S. Siro, Cusani presidia la partita dei giudici di R. M.
S. Siro, Cusani presidia la partita dei giudici S. Siro, Cusani presidia la partita dei giudici TANGENTOPOLI E PALLONE MILANO ENTRO magistrati (e cantanti) fuori Sergio Cusani. Doppio avvenimento ieri sera allo stadio Meazza. In campo, davanti a 60 mila spettatori sotto la pioggia, la Nazionale Cantanti contro quella dei Giudici per un incontro di beneficenza. Fuori dallo stadio (a protestare) il finanziere Cusani, condanna al processo Enimont e adesso battaglia civile per i detenuti e i loro famigliari. «Su questi cartelli ci sono i nomi di 11 detenuti che si sono suicidati in carcere. Sono 11, come una squadra di calcio, ma loro non potranno giocare più», dice Cusani. E a uno ad uno mostra i cartelli: c'è Gabriele Cagliari, il maresciallo Landi, Renato Amorese. Tutti nomi legati a Mani pulite, ma non solo. Torna ai (bei) tempi del Movimento Studentesco, Sergio Cusani. Giacca, cravatta e volantino in mano, più qualche cartello alle sue spalle. Titolo esplicito: «Giocate pure, ma non dimenticate». I cancelli dello stadio sono ancora chiusi quando Cusani inizia la sua civile protesta. Qualcuno Io guarda incuriosito e non sembra riconoscerlo. Certo, chi potrebbe immaginare che è proprio lui, quello dei duetti con il giudice Tarantola, dei faccia a faccia con Di Pietro, dello sguardo impassibile. Anche quando fiocca la condanna a 8 anni di carcere. Altre facce sperano di guardare gli spettatori che da giorni hanno comperato il biglietto. I proventi vanno ad un paio di associazioni che si occupano di midollo osseo, ma più che la solidarietà, qui gioca il tifo per gli idoli musicali. «Sono qui perché c'è Eros, andrei in capo al mondo per lui», dice una ragazzina bionda accompagnata dall'amica del cuore. E in attesa di vedere Eros Ramazzotti accetta di sfilare davanti alle telecamere di «Italia 1» con uno dei cartelli preparati da Cusani. E' la potenza della tv, che trasmette la partita in prima serata, e fa i primi piani sui cantanti: da Mogol a Gianni Morandi, ancora gettonatissimo. Qualche applauso di rito va anche ai magistrati. Via Di Pietro sembra scemato l'interesse per questa squadra, decisamente forte, con punte che giocano un buon calcio. Vedi Di Benedetto, magistrato in Veneto, bomber puro. Ma tutto il tifo va ai cantanti. Con i ragazzini e - soprattutto - le ragazzine che urlano in coro. Che si fanno sentire meglio di Sergio Cusani con i suoi cartelli per detenuti che non ci sono più. [r. m.]
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