«E se restiamo senza nemico?» di Fabio Martini

«E se restiamo senza nemico?» «E se restiamo senza nemico?» La sinistra si interroga sulfuturo E Berlusconi rischia la leadership ROMA. Al ristorante di Palazzo Madama, nel tavolo dei popolari di sinistra, lo chef ha appena servito trota salmonata al forno e il senatore Romano Baccarini, finito di spinare il suo pesce, sentenzia: «Ragazzi, ma l'avete capito che se nelle prossime settimane esce di scena Berlusconi, la sinistra resta senza nemico ed è nei pasticci? A quel punto nasce un governo di larga intesa: visto il presidente della Consulta Baldassarre come si propone?». Dall'altra parte del tavolo, fa sì con la testa il senatore Franco Ferrari, tovagliolo al collo come nelle trattorie di paese e la banana sbucciata in mano: «Sì, se Berlusconi si fa da parte, Prodi gira in pullman per altri 2 anni...». Il secondo sketch va in scena all'ora della siesta a Montecitorio: Alessandro Meluzzi, uno dei deputati più loquaci di Forza Italia, fende il Transatlantico, massaggiandosi il ciuffo e racconta uno scenario sorprendente: «Ad ottobre nasce un governo di garanzia costituente con Antonio Baldassarre premier, Cossiga presidente della Costituente, Di Pietro ministro, di Giustizia, Dini super ministro dell'Economia e «Berlusconi leader del partito di maggioranza relativa...». Sul far della sera si chiude il cerchio. Rocco Buttiglione, a sorpresa, infila con la nonchalance del filosofo un ago avvelenato nel costato del Cavaliere: «Berlusconi è l'azionista di maggioranza relativa, ma la guida complessiva dell'alleanza si deve decidere insieme». Come dire che è in discussione persino l'unica certezza del Polo: che il capo è Berlusconi. E allora, eccola la sorpresa delle ultime 48 ore: con il pressing della magistratura su Berlusconi, la leadership del Cavaliere è così vacillante che nel centro-sinistra è rapidamente spuntato un nuovo enigma: per i progressisti sarebbe davvero un vantaggio l'uscita di scena di Berlusconi? Di colpo senza il nemico di 16 mesi, di colpo senza l'«orco cattivo», la sinistra sarebbe davvero più forte? Un bel rompicapo e infatti se ne parla nelle chiacchierate «a mensa», ma se ne parla anche nei palazzi dove si decidono le grandi strategie. Per esempio, al secondo piano di Botteghe Oscure: «Sì e sul problema si confrontano due scuole di pensiero - racconta Silvio Berluscon Franco Bassanini, della segreteria del pds - C'è chi pensa che sia meglio clie Berlusconi resti in campo, perché oramai ha troppo piombo nelle ali, perché oramai è un leader logorato. E poi c'è chi pensa che nonostante tutto sia ancora temibile e resti ancora il migliore propagandista del centro-destra». Finora, nelle chiacchierale al «piano nobile» del Bottegone, Massimo D'Alema non si è sbilanciato, anche perché Berlusconi è ancora lì, in campo. Eppure il segretario ha fatto capire come la pensa: se il Cavaliere resta in sella, tanto meglio così. Guarda caso la stessa idea di Prodi. Certo, il professore ha sempre detto che lui non corre «contro nessuno, ma per una coalizione e per un programma» e che un «avversario vale in altro». Ma, ai suoi, Prodi ha confessato che Berlusconi gli sembra «l'avversario più battibile». Certo, se Berlusconi dovesse per davvero uscire di scena, a quel punto gli scenari potrebbe cambiare completamente: «Paradossalmente per il centro-sinistra diventerebbe tutto più difficile spiega il democratico Diego Masi perché a quel , punto il Polq^in difficoltà avrebbe bisogno di tempo per costruire una nuova leadership e sarebbe pronto ad appoggiare un governo di tutti. Ma attenzione: una volta superato questo passaggio, con Berlusconi ormai fuori gioco, chi può giurare che fra un anno Bossi non tornerebbe a destra?». Già, chi potrebbe giurarlo? «Certo - ammette il pidiessino Lanfranco Turci - se Berlusconi fa un passo indietro, tutta la sinistra deve riposizionarsi. E si aprirebbe un problema nuovo: dove si collo ca quella parte del centro che finora ha guardato a sinistra so prattutto per anti-berlusconi smo?». Il popolare di sinistra Giuseppe Giacovazzo gli risponde così: «Può apparire paradossale, ma un re pentino crollo di Berlusconi lasce rebbe i suoi più fieri avversari pri vi del bersaglio-grosso e forse metterebbe a nudo la magrezza delle proposte politiche alternative. Ercole non si ammalò per le fatiche, ma per la mancanza di fatiche. E Churchill cadde quando il nemico era morto...». Fabio Martini Silvio Berlusconi

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