«Carlo morirai in Irlanda» di Fabio Galvano

Telefonata anonima alla tv: lo uccideremo come Lord Mountbatten. Polizia in massima allerta Telefonata anonima alla tv: lo uccideremo come Lord Mountbatten. Polizia in massima allerta «Cario, morirai in Irlanda» Minacce durante la visita delprincipe LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Uccideremo Carlo. Al pubblico consigliamo di stare alla larga dalle località visitate dal principe di Galles». E' stato subito allarme, a Dublino, dopo la telefonata ricevuta durante la notte, a Belfast, dagli uffici della Ulster Television. Per Carlo d'Inghilterra, a Sud del confine fra le due Irlande in quella che è stata la prima visita nella Repubblica da parte di un membro della famiglia reale inglese, sono state adottate ieri misure di sicurezza. Gli esperti hanno infatti detto di trattare «con la massima serietà» quelle minacce; e non è bastato che a sera Carlo concludesse la parte ufficiale della visita per fare tirare un sospiro di sollievo agli agenti di scorta. Carlo, infatti, ha deciso di restare in Irlanda, per quella che viene considerata la parte «privata» della visita. Un giorno? Due giorni? Poche ore? Non si sa: le precauzioni sconsigliano di fornire qualsiasi ragguaglio. Certo è che ieri sera il futuro sovrano non è tornato a Londra e le anonime minacce sono quindi ancora valide. Peccato: hanno guastato, con le tre uova che gli sono state tirate ieri (ma senza colpirlo) mentre fra applausi e strette di mano si avviava a piedi verso il Trinity College di Dublino, un clima che nonostante isolati episodi di protesta è stato di spontaneo benvenuto, tanto da far parlare il londinese Evening Standard di una «strada aperta» per una visita a Dublino anche da parte della regina Elisabetta. A mettere in allarme la polizia irlandese è che l'anonima voce al telefono, pur non fornendo alcuno dei codici di riconoscimento usati per anni nella guerra dell'Ulster, abbia saputo fornire un particolare sconosciuto al pubblico: l'ora esatta in cui, martedì, la polizia era stata avvertita di un ordigno incendiario collocato nel castello di Classiebawn, l'ex casa per le vacanze di Lord Mountbatten. Lo zio di Carlo era stato ucciso proprio in Irlanda, nel 1979, in un attentato dell'Ira; e l'attentato dei giorni scorsi nella sua abitazione voleva essere un estremo avviso a Carlo. Non è servito. Inimmaginabile pochi mesi fa, prima che nell'Ulster insanguinato scoppiasse la pace, la visita di Carlo ha dovunque richiamato folle festose, che quasi sempre hanno coperto con i loro applausi le grida dei dimostranti che sventolavano bandiere nere e che indossavano nastri verdi repubblicani. Mercoledì sera duemila persone avevano marciato sul Castello di Dublino protestando per la visita, ma ieri mattina durante una sosta del corteo reale in uno dei quartieri più poveri della città un gruppo di donne ha coperto con i suoi applausi le grida - «Tornatene a casa!» - di una dozzina di estremisti. C'è stato però l'episodio delle uova, davanti al Trinity College. Imperturbabile, Carlo ha continuato a camminare, mentre i proiettili si spiaccicavano a pochi metri da lui. Un gruppo di agenti si è scagliato sui tre «bombardieri», che sono stati arrestati dopo una violenta colluttazione. «Questa gente farebbe meglio a starsene a casa», ha detto Eileen McBain, la donna con cui Carlo stava scambiando in quel momento quattro parole: «L'importante è che il principe non sia stato colpito». Ma per tutta la giornata, a ognuna delle sette tappe che l'hanno portato da una visita alla presidentessa Mary Robinson all'università e al nuovo ufficio britannico del turismo, le minacce della notte hanno creato un po' di tensione. Soprattutto quando, nel pomeriggio, un centinaio di giovani repubblicani lo hanno accolto con il grido: «Ricorda Bloody Sunday». L'Irlanda cattolica non ha ancora dimenticato quella domenica di sangue del gennaio 1972, quando gli uomini del Parachute Regiment uccisero 14 civili che prendevano parte a una marcia proibita a Londonderry. Di quel reggimento Carlo è colonnello. Fabio Galvano Per la prima volta un membro della famiglia reale inglese in forma ufficiale a Dublino Per l'erede al trono applausi ma anche lanci di uova e proteste degli estremisti Il premier irlandese John Bruton con il principe Carlo. Nella foto piccola Lord Mountbatten etti

Persone citate: Carlo, Carlo D'inghilterra, Eileen Mcbain, Elisabetta, John Bruton, Lord Mountbatten, Mary Robinson