Avventure in terra d'Africa

Avventure in terra d'Africa Avventure in terra d'Africa L'esploratore VUL finire degli Anni Veni i, a margine d'un impiego quotidiano, attendevo un libro sull'esploratore Vittorio Bottego. Mi era stalo richiesto da Ettore l'abietti per l'editore Paravia. Era, il Fabietti, un maestro elementare toscano, trapiantato a Milano. All'edito re Emilio Treves erano piaciuti certi suoi versi (in quei tempi gli editori leggevano di persona i manoscritti degli autori), / Canti di Trìfoglieto, e li aveva pubblicati. Per avere notizie del personaggio Bottego, mi recai a San Lazzaro di Parma, dove da una villa di campagna tra grandi albori, conduceva certi suoi poderi Giambattista Bottego, un grande e forte vecchio, fratello dell'esplorato re. Egli subito si libero di me, scaricandomi alla figlia Celestina. Era, questa, una (dovano dall'avvenenza rara nell'alta persona, cordiale, sorridente, divertita forse per la mia ammirazione, non dichiarata ma certo trasparente. Mi diodo lo informazioni che cercavo sulla adolescenza dell'illustre zio, nonché alcune lettere autografe di lui. Di esso, una m'è rimasta (altro le ho smarrite). In rpiosta rimastami, bene risalta quale fosse il Rottego, tenente di artiglieria, ufficiale in tempo di pace, prima di diventare il forte, coraggioso, avventuroso fino alla morte (18971 esploratore di terre africane: sono dato istruzioni ai familiari perché un suo cavallo, «di nome Parmigiano, maschio, castrone, d'anni 7, bajo, mozzo-sangue inglese», possa partecipare alle corse di Parma; nonché istruzioni por la paglia o il fieno, la scuderia. Non era uomo da star pago dell'ippica. Quando, nel 1887, si apri un arruolamento per l'Eritrea, domando di partecipare o fu destinalo di guarnigione all'Asinara. Una sera, nel luglio del 1890, sceso a Massaua, si trovò a conversare con altri ufficiali e col governatore, generale Gandolfi. Si parlò, nello spirito del tempo, delle future conquiste coloniali italiane, che avrebbero dovuto assorbire il noslro sovrappiù di forza-lavoro, costretto a prendere le vie dell'America, 11 pensiero di tutti andava alla Somalia, dove già si era stabilito il protettorato su alcuni sultanati costieri, ma ben poco si sapeva del retroterra 11 Bòttegó concepì un piano per l'esplorazione dell'alto corso del fiume Giuba, ne convinse il presidente del consiglio, convinto colonialista, francesco Crispi, e il presidente della Società Geografica Italiana. Dui vorremmo accennare I agli apporti che due successive §|jPM 1 §|j li, gli unici recettori che permei tono la visione crepuscolare. Luca Solverò. Carcara (SCI La massima percezione nella vi sione notturna si ottiene dopo un periodo di adattamento di circa mezz'ora, tempo the per mette la ricostruzione della porpora retinica distrutta continuamente dalla luce I osservazione Vittorio Bottego ghisa RISPONDERE? orio Bottego esplorazioni del Rottego diedero alla conoscenza di quello terre. Egli stesso racconto in un suo libro', lì Giuba esplorato, l'avventuroso tragitto della prima spedizione. Da Massaua, in Eri trea, aveva adunato, tra la gente del luogo, i suoi uomini: non potè sceglierli tra gentiluomini, ma tra robusti sfaccendati, disertori, avventurieri di pochi scrùpoli. Por nave li condusse a Berbera, nella Somalia Britannica, puntando di lì verso l'Ogaden. Dovetti! superare l'ostilità degli indigeni, lo febbri, la farne, le fiere, il freddo, le defezioni dei suoi, verso Talloni sconosciuto ventaglio di corsi d'acqua che dai monti Arussi e Ahmara confluiscono nel Giuba (questo sfocia nell'Oceano Indiano, poco a Nord di Cinsi maio). Lo accompagnava l'ufficialo italiano Matteo Grixoni. Una seconda spedizione, più ambiziosa (1895), puntò verso il cuore dell'Etiopia, a esplorare il fiume Omo. Ma intanto, mentre da mesi gli esploratori attraversavano le regioni ignote e malefiche dell'Africa Orientale, era scoppiata la guerra tra Italia e Abissinia, conclusasi con la bruciante sconfitta di Adua (1896). Il Bottego non era a conoscenza di questi avvenimenti. Nel marzo del 1897, nella regione dei Galla, soverchianti truppe abissine attaccarono d'ogni parte l'accampamento. 11 Bottego stesso, colpito al petto e alla tempia, cadde ucciso. Altri ufficiali della spedizione, Vannutelli e Citerni, furono fatti prigionieri. Liberati, dopo la pace, essi raccontarono in un volume, L'Omo, i risultati dell'esplorazione. Era stato studiato il complicato sistema orografico e idrografico dell'Etiopia sudoccidentale. Era stata inoltre data risposta a un interrogativo su questo fiume, di cui non si conosceva la foce, discoprendo questa nel Lago Rodolfo, che non ha emissari. Ancora poche parole su Celestina Bottego. Nell'agosto del 1980, scorrendo un giornale, l'occhi mi si fermò su una necrologia: «La Madre Celestina Bottego, fondatrice delle Missionarie di Maria (Saveriane), è tornata al suo Signore». Le suore, cui telefonai, mi fecero avere, poco dopo, un fascicoletto di testimonianze sulla loro Madre. Quella donna, bellissima e affabile, già da prima dedita a opere di carità, era stata indotta a fondare quell'ordine. Vi trovo descritte la bontà «quasi inimitabile» di lei, la generosità, il coraggio, l'amorevolezza, la natura gioiosa, Didimo ■ Perche si dice "Essere al settimo cielo-' Quali sono gli altri sei' ■ Se accendo una candela in una stanza buia e sistemo uno specchio dietro di essa, si verifica un aumento di luce nella stanza? ■ Qual e la sostanza che fa lacrimare gli occhi quando si tagliano le cipolle' E' possibile evitare questo spiacevole fenomeno' Risposte a «La Stampa-Tuttoscienze". via Marenco 32, 10126 Torino. Oppure al fax numero Oliti 5 68 688 leggermente fuori asse, sfruttando la vista periferica e quindi la zona retinica ricca di bastoncelli, era già utilizzata dagli antichi cacciatori Oggi vi ricorrono soprattutto gli astronomi che osservano il profondo cielo direttamente al fuoco del loro telescopio. Enzo lombardo, Torino