Sul Giro il dramma delle slavine

Lungo i tornanti che portano al Colle dell'Agnello c'erano sessantamila Lungo i tornanti che portano al Colle dell'Agnello c'erano sessantamila Sul Giro il dramma delle slavine Sfiorata la strage, dieci spettatori sepolti sotto la neve PONTECHIANALE (Cuneo) DAL NOSTRO INVIATO Una tappa maledetta: ieri sulla «cima Coppi» del Giro d'Italia è stata sfiorata la tragedia. Tre slavine si sono abbattute sul Colle dell'Agnello poco prima dell'arrivo dei corridori. Hanno travolto tutto: auto, moto, bici e tifosi saliti fino ai 2748 metri del valico tra Italia e Francia per applaudire la maglia rosa. C'erano forse sessantamila appassionati: il bilancio è di una decina di feriti. Un epilogo fortunato per quello che poteva trasformarsi in una strage. Forse è stato proprio il passaggio di tante persone sulla neve, assieme all'improvviso innalzamento della temperatura, a causare il distacco delle slavine. Il primo allarme alle 13. Mentre i ciclisti stavano scalando il Colle di Sampeyre (la prima delle tre dure salite in programma nella 19a tappa, partita da Mondovì e diretta a Briangon) in cima all'Agnello è caduta una slavina, di piccole dimensioni, in un punto in cui non c'erano persone. Un'ora dopo la seconda slavina, che ha sepolto un'auto (con un giornalista svizzero a bordo) e un giovane di Cavallennaggiore (Cuneo), Gianluigi Ferrerò, 25 anni, salito a piedi sulla vetta per vedere il passaggio della corsa. I due sono stati localizzati e diseppelliti dalle forze dell'ordine dopo circa mezz'ora, trasportati all'ospedale di Saluzzo, visitati e medicati. La notizia è rimbalzata immediatamente sulla carovana. La direzione ha deciso di anticipare il traguardo, soprattutto per non intasare la strada e rendere più agevole l'opera dei soccorritori, già in difficoltà tra muri di neve alti due metri ai lati della carreggiata. I corridori si trovavano a Sampeyre, a una trentina di chilometri dalla cima dell'Agnello. La tappa s'è conclusa a Pontechianale, davanti all'albergo Seggiovia, dov'era previsto l'«Intergiro»: mancavano ancora dieci chilometri alla «cima Coppi». E' scattato un piano di riserva. Si sono cercati hotel in tutta la Valle Varaita dove fare alloggiare gran parte della carovana. Da Pontechianale sono stati richiamati titolari di alberghi chiusi: alcuni proprietari di complessi sono partiti dalle proprie abitazioni in pianura per riaprirli. Fra i corridori c'è chi ha cercato, invece, di raggiungere sulle ammiraglie delle squadre, attraverso una strada alternativa, Briangon, sede ufficiale dell'arrivo, a circa sessanta chilometri di distanza. Intanto, sull'Agnello, la paura cresceva. Mentre la folla cercava di lasciare in qualche modo la zona e i corridori avevano già tagliato il traguardo di Pontechianale, è caduta la terza slavina, la più grande. Sono le 15. Una massa di neve avvolge quattro veicoli (due dell'organizzazione milanese del Giro: una «Tempra» e una «Mercedes», entrambe bian- che) con persone a bordo e alcuni tifosi a piedi. Subito accorrono gli uomini del Soccorso alpino, della Forestale, di polizia, carabinieri, guardia di finanza e tantissimi volontari. In pochi minuti le auto sono rintracciate e la neve tolta. Sono tutti salvi. I più malconci sono di Dalmine (Bergamo): Pietro Santin, 53 anni, fornitore ufficiale delle maglie rosa al Giro; Luigi Ressi, 60 anni; Eraldo Maroni, cinquantasettenne. Con loro c'è anche Renato Fossani, 55 anni, di Osio Sotto, riuscito a gettarsi dall'auto prima di essere investito dalla neve. I tre rimasti intrappolati sotto la slavina e rapidamente soccorsi, con altri tifosi di ciclismo, sono stati trasferiti negli ospedali di Savigliano e Saluzzo. I medici, dopo i controlli, li hanno dimessi. L'ansia in vetta all'Agnello è proseguita fino a tarda sera. Ma pare escluso che possano esserci altre persone ancora sotto la neve. Gli addetti al soccorso, comunque, a scopo cautelativo hanno continuato le ricerche fino a notte, servendosi di cani addestrati e sonde. La tappa dei tre Colli (Sampeyre, Agnello e Izoard) - che d'ora in poi sarà ricordata come quella delle tre slavine - fin dalla partenza è stata difficile. Trentuno sindaci di Comuni devastati dall'alluvione del 5 e 6 novembre in Val Tanaro e del Monregalese hanno atteso i corridori davanti al municipio di Mondovì, pochi metri dopo il via, dato da piazza della Repubblica. Hanno ritardato la partenza della tappa di quindici minuti, per esporre al «patron» del Giro, alla maglia rosa Rominger e agii altri corridori i gravi problemi del dopo-disastro, con le lentezze nell'opera di ricostruzione. Poco prima, alle 9, a segnare la giornata «no» del Giro, sulla statale 28 (successivamente interrotta al traffico) crollava, senza provocare vittime o feriti, la galleria del Santuario di Vicoforte; la stessa dove poche ore prima, mercoledì, erano passati i corridori durante la diciottesima tappa. Lorenzo Tanaceto La tappa bloccata a dieci chilometri dal traguardo per rendere più agevole l'intervento dei soccorritori Nella notte sono proseguite le ricerche che) con persone a bordo e alcuni tifosi a piedi. Subito accorrono gli uomini del Soccorso alpino, della Forestale, di polizia, carabinieri, guardia di finanza e tantissimi volontari. In pochi minuti le auto sono rintracciate e la neve tolta. Sono tutti salvi. I più malconci sono di Dalmine (Bergamo): Pietro Santin, 53 anni, fornitore ufficiale delle maglie rosa al Giro; Luigi Ressi, 60 anni; Eraldo Maroni, cinquantasettenne. Con loro c'è anche Renato Fossani, 55 anni, di Osio Sotto, riuscito a gettarsi dall'auto prima di essere investito dalla neve. I tre rimasti intrappolati sotto la slavina e rapidamente soccorsi, con altri tifosi di ciclismo, sono stati trasferiti negli ospedali di Savigliano e Saluzzo. I medici, dopo i controlli, li hanno dimessi. L'ansia in vetta all'Agnello è proseguita fino a tarda sera. Ma pare escluso che possano esserci altre persone ancora sotto la neve. Gli addetti al soccorso, comunque, a scopo cautelativo hanno continuato le ricerche fino a notte, servendosi di cani addestrati e sonde. La tappa dei tre Colli (Sampeyre, Agnello e Izoard) - che d'ora in poi sarà ricordata come quella delle tre slavine - fin dalla partenza è stata difficile. Trentuno sindaci di Comuni devastati dall'alluvione del 5 e 6 novembre in Val Tanaro e del Monregalese hanno atteso i corridori davanti al municipio di Mondovì, pochi metri dopo il via, dato da piazza della Repubblica. Hanno ritardato la partenza della tappa di quindici minuti, per esporre al «patron» del Giro, alla maglia rosa Rominger e agii altri corridori i gravi problemi del dopo-disastro, con le lentezze nell'opera di ricostruzione. Poco prima, alle 9, a segnare la giornata «no» del Giro, sulla statale 28 (successivamente interrotta al traffico) crollava, senza provocare vittime o feriti, la galleria del Santuario di Vicoforte; la stessa dove poche ore prima, mercoledì, erano passati i corridori durante la diciottesima tappa. Lorenzo Tanaceto La tappa bloccata a dieci chilometri dal traguardo per rendere più agevole l'intervento dei soccorritori Nella notte sono proseguite le ricerche