la Croce Rossa: ebrei perdonateci di Fiamma Nirenstein

Sapeva di Auschwitz ma tacque per non compromettere la neutralità svizzera Sapeva di Auschwitz ma tacque per non compromettere la neutralità svizzera la Croce Rossa: ebrei, perdonateci Autocritica dopo 50 anni: non vedemmo l'Olocausto l'AMMISSI TEL AVIV EATI sono gli uomini che sanno rompere gli stereotipi, quelli che sanno rinunciare a un'immagine per disegnare una realtà: essi costruiscono il futuro. In questo caso parliamo di Cornelio Sommaruga, presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa, che per la prima volta ha accettato di assumersi di fronte al mondo le responsabilità del «fallimento morale» della grande associazione filantropica internazionale di fronte allo sterminio degli ebrei. Lo ha fatto nella ricorrenza del 50° anniversario del conflitto mondiale. Sommaruga ha parlato di «possibili omissioni ed errori del passato» e ha confessato di «aver riconsiderato la corresponsabilità della Cri, del completo fallimento di una cultura, e in sostanza di un'intera civiltà, nel prevenire il genocidio sistematico di tutto un popolo, e di alcune minoranze». Sommaruga ha certo pensato, ammettendo per la prima volta responsabilità che pure erano state tante volte attribuite alla sua organizzazione, non tanto al passato quanto al futuro: è evidente che in un'era di genocidi, nell'epoca della Bosnia e del Ruanda, il ruolo di chiunque cerchi di alleviare le sofferenze dei sommersi e dei perseguitati, non può conoscere i limiti che la Croce Rossa chiamò a salvaguardia e a scusante durante gli anni del nazismo. Sommaruga concia- ma in sostanza con la sua presa di posizione un nuovo ruolo e una maggiore forza politica per la sua organizzazione. La Croce Rossa compì migliaia di visite nei campi per prigionieri di guerra (il suo primo fine sociale) e fornì un vasto aiuto umanitario a militari e a civili: cibo, medicinali, pacchi. Ne spedì ben 36 milioni e trasmise nientemeno che 120 milioni di messaggi. Seppe organizzare scambi di prigionieri di guerra feriti o malati, e proteggere alcune categorie di civili. Tuttavia, nonostante questi valorosi sforzi, il suo aiuto non si estese agli ebrei. Proteggere, come disse T'allora presidente della Croce Rossa, Max Huber, la popolazione civile in territorio occupato non era facile; sulle terre sovietiche non si poteva operare perché le convenzioni con la Cri non erano state firmate. Quanto alla Germania, il Comitato nazionale della Croce Rossa tedesca era diretto da personaggi implicati direttamente con il nazismo. Fatto centrale, poi, fu la neutralità della Svizzera, madre e sede naturale della Croce Rossa. Una neutralità tenuta continuamente sotto mira dai nazisti. Quando, infatti, il Comitato intemazionale si riunì per un summit segreto a Ginevra il 14 ottobre 1942, Philipp Etter, capo del governo svizzero ed anche membro del Comitato, chiese che si tacesse tutto ciò che ormai, in abbondanza, era noto: pena, sostenne, la rottura della stessa neutralità del Paese. Karl Jacob Burckhardt, il direttore generale, si disse d'accordo con quanto aveva detto Etter e domandò a sua volta il segreto totale. Eppure ormai la Cri registrava la deportazione di tremila ebrei francesi la settimana verso Auschwitz; conosceva i massacri degli ebrei romeni; per filo e per segno e per canali interni registrava lo sterminio di centomila ebrei ucraini, le deportazioni degli slovacchi e degli ungheresi. Aveva notizie di prima mano anche da Berlino. E siamo solo nel '42; si può quindi immaginare quante informazioni furono accumulate con le visite nei campi dagli emissari della Cri. Ma la linea della Croce Rossa rimase ancorata al principio della neutralità e della difesa dei prigionieri di guerra: di fatto gli ebrei rompevano, con gli eventi che li riguardavano, lo schema su cui la Croce Rossa aveva basato il suo re¬ golamento e aveva lavorato fin dal 1863, anno della sua fondazione. Alla fine del 1942, il capo del Congresso mondiale ebraico, Gerhard Riegner dette a Burckhardt una dettagliata informazione sui terribili eventi del tempo; non poteva immaginare che il Segretario era già a conoscenza di tutto. «Se la Croce Rossa avesse parlato» disse poi Riegner «quante vite sarebbero state salvate!». Questo a noi non è dato sapere; certo è che dopo la guerra, la Croce Rossa iniziò un suo esame di coscienza durato fino a oggi. La verità fu portata interamente alla luce all'inizio degli Anni 80 dallo storico svizzero Jean Claude Favez il quale, peraltro invitato dall'allora direttore generale del Comitato internazionale, Jacques Morillon, trovò negli archivi i documenti che comprovavano il terribile segreto. Fiamma Nirenstein Ebrei deportati nei lager Un'immagine simbolo dell'Olocausto

Luoghi citati: Berlino, Germania, Ginevra, Ruanda, Svizzera, Tel Aviv