IL MAESTRO DI VERTIGINE

IL MAESTRO DI VERTIGINE IL MAESTRO DI VERTIGINE Istruzione di un uomo da circo in condizione di compiere il prodigio noto ai santoni orientali della levitazione, per poi sfruttarlo commercialmente come numero da circo. Inizialmente recalcitrante a condividere il tetto, lui bianco del Sud e quindi razzista, con un giovane negro storpio del quale il Maestro vuol fare un borsista universitario, e con una grassa pellerossa che funge da governante e quasi da madre per entrambi, Walt dà del filo da torcere con capricci e fughe rientrate, ma poi si lascia convin- l'epoca della Depressione sanciscono il suo successo, ma poi egli deve separarsi da questo due volte, la prima in seguito alla malvagità dei suoi parenti rinnegati, la seconda e definitiva, per circostanze fisiologiche che il Maestro aveva segretamente paventato. In seguito Walt perde per strada i pochi amici, riparte facendo il gangster a Chicago, brucia anche questo secondo benessere per una stravaganza donchisciottesca, si rifà ancora una volta una vita su di un piano molto meno ambizioso, e continua così, talvolta sfiorando la fortuna ma senza mai restarle aggrappato, e accettando senza rimpianti ogni cosa. Portandolo fino quasi ai giorni nostri ma gli ultimi decenni, pur ricchi di avvenimenti, sono condensati in poche pagine, come se la memoria del vecchio affabulatore fosse più vivida per quanto riguarda il passato remoto -, la sua lunga esistenza gli consente di saldare qualche partita e se non di cogliere il senso di tutto quanto gli è capitato, perlomeno di farsene una ragione. In ogni caso le avventure più o meno mirabolanti con cui ci intrattiene filano con un estro ben sostenuto dalla spigliata traduzione di Susanna Basso, pur sabotata suppongo dal proto (esiste ancora?) o da chiunque altro abbia corretto per ben due volte in «Baby» il nome del più grande giocatore di baseball di tutti i tempi. R.. Vertigo» è un epica eroicomica e allo stes- Mso tempo una «tali story», ossia un racconto di peripezie strampalate e un po' incredibili nella più schietta tradizione statunitense, quella per intenderci che nacque con le colorite cronache della frontiera e approdò a Mark Twain. L'autore, l'intellettualissimo Paul Auster, specialista di narrativa francese e già cronista della metropoli (Trilogia di New York), vi ha messo mano con un piglio che richiama analoghe ricreazioni in laboratorio dal brio un pochino artefatto ma pur sempre accettabile, penso a certi romanzi di Doctorow, al Malamud degli esordi (Il migliore), o a Forrest Gump (il libro). Chi narra è un uomo molto vecchio che ripercorre tutta la sua esistenza ma dedica i tre quarti dello spazio agli anni della propria singolarissima formazione, quando uno strano personaggio di mentore lo raccoglie selvatico moccioso per le strade di St. Louis e lo prende presso di sé col consenso dei parenti lieti di sbarazzarsi di una bocca da sfamare. Maestro Yehudi è un ebreo ungherese che nel piccolo Walt Rawley (il cognome si pronuncia come quello di Sir Walter Raleigh, l'erudito avventuriero elisabettiano fondatore della Virginia) intravede una non comune forza di carattere, sfruttabile per un fine bizzarro. Avendo ottenuto l'adesione del ragazzo, Yehudi lo sottopone per anni a un tirocinio duro e addirittura spietato, scopo del quale è metterlo La profonda America dì Paul Auster in una strampalata storia dì frontiera alla Mark Twain cere ad accettare prove inziatiche sempre più pesanti, e da ultimo centra l'obiettivo. Sennonché la tragedia, sempre in agguato accanto alla farsa come in ogni storia picaresca americana che si rispetti, rimescola continuamente le carte, e ogni volta che i nostri eroi hanno a portata il traguardo consueto, ossia la ricchezza, il destino li costringe a ricominciare tutto da capo. Dopo aver raccontato vividamente il proprio tirocinio, sempre in un tono disincantato ma non pessimista, proprio come uno Huck Finn del nostro secolo, il protagonista passa alla cronaca delle sue bizzarre peripezie successive. Tournées che lo portano per tutto il grande Paese al¬ Masolino d'Amico Paul Auster Mr. Vertigo trad. Susanna Basso Einaudi, pp. 286, L. 32.000

Luoghi citati: Chicago, New York, Virginia