I donatori non sono delinquenti; ma i biologi sono discriminati

polemica. Il ministro Paolucci accusa: la rivoltella dei privati contro i Beni culturali AL GIORNALE I donatori non sono delinquenti; ma i biologi sono discriminati Trafficanti di sangue Laureati senza futuro Ma chi era Neera? Aria d'estate nelle ferrovie Gli apprezzamenti di Mike Bongiorno Leggo nella Stampa del 30 maggio l'articolo in prima pagina sulle donazioni di sangue infetto. Nulla da eccepire sul problema che sta saltando fuori dai meandri oscuri di cliniche e ospedali e speriamo di non arrivare ai livelli francesi di qualche anno addietro. Che vadano puniti i colpevoli, soprattutto quelli arricchiti sulla pelle di poveri innocenti nel momento delicato di una malattia, ma almeno una parola, una sola, si poteva anche scrivere a favore di quelle centinaia di persone donatrici presso i centri ufficiali di raccolta plasma (Fidasi che volontariamente e senza nessuna ricompensa se non la gioia di aiutare un fratello, donano un po' di quella preziosa linfa che scorre in ognuno di noi. All'improvviso ci si sente, sono donatrice, quasi dei delinquenti etichettati, contagiatoli di malattie innominabili, venditori abusivi... E dire che la Fidas giorni addietro mi ha chiamato per una donazione, avevano urgenza di plasma, ma non sono andata perché particolarmente stanca in questo periodo, tutte le mattine mi sveglio con un senso di colpa! Francesca Durando, Sanremo La prossima conversione in legge del Decreto Legge n. 100 del 1° aprile 1995, che estende il Decreto Legislativo n. 269 del 30 giugno 1993 e il Decreto Legislativo n. 502 del 30 dicembre 1992 (decreto De Lorenzo) introdurrebbe una disuguaglianza grave a carico di alcuni cittadini. Alcuni articoli di detti decreti vincolano al possesso di un diploma di specializzazione l'ammissione ai concorsi o l'assunzione negli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, pub¬ blici e privati, dei laureati in Biologia, Chimica, Farmacia ed altre discipline scientifiche. Niente di male, in linea di principio. Ma, come è malcostume consolidato nel nostro Paese, alle buone intenzioni non corrisponde la realtà dei fatti. Mentre per i laureati in Medicina e Chirurgia la specializzazione è parte del normale iter formativo, questo non è vero per i laureati delle facoltà di Scienze. Infatti, in queste non esiste un numero sufficiente di Scuole di specializzazione, né è possibile l'ammissione, se non per un numero limitato di posti in un ristretto numero di discipline, dei laureati in discipline scientifiche alle Scuole di specializzazione di Medicina e Chirurgia. Il fatto più grave è però che biologi, chimici, farmacisti e altri laureati in Scienze sono la maggioranza degli addetti alle mansioni di laboratorio nelle Usi, negli ospedali e negli istituti indicati dai decreti in questione. Si tratta di impieghi precari (dottorati di ricerca, borse di studio, contratti a termine, tirocinio, volontariato) che spesso si protraggono per anni, senza alcuna garanzia di stabilizzazione del rapporto di lavoro o di un preciso inquadramento professionale. Nessuno dei titoli ottenibili nelle situazioni appena indicate è valido ai fini del decreto 502 e successivi. A una generazione di 'aureati sulle cui spalle ricade la responsabilità del funzionamento di una parte significativa del sistema sanitario nazionale viene preclusa per legge la possibilità di un futuro professionale. Di altrettanta gravità è l'atteggiamento assunto dall'Ordine nazionale dei Biologi sulla questione: l'Ordine non ha intrapreso alcuna iniziativa, anzi si è rifiutato di prendere in esame il problema, nonostante tra i suoi iscritti si trovino molti non strutturati. L'Ordine avalla quindi una discriminazione a carico della stessa categoria i cui diritti sarebbe supposto tutelare. Di conseguenza, i biologi non strutturati italiani si stanno organizzando autonomamente. L'iniziativa partita dal Centro di riferimento oncologico di Aviano (Pn), dall'Ist di Genova, dall'Istituto tumori di Milano, dagli Irccs De Bellis di Castellana Grotte (Ba), dall'Ireos di Napoli, dall'Istituto Rizzoli di Bologna e dall'Istituto Burlo Garofalo di Trieste si sta estendendo. Anche i non strutturati delle diverse realtà biomediche di Torino si stanno organizzando, e la voce sta passando in tutto il Paese. E' in corso un censimento nazionale dei non strutturati impiegati negli istituti universitari, nelle Usi, negli ospedali e nelle varie strutture di ricerca, ricove¬ ro e cura. I numeri che stanno uscendo sono grandi, e le situazioni lavorative sono scandalose. Un coordinamento nazionale si riunirà entro il mese di giugno. dr. Paolo dalla Zonca addetto stampa Coordinamento torinese dei biologi non strutturati La lettrice Ada Ricci ha scritto che soltanto in un vecchio «Dizionario di cultura» ha trovato notizie, purtroppo condensate in tre righe, su Neera, e cioè: «Neera, pseudonimo di Anna Radius nata Zuccari, scrittrice di romanzi e novelle di Milano (18461918)». Il ritratto letterario di Neera, in una marnerà che non mi pare possa subire mutamenti, fu disegnato dal Croce. Egli la vide passionale, sentimentale, vibrante di lirica, meditativa, con una assai solida e compiuta filosofia morale. A ogni buon conto i suoi romanzi, i racconti e le novelle, sono mossi da impressioni di vita che essa si sforza di rendere. Peraltro aveva una schietta e felice disposizione a ragionare e discutere, come mostra nelle sue pagine di polemica contro il concetto materialistico della felicità, o sul carattere di elevazione dell'amore platonico, o contro il fallace femminismo, eccetera. Da notare in lei due tratti caratteristici: a) l'amore per la vita nella sua interezza (cioè con le sue gioie ed i suoi dolori, con i suoi sogni e le sue delusioni, eccetera); b) la costante tendenza ad abolire ogni dualismo (materia-spirito, corpo-anima, sensoragione). Ma in entrambi i tratti con l'inclinazione, forte ed aperta, non ad abbassare lo spirito, l'anima e la ragione a materia, corpo e senso, ma piuttosto con l'elevare questi a quelli (e idealizzarli in quelli). Raul Guidolini, Torino Con l'avvicinarsi dell'estate, le Fs decidono, come tutti gli anni, di modificare l'orario di percorrenza dei treni. Questo tipo di politica aziendale serve esplicitamente ed esclusivamente al miglioramento e potenziamento dei collegamenti di tutte le province italiane, tenendo conto dell'importanza dei vari capoluoghi... Tutti, tranne la città di Cuneo! Cuneo, capoluogo della Provincia Granda, non merita alcun tipo di attenzione in quanto non è punto di collegamento né con gli altri capoluoghi, né con Paesi esteri, non ha uno sviluppo industriale che meriti considerazione, non ha popolazione giovane che usufruisce dei vari servizi offerti dalle ferrovie, non ha lavoratori pendolari che gravitano sulla regione. Cuneo effettivamente non ha santi in paradiso, Mondovìsì! Con l'orario estivo, entrato in vigore il 28 maggio, le ferrovie hanno deciso di rinnovarsi «veramente», infatti nonostante le promesse e le affermazioni fatte dall'allora ministro dei Trasporti on. Raffaele Costa e dall'allora e attuale amministratore delegato Lorenzo Necci (si vedano gli articoli pubblicati su La Stampa e La Repubblica del 31 agosto 1993), è venuto a cadere l'impegno di portare il tempo di percorrenza medio tra Cuneo e Torino a 55 minuti. Un gruppo di pendolari provincia di Cuneo In merito all'articolo firmato o. p. a pagina 7 della Stampa del primo giugno in qualità di difensore della R.T.I. Spa, preciso che il provvedimento con il quale il Garante dell'Editoria aveva ingiunto alla R.T.I. spa di pagare l'ammenda di lire 200.000.000 (e non 300.000.000, come si legge nell'articolo) per gli apprezzamenti che il signor Mike Bongiorno aveva fatto su Berlusconi nel marzo del 1994, è stato annullato con sentenza n.7790/94 del Pretore di Milano in data 4.4.95. prof. avv. Aldo Frignani Torino