principio basilare il rispetto per i fondamentali diritti umani e per la libertà dei cittadini. Non hanno imposto uniformità di ideologia sui loro cittadini, ma hanno adottato il principio di tolleranza verso tutte le idee, fedi, tradizioni e pratiche. «Hanno permesso alle minoranze di esprimere le loro vedute politiche, religiose, scientifiche, culturali e artistiche. Con questo spirito di tolleranza, scienza e cultura sono fiorite con centinaia di scuole di idee. «Queste società non considerano più "eresie" del pensiero come calamità o mostri, come ai tempi che portarono a tragedie quali il rogo di Giordano Bruno o alla persecuzione di Galileo. «Nel nostro Paese, che ha un'antica civiltà, per millenni si è riconosciuta una sola autorità. L'intolleranza verso quasiasi altra voce prevale ancora oggi. Nel 1955, oltre 2000 studiosi, dopo aver correttamente comunicato ai loro superiori diversità di vedute, furono condannati come "controrivoluzionari". Nel 1957, quegli intellettuali che risposero all'invito del partito di esprimere apertamente le loro opinioni, furono tutti condannati come "destristi": furono colpiti immediatamente oltre cinquecentocinquantamila studiosi, pari all'undici per cento dei laureati in tutto il Paese. La "rivoluzione culturale" dieci anni dopo fu una calamità per le masse, e i dissidenti vennero eliminati. «Le condizioni sono cominciate a migliorare nel 1978, e tante ingiustizie sono state riparate. Fu instaurata un'atmosfera più tollerante e l'economia cominciò a svilupparsi rapidamente. «Comunque, per mancanza di tolleranza, principio indispensabile per l'obiettivo di riforme, apertura e modernizzazione, questo inizio culminò nella tragedia umana del 4 giugno 1989 che sconvolse il mondo, e in eventi successivi che violano diritti fondamentali dei cittadini. «Dobbiamo fare di tutto per diffondere lo spirito di tolleranza, indispensabile alla civiltà moderna, e per promuovere una vera applicazione del principio proclamato dall'Onu di "rafforzare e incoraggiare il rispetto dei diritti umani e delle libertà dell'umanità intera". «A questo scopo, speriamo che le autorità: 1) trattino ogni ideologia, veduta politica e religiosa, con spirito di tolleranza, e non considerino "elementi ostili" coloro che hanno idee indipendenti, perseguitandoli, o arrestandoli. 2) valutino di nuovo "gli incidenti del 4 giugno", con spirito realistico, rilascino coloro che sono ancora in carcere per esservi stati coinvolti; 3) rilascino tutti coloro che sono in carcere per le loro idee, vedute, religione, e mettano fine alla ingloriosa tradizione di imprigionare autori di opere che le autorità considerano offensive per esse medesime, tradizio¬ ne che esiste in Cina fin dall'antichità. «Inoltre speriamo che tutti si ispirino alla tolleranza, al rispetto degli altri, alla soluzione di contraddizioni e contrasti con pacatezza e razionalità, sostenere i propri punti di vista con mezzi pacifici, condannando ogni violenza. Solo così si può progredire sulla modernizzazione e democratizzazione. «Tolleranza naturalmente non significa non distinguere tra bene e male, né indulgere a pratiche che corrompono la morale e la società. La tolleranza è strettamente legata a concetti moderni come democrazia, libertà, diritti umani, ruolo della legge, che si integrano l'un l'altro. La tolleranza fa parte della democrazia politica. E' condizione della democratizzazione politica. Si incarna nel rispetto dei diritti umani, e la libertà è limitata da norme morali e legislative. «Attualmente si trova ovunque in Cina l'intreccio fra denaro e potere, corruzione, ruberie di pubbliche proprietà. Chiunque nuoccia allo Stato e al popolo con queste pratiche deve essere punito. Ma senza controllo democratico e della pubblica opinione è impossibile eliminare la corruzione. Già 108 anni fa, lo storico inglese Lord Acton diceva: "Il potere tende a corrompere, e il potere assoluto porta alla corruzione assoluta". «La dichiarazione dei diritti umani in Francia nel 1789 afferma: "Indifferenza e disprezzo per i diritti umani sono causa di sciagure pubbliche e di governi disonesti". Questa eterna verità deve diventare un punto di consenso per tutti. La tolleranza aiuterà la lotta contro la corruzione, che è ora uno dei maggiori problemi nel nostro paese. «Il mondo ha bisogno di tolleranza. La Cina ha bisogno di tolleranza. Noi speriamo che, secondo i principi dell'anno della tolleranza proclamato dalle Nazzioni Unite, l'intolleranza che esiste in Cina fin dall'antichità comincerà a cambiare, e che la tolleranza diverrà gradualmente comune ricchezza spirituale per l'intero Paese e nazione». «Senza controllo democratico è impossibile eliminare la corruzione che ci soffoca» Netturbini al lavoro in piazza Tienanmen e nella foto grande una celebre immagine della repressione della rivolta studentesca nell'89

Persone citate: Giordano Bruno, Jiang Zemin, Lord Acton, Qiao Shi, Wang Ganchang

Luoghi citati: Cina, Francia, Pechino