D'Alema e Fini: voto in autunno

Ma Scognamiglio: «Prima aspettiamo che Dini esaurisca il suo mandato» Ma Scognamiglio: «Prima aspettiamo che Dini esaurisca il suo mandato» D'Alenici e Fini: voto in autunno «Niente governo politico senza elezioni» ROMA DALLA REDAZIONE «Ognuno farà i suoi calcoli, muoverà le sue pedine», assicura il segretario del pds Massimo D'Alema a proposito del defatigante tira e molla sulla data delle elezioni. Primo «calcolo»: il futuro del governo Dini. «Bisognerà vedere le condizioni per fare un governo serio e su quali basi. Io, francamente, continuo a pensare che la prospettiva più probabile sia che, una volta che Dini abbia esaurito il suo programma, si vada alle elezioni», spiega D'Alema. «C'è tutto uno scenario che rende addirittura ipotizzabile che non si voti neanche in autunno, con danni enormi», fa eco Gianfranco Fini. Ma il presidente di Alleanza nazionale aggiunge, quasi a fugare il dubbio che nel suo partito attecchisca la tentazioni del rinvio annunciata da Fisichella, che non si può fare «un governo politico» senza elezioni: «Se in Parlamento non ci sono le condizioni per una maggioranza politica, non ha molto senso tenere in vita questo governo tecnico». Convergenza tra Fini e D'Alema sul voto in autunno, dunque. Ma il presidente del Sena¬ to Carlo Scognamiglio in un'intervista al programma Rai «Telecamere» concede un'ultima chance al partito che vuole continuare a mantenere in vita la legislatura: «Quando il governo Dini avrà esaurito il suo compito di governo tecnico, bisognerà vedere se è possibile che questo Parlamento esprima una maggioranza che sostenga un'azione di medio periodo. E solo avendo constatato che questo non ò possibile, solo allora si potrà prendere realisticamente in considerazione l'ipotesi di ricorrere alle urne». D'Alema appare meno disposto di Scognamiglio a giocare su quest'eventualità. E intanto manda avanti quelle che chiama le sue «pedine». «Noi siamo molto bravi in questo gioco, quindi è probabile che andrà a finire come pensiamo noi», di ce il segretario del pds ostentando sicurezza. Perche se è vero che D'Alema tome che un allungamento ulteriore dei tempi del governo Dini rischi di logorare il fronte che si muo ve attorno al candidalo Prodi, è anche vero che tra le «pedine» del segretario del pds c'è lo spettro per il Polo della ventilata riforma elettorale con un sistema a doppio turno che lo schieramento di centro-destra vede come il fumo negli occhi. E che potrebbe consigliare il Polo a tener duro sull'ipotesi del voto in autunno. Alle elezioni. Ma con quale leadership nei due schieramenti? Nella convention dei Popolari, per esempio, sia Giovanni Bianchi che Gerardo Bianco rifiutano le tentazioni all'«ammucchiata centrista» e i tentativi di «riattaccare i cocci». Una prova di fedeltà al leader Prodi e un diniego alle profferte di parte Ccd. Anche nel Polo prosegue la battaglia della lea- dership dopo che Berlusconi ha ribadito di volersi «sacrificare» come candidato per Palazzo Chigi. Fini continua a dire di volersi sottrarre al gioco del «totocandidato» finché non c'è una data certa per li; elezioni e smentisce che nel Polo si sia aperta una «crepa»: «L'alleanza all'interno del Polo non è in discussione». Francesco Storace, uno dei colonnelli di An, critica «gli alleati di centro» che a suo parere «devono chiarire se sognano ancora la ricostruzione della democrazia cristiana» anche se Fini parla di Casini come di una persona «corretta e onesta» e di Butti¬ li presidente d glione come di un leader che «non può rimangiarsi la scelta fatta». Del resto lo stesso Scognamiglio ha lasciato intende re noi modi necessariamente paludati di un presidente del Senato quale sarà la sua scelta nei referendum tv di domenica prossima: un monopolio diviso per due è «sempre meglio del canale unico che c'era quando ero ragazzo». Una posizionò che certamente! attenuerà il malumore di Berlusconi nei confronti (iella seconda carica dello Stato. li presidente di A lleanza nazionale Gianfranco Fini

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