Capolavori e fast food nel museo del futuro? di Carlo GrandeFulco Pratesi

Capolavori e fast food nel museo del futuro? polemica. Il ministro Paolucci accusa: la rivoltella dei privati contro i Beni culturali Capolavori e fast food nel museo del futuro? \t]01 ministri tecnici siamo \\ come le vestali: durante la w funzione non possiamo I concederci a nessuno». A_UCosì il ministro Antonio Paolucci procede diritto per la sua strada e non si ferma nemmeno davanti al «suo» premier. Nella Finanziaria di quest'anno Dini ha molto ampliato, rispetto alla precedente legge Ronchey, le possibilità di intervento dei privati nei musei italiani: l'articolo 47-quater prevede ad esempio che si possano affidare ad aziende servizi di «accoglienza, informazione, guida e assistenza didattica, fornitura di sussidi catalografici, audiovisivi ed informatici, di utilizzazione commerciale delle riproduzioni, di gestione punti vendita, dei centri di incontro e di ristoro» e così via. Una breccia pericolosa, che - essendo stata posta la Fiducia su tutta la Finanziaria - non è stato possibile «arginare». Dovremo aspettarci, ad esempio, che il gestore del ristorante di un grande museo decida di ampliare con un fast food la sua florida attività commerciale, magari a scapito delle sale espositive «che non rendono nulla»? Paolucci, in un'intervista al mensile dell'associazione ambientalista Italia Nostra che abbiamo letto in anteprima, non usa mezzi termini: «Io detesto le armi, ma il 47-quater è come una rivoltella carica. La si può usare per ammazzare la moglie oppure la si può tenere in un cassetto chiuso a chiave. Non dico che debba esser messo sotto chiave, ma certo bisogna farne un uso intelligente: messo in mano di chi avesse intenzione di un'incursione privatistica dentro i musei potrebbe avere effetti devastanti. Ma se ne potrebbe fare anche un uso utile per sveltire, rafforzare, rendere più incisiva quella intelligente operazione di apertura al privato che è la legge Ronchey». Paolucci punta a poche cose sostanziali d'autonomia dei grandi complessi museali e l'albo dei restauratori) e non lesina critiche anche al suo predecessore: «La legge Ronchey è una legge americana nell'impostazione e poi bulgara nel regolamento. Contiene un princi- pio molto giusto e poi un regolamento terribile, che posso giustificare perché è nato nei mesi estivi di Tangentopoli, quando c'era paura e panico in tutti gli uffici compreso il nostro». Ma per «sprigionare le energie commerciali dal sistema museale italiano» non si rischia di scoperchiare il vaso di Pandora del profitto selvaggio? La direttrice degli Uffizi Anna Maria Pettrioli "Mani, che vanta una lunga esperienza nella gestione dei beni culturali, parla di situazione drammatica e invita alla prudenza: «Privatizzare totalmente i musei sarebbe un'aberrazione. E' giusto cercare il massimo di economicità, ma i principi della tutela sono inattaccabili. Piuttosto, per salvare il salvabile, è indispensabile aumentare la nostra autonomia: tutti i musei del mondo sono autonomi, tranne quelli italiani. Con la conseguenza che per lo Stato hanno personalità giuridica le biblioteche e gli archivi ma non i musei. Una mostruosità: per sbloccare dalla burocrazia il miliardo destinato al restauro del Perseo di Cellini ci sono voluti tre anni». Lo storico dell'arte Enrico Castelnuovo è preoccupato ma possibilista: «Certo, la disposizione può dare il via alle peggiori derive, ma è anche vero che al Louvre o alla National Gallery i punti vendita offrono pubblicazioni di vario genere, non solo quelle curate dallo staff del museo. E nei musei vediamo aggirarsi anche ciceroni "privati": chi garantisce la loro scientificità? Speriamo che direttori e Soprintendenze selezionino i singoli gestori». Musei in equilibrio precario, dunque, tra economia e cultura. Paolucci non vuole ripetere gli errori del passato: «Negli Anni 80 una crescita tumultuosa di stanziamenti nel campo della cultura c'è stata. Ma sono stati buttati molti soldi con le leggi speciali, che hanno bypassato le amministrazioni locali e le soprintendenze. Da allora ho il terrore delle improvvise alluvioni di denaro. Le amministrazioni dei beni culturali, soprattutto in periferia, sono paragonabili a quelle di un anoressico che sta ritto per miracolo: se gli fai fare un'abbuffata l'effetto è letale». Paolucci, ex soprintendente in Veneto, a Mantova e Firenze, già direttore del prestigioso laboratorio fiorentino di restauro dell'Opificio delle Pietre Dure, sa che l'o- rizzonte dei Beni culturali, in Italia, è sterminato: «Sarebbe meglio spendere meno soldi per restaurare monumenti e dipinti (tanto più che arrivano sempre critiche) e di più per restaurare la testa degli italiani e la loro sensibilità». Un'«eresia»? Il ministro non risparmia critiche neanche agli ambientalisti: «Tutti noi abbiamo fatto un errore: quello di dare troppa enfasi all'ambiente e all'ecologia, sottovalutando invece la questione paesaggio. Credo che dovremmo ritornare a considerare con occhio da intellettuali, da esteti, il paesaggio in quanto tale, cioè come opera d'arte artificiale e naturale insieme. I ruderi degli acquedotti di Roma sulla prateria dell'Agro mi importa poco che siano natura, mi importa molto più che siano stati dipinti da Corot e che ci abbia scritto poesie Goethe. Tutto questo è il paesaggio. I Verdi non sembrano capire questo discorso». Mario Fazio, tra i fondatori di «Italia Nostra» e direttore del mensile, rilancia: «L'ambientalismo italiano, e con lui urbanisti e architetti, hanno smarrito il senso della bellezza naturale: pensano solo in termini quantitativi». Sono parole che fanno arrabbiare Fulco Pratesi: «Ma cosa dicono, perché non si documentano? Le battaglie contro le discariche, gli inceneritori, gli elettrodotti? Per il Chianti, le Murge e tante altri bellissimi paesaggi coltivati? Le abbiamo fatte noi, non i ministeri». Carlo Grande Intervistato da Italia Nostra: «La nuova legge può essere devastante» Rispondono storici dell'arte, ambientalisti, la direttrice degli Uffizi Un'immagine degli Uffìzi. Sopra, il ministro Antonio Paolucci Fulco Pratesi

Luoghi citati: Firenze, Italia, Mantova, Roma, Veneto