Consiglio di guerra sotto la tempesta di Giuseppe Zaccaria

Consiglio di guerra sotto la tempesta Consiglio di guerra sotto la tempesta Riunione dei generali alleati su una nave americana VERSO L'ORA X SSPALATO EMBRA un gioco di parole, ma adesso a bloccare il «Baikan Storm» c'è soprattutto un'autentica tempesta. Ieri pomeriggio, proprio mentre nel mezzo dell'Adriatico si concludeva un singolare vertice dei comandanti alleati, sulla Dalmazia prima e poi sul montagnoso entroterra bosniaco si è abbattuto un vero e proprio fortunale. Anche adesso, a tarda sera, Spalato è rintanata nelle case, investita da fulmini che paiono la riuscitissima simulazione di un bombardamento, priva di energia elettrica, battuta da un vento furioso che ha obbligato l'aeroporto a chiudere per qualche ora. Troppo, anche per gente pronta a risalire lo valli bosniache a colpi di cannone: l'arrivo di un secondo contingente inglese (400 incursori da Colchester, nell'Essex), atteso per ieri pomeriggio, slitterà di qualche ora. La cosa non dovrebbe creare grossi problemi: le tempeste, si sa, fra i pochi effetti positivi hanno quello di bloccare qualsiasi attività bellica, tranne lo scambio di colpi di artiglieria. E proprio ai pezzi di artiglieria che i soldati britannici portano con sé sono legate le nuove prospettive di risposta dei Caschi blu alla disperata arroganza delle bande serbe. «E' un altro passaggio di livello nella graduazione della risposta militare», spiegava ieri a Sarajevo il portavoce della forza d'interposizione, Gary Coward. Grazie ai cannoni leggeri che stanno raggiungendo la Bosnia centrale, i Caschi blu cominciano a godere di un livello di protezione più adeguato. Fino a ieri, la risposta al fuoco poteva avvenire solo con anni leggere o con una richiesta, quasi sempre disattesa, di intervento aereo della Nato. Le premesse perché il gioco si faccia sempre più duro ci sono tutte: e d'ora in poi prepariamoci a seguire il nuovo «dispiegamento» della forza multinazionale come un bollettino di guerra. Da qualche ora ha preso terra in Croazia uno strano contingente spagnolo: uomini e donne in abiti civili, attesi da pullman che li avrebbero condotti a Medjugorje, sede del loro battaglione. Altre fonti fanno sapere che in Croazia si trova già una nutrita équipe di genieri (pare ci siano anche degli italiani) che si occuperà di organizzare le linee di comunicazione per la forza d'intervento. Un altro segnale di estremo interesse giunge da Parigi: la Francia, che propone la creazione di una «force d'action rapide» di 4 mila uomini, ha in animo di ottenere l'apertura di un corridoio stradale fra Sarajevo e Kiseljak. Un «corridoio», è evidente, da aprire con la forza ma con un obiettivo di portata storica: infrangere, dopo più di tre anni, l'assedio che continua a stringere e ad affamare la capitale. Pochi passi ancora, e saremo nella condizione in cui il dispositivo messo in moto da Europa e Stati Uniti sarà tanto possente da sfociare in un intervento armato quale che sia in quel momento la posizione dei serbi di Karadzic. Ieri, al vertice degli ufficiali dei Paesi Nato si è voluto dare il massimo della spettacolarità. Dalle prime ore del mattino, all'aeroporto di Falconara s'è iniziato un traffico vertiginoso di «exe¬ cutive» e piccoli jet militari. Erano alti ufficiali che giungevano da Vi cenza, Decimomannu, Napoli, Brindisi, da Zagabria, Wiesbaden, Monaco, Ramstein, e ancora dall'aeroporto inglese di Brize Norton o da quello di Tolosa. Per tutti, una breve sosta e subito il trasfe rimento con un servizio navetta di elicotteri a bordo della nave d'as salto «Keasarge», americana, ferma a quaranta miglia dalle coste dalmate. L'incontro si è protratto fino al primo pomeriggio. Il generale Michael Walker, comandante inglese della «Rapid Reaction Force», ha confermato l'evidenza: generali di tutta Europa erano lì per mettere a punto i piani d'intervento in Bosnia. E intanto, con l'arrivo delle ultime unità, l'Adriatico in queste ore è invaso da ben quattro gruppi navali: l'americano, il francese, l'inglese e quello della Nato. Il mare non vedeva così tanti cannoni dai tempi della Seconda guerra mondiale. Giuseppe Zaccaria Per tutta la giornata un vertiginoso traffico di executive all'aeroporto di Falconara da mezza Europa: elicotteri hanno poi trasferito gli ufficiali sulla Keasarge, in Adriatico

Persone citate: Gary Coward, Karadzic, Michael Walker, Norton, Storm