«Ecco tutte le accuse alle Coop rosse» di Lorenzo Del Boca

Il pm Nordio: decine di miliardi transitavano dalle cooperative al pei e poi alla Quercia Il pm Nordio: decine di miliardi transitavano dalle cooperative al pei e poi alla Quercia «Ecco tutte le accuse alle Coop rosse» Gli uomini pds: mostruoso, ne usciremo puliti VENEZIA DAL NOSTRO INVIATO «L'accusa di associazione per delinquere è così grave e mostruosa che è priva di qualsiasi credibilità». Sembra più indispettito che preoccupato il consigliere regionale della Quercia Walter Vanni che il pubblico ministero Carlo Nordio di Venezia ritiene parte di un «sistema» capace di far transitare miliardi dalle coop rosse al pci-pds. Lui non ha dubbi: «Uscirò pulito». E analoga certezza coltiva la segreteria dell'unità di base 1866 che certifica: «Vanni? Il compagno ha fatto in ogni occasione il proprio dovere di dirigente politico». Gli altri dell'intelligencija pidiessina coinvolti nell'indagine Enrico Marucci, Luciano Gallinaro e Alessandra Marinello - assicurano di poter chiarire tutto quanto al più presto. E l'ex segretaria regionale «Lalla» Trupia, pure coinvolta nell'inchiesta, aveva commentato con un'ombra di ironia: «Non pensavo di aver diretto una banda di mascalzoni». Eppure il magistrato Carlo Nordio in 33 pagine che giustificano gli ordini di comparizione per i leader regionali del partito democratico della sinistra e per una ventina di amministratori di cooperative puntella con prove c testimonianze le sue ipotesi d'accusa. Il lavoro del pubblico ministero appare sempre meno un teorema e sempre più un atto giudiziario documentato. «L'accordo spartitorio» fra democristiani del senatore Bernini, socialisti del ministro De Michelis e comunisti delle coop risale ai lavori per le autostrade. «Il primo a parlare del ruolo economico delle coperative - si legge - è stato Piergiorgio Baita. Nella sua qualità di direttore tecnico della società Iniziativa era stato incaricato di ripartire i lotti dei lavori tra imprese di gradimento politico. E perciò aveva attribuito alla coop Argenta una quota pari al 9 per cento». Poco. Le proteste erano state vivaci fino a minacciare «casino in Regione attraverso il capogruppo comunista Gallinaro». Non fu necessario. La quota venne raddoppiata e i lavori iniziarono. Favorire le coop equivaleva ad aiutare il pci-pds. Erano il partilo comunista prima e il partito democratico della sinistra poi a scegliere i dirigenti delle loro aziende. «I massimi dirigenti venivano discussi fra le segreterie regionali: il pci-pds nominava i presidenti e il psi i vice». Alcune di queste aziende erano in grado di stare al passo col mercato ma la maggior parte nascevano e morivano in funzione dei contributi che riuscivano ad accaparrarsi. Ancora dall'atto di accusa di Nordio: «Si trae un dato - incredibile - delle somme erogate dalla sola Regione veneta a queste cooperative decotte: trattasi di oltre 120 miliardi, dato parziale che non tiene conto dei finanziamenti del ministero». Anche le banche facevano credito a queste aziende già in stato prefallimentare «o per fraudolenta dissimulazione della imminente insolvenza o per concertata complicità o per entrambe le cose insieme». A pilotare i movimenti di denaro era stato incaricato Alberto Fontana, «l'uomo del partito», che rappresentava una tale autorità «da sovrapporsi alle decisioni dei singoli consigli di amministrazione». Alberto Fontana ò stato arrestato nel blitz del 27 aprile che ha portato in carcere dodici persone. Ed è ancora in prigione. Era lui che «gestiva i bilanci e i fondi delle coop nell'assoluta indifferenza dell'interesse dei soci con un sistema definito mafioso e ricattatorio». Tanti rivoli di denaro finivano per concentrarsi nelle sue mani e poi scomparivano. Per tutte vale la testimonianza di Remo Coccato, responsabile della cooperativa di Boion: «Mi ritengo vittima della gestione truffaldina e spregiudicata del Fontana. E il braccio destro di Fontana era Faggin». Pure arrestato. Ma la possibile presunta complicità del partito comunista? Eccola. Ha precisato Remo Coccato: «Di questa illiceità di Fontana ne ho parlato con tutti ma senza successo. Discussi in proposito con Walter Vanni, grande amico di Fontana. E parlai più e più volte con Marucci perché era sempre presenta ai nostri bilanci quando Fontana ci incitava a falsificarli rappresentando cifre diverse. Quando ci lamentavamo di questo modo di fare trovavamo un muro e alla fine Fontana l'ebbe vinta». Non truffava per sé, tanto è vero che non ha i soldi per pagare la bolletta della luce: evidentemente i soldi finivano al posto giusto. Conclusioni del magistrato: «Questo sistema riflette una tale compenetrazione fra Lega e pei da rendere virtualmente impossibile scinderne le competenze, le funzioni e le cariche personali»; Al punto da ipotizzare un'associazione per delinquere». Lorenzo Del Boca Lalla Trupia ex segretaria regionale del pds veneto

Luoghi citati: Gallinaro, Venezia