Biscione da mille e una notte di Filippo Ceccarelli
Biscione da mille e una notte Biscione da mille e una notte Anche un principe arabo «tratta» la Fininvest IL MITO DEL RICCO SULTANO VENDITA Fininvest: ci mancava giusto il principe arabo. Questo che sta trattando, poi, e che ieri ha confermato il proprio interesse per il 30-40 per cento dell'azienda berlusconiana ha pure un nome fantastico. Si chiama infatti Al Waalid Bin Talal Bin Abdulziz Al Saudi, e di mestiere fa il presidente del Consiglio d'amministrazione della United Saudi Commercial Bank, sede a Riad. Però è soprattutto un principe arabo. Cioè un mito. Molto, ma molto più di Murdoch, di Kirch, di Bertelsmann o degli americani di Time Warner. E' arrivato a sorpresa, Waalid, in singolare - e anche un po' sospetta - coincidenza con l'apparizione televisiva di quel principe Omar che proprio in questi giorni, a Beautiful, tiene prigioniera la moglie un po' scapigliona di Ridge. L'affare Fininvest, comunque, si spettacolarizza secondo i canoni classici del quattrino e degli stereotipi ad alto impatto immaginativo. Ecco a voi, dunque, l'emiro, il sultano, lo sceicco, il principe arabo, appunto. Realtà e fiction, finalmente, s'intrecciano. A volte capita. Fedele Confalonieri, ieri sera, ha rafforzato l'idea di una trattativa già ben avviata con questo signore con baffi e kefiah che una foto su Repubblica mostra al telefono, come quei politici italiani che negli Anni Settanta pensavano di risultare così più dinamici: «Contatti ci sono stati e sono in corso da mesi - ha spiegato Confalonieri - anche se c'era qualcuno che evidentemente pensava a un bluff». E invece... Non sarebbe la prima volta, d'altronde. Anche per Berlusconi, che proprio l'estate scorsa ebbe intensi rapporti d'affari con l'uomo più ricco del mondo, Hassnal Bolkiah, sultano del Brunei, che voleva acquistare (per 80 miliardi) «La Certosa» (2500 metri quadrati color rosa di fronte al golfo di Marinella, 27 stanze, 12 bagni, piscine interne ed esterne) una delle tante ville sarde del Cavaliere. Ricorre dunque, su uno sfondo inevitabilmente lstterario (o cinematografico-televisivo), la figura del principe arabo. Opulenza e mistero a rinfrancare la vita pubblica. Un sogno esotico e miliardario, a volte anche capricciosamente favoloso, che con assoluta regolarità colpisce al cuore l'universo simbolico degli italiani. Una visione felliniana. Una risorsa inaspettata che giunge da lontano e quasi mai ha bisogno di pregiudiziale notorietà. Perché non esiste solo Adnan Kashoggi e il suo Nabila. I media sono comunque ghiotti di personaggi tipo Qabbos Said Al Said, che sbarca a Cagliari con due navi. O come Haziz Feisal, che ha «requisito» un albergo per le mogli a Teramo. O come Kalid Yazid, che si è fatto inventare una macchina in grado di cuocere gli spaghetti in un minuto, e intanto ha ordinato 700 miliardi di prefabbri¬ cati a Terni. Poi c'è la moglie (italiana) di Mohammed Al Passi, che chiede il divorzio al grido «Voglio 120 miliardi e i figli». Quindi quell'altra bella signorina che da settimane, ormai, intrattiene il pubblico del Maurizio Costanzo Show narrando usi e costumi (sessuali, anche) di un saggio e ricco sceicco... Forse è una necessità. Dai film di Totò ai romanzi di Carmen Llera sul druso Jumblat, fino agli incontri di Teodoro Buontempo con re Idris di Libia c'è sempre - e sempre giova - un dignitario arabo. Uno, descritto nel 1987 dal Mattino come «bruno, i grandi occhi nerissimi e lucenti, l'affabilità di un uomo che ha visto antiche civiltà assolate», ce lo aveva anche Cirino Pomicino, che si faceva offrire ricche feste, subito e inevitabilmente etichettate «Notti d'Oriente». E anche banchetti elettorali, per la verità, da mezzo migliaio d'invitati. E tutti pensavano: ma quant'è furbo Pomicino, con il suo magnate arabo. Per poi scoprire, con qualche anno di ritardo e un po' di sgomento, che il generoso principe con gli occhi lucenti e le antiche civiltà assolate, era finito dentro per un bidone di 6 miliardi allo Zai re, piazzato com'era in prima fila davanti alla straordinaria mangiatoia della cooperazione internazionale. Filippo Ceccarelli Da sinistra Rupert Murdoch e Leo Kirch, in corsa per l'acquisto delle reti Fininvest
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