COM'ERA «CATTIVO» L'EBREO DI GREGO

COM'ERA «CATTIVO» COM'ERA «CATTIVO» L'EBREO DI GREGO CA E' stato e ancora H largamente pery dura una pressoché completa latenza nei confronti della letteratura del ventennio fra le due guerre, come se l'attività e l'opera di alcuni scrittori, come Moravia in primo luogo, avessero raccolto in sé la somma dei significati e dei valori, soprattutto nella continuità della loro attività per molti decenni anche al di là della fine della seconda guerra mondiale, e come se l'etichettatura variamente denigratoria di narrativa della memoria, lirica, intrisa di eccessiva analitiche di stati d'animo e pensieri, scarsamente interessata alla costruzione romanzesca, fosse una radicale e definitiva condanna, e non l'indicazione di caratteri specifici. E' il caso esemplare di Adriano Grego, vissuto fra il 1901 e il 1976, quando morì in Brasile, dove era emigrato nel 1940, in seguito alle leggi razziali, e da cui più non aveva fatto ritorno in Italia. Di Grego è ristampato ora il primo romanzo, del 1930, Remo Maun avvocato; e si deve G. Perec-J. Roubaud Viaggio d'inverno Viaggio d'inferno Biblioteca del Vascello pp. 140. L 7.500 Marietti ripropone un romanzo uscito negli Anni 30 Due artefici dell'OuLiPo, il laboratorio di letteratura potenziale, due racconti, due ossessioni. Il Desgrael di Perec raggiunge la follia cercando il libro di Hugo Vernier, poeta chissà se esistito, a noi sconosciuto, noto forse a Rimbaud, Mallarmé, Verlaine, Lautréamont. Il Borrade di Roubaud smarrisce il senno non riuscendo a provare la colpa del traditore, di colui che sa responsabile di un'imboscata trasformatasi in massacro. A cura di Laura Vetto- portamenti, fino a rivoltarli nell'opposto di quanto appaiano e, anzi, effettivamente siano, accusandosi e compiacendosi della verifica della propria mediocrità, delle miserie morali, delle malignità, delle grettezze, dell'inettitudine a vivere e a operare seriamente e proficuamente. Da Moravia ad Alvaro, a Jovine, a tanti altri, tale figura narrativa conosce varie e tutte molto significative incarnazioni, avendo come prossimo e grande modello il Rubè di Borgese. Ma Remo Maun ha un carattere che nettamente lo distingue da tutti gli altri personaggi consimili: la condizione di ebreo, appartenente a una famiglia che si è costruita una buona fortuna borghese sfruttando abilità e spregiudicatezza negli affari. Di fronte, il protagonista di Grego a Stefano Verdino, se qualche attenzione sul nome dello scrittore si è raccolta, fino a suggerire questa ristampa. Parlavo, prima, di Moravia: e Remo Maun avvocato esce, significativamente, presso lo stesso editore e nella stessa collana de Gli indifferenti, che lo precedono di un anno (e molti punti di contatto nella tecnica narrativa si possono indicare nei due romanzi). Ma il carattere distintivo del romanzo di Grego è di voler essere fortemente e incisivamente una vittoria ebraica. Il protagonista, per molti aspetti, non è diverso da molti personaggi della narrativa dei primi decenni del Novecento: l'uomo che continuamente si arrovella, interrogandosi sulle ragioni delle proprie azioni, analizzando sempre nella luce peggiore i propri com¬ Masolino d'Amico Storia del teatro inglese Newton Compton pp. 97, L 1000 Un profilo della drammaturgia d'Oltremanica. Masolino d'Amico distingue quattro periodi di «vacche teatralmente saporite»: l'età elisabettiana (Shakespeare), la restaurazione, la fine dell'Ottocento (con una serie di autori brillantemente antiborghesi), l'età moderna. da due opposti modelli familiari: il padre, fantasioso, parolaio, sempre implicato in progetti economici tanto mirabolanti quanto impossibili, spesso legato con persone poco raccomandabili, che approfittano di lui; e lo zio avvocato, egoista, autoritario, temuto dalla famiglia, abilissimo a fare affari e a ottenere guadagni e vantaggi. Remo Maun si consuma nel rovello della consapevolezza dell'indegnità morale e della non limpida onestà professionale dello zio e dell'inettitudine del padre. Grego, come spesso accade nei romanzi degli Anni Trenta, lo descrive dall'esterno, con molta abilità variando le occasioni in cui Remo manifesta le sue ansie morali e, al tempo stesso, il senso di fallimento preordinato da sempre per ogni sua aspirazione, l'impulso a ribellarsi alla famiglia e la viltà di fronte a ogni decisione radicale, lo slancio verso la vita e l'analisi di sé che lo corrode immediatamente e lo distrugge. Anche quando riesce a farsi, a scuola, un amico, il figlio di una nobile famiglia i cui affari sono curati dallo zio, Federico Barel, il lato oscuro del carattere lo porta a moti d'affetto e a sgarberie assurde; e quando lo incontra anni dopo, pur risentendo la vecchia amicizia, non esita ad andare all'albergo dove vive la ragazza di Federico e a costringerla a lasciarsi possedere quasi con la violenza. Allo stesso modo, l'amore per la sorella di Federico, Cucci, alterna momenti sereni e gioiosi a imprevedibili cattiverie o a ironie maligne, fino alla rottura che neppure troppo lo turba, perché gli sembra che dimostri la propria libertà anche dall'amore e dal fascino dell'ambiente aristocratico in cui pure è voluto entrare servendosi dell'amico e della ragazza. Ci sono due episodi esemplari nella vicenda del personaggio: la rissa che scatena in un misero ristorante non per motivi seri, ma come manifestazione clamorosa di ribellione nei confronti della sua condizione di ebreo perseguitato e irriso per tanti secoli; e il ricatto che mette lucidamente in atto come azione intrinsecamente abietta, nei confronti della madre di Federico e Cucci, che è stata l'amante dello zio. Anche in questa azione, che Remo compie quando ormai, come avvocato, sta facendo carriera e denaro, l'impulso gli viene dalla volontà, insieme, di ribellione e di vendetta nei con¬

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