Lacrime e terrore al concerto il dilemma della domenica allo stadio

Le scandalose sofferenze degli animali lettere AL GIORNALE Lacrime e terrore al concerto; il dilemma della domenica allo stadio Appuntamento per Bon Jovì | Ventitré maggio, appuntamento a j Milano per il concerto di Bon Jo! vi, io, una ragazza in mezzo a altre 34.000 persone, su un prato, una che spingeva l'altra, una fori za incontenibile se ti facevi prendere impreparato... Quello che è accaduto a me, le gambe mi tremavano, la schiena mi faceva talmente male che era difficile stare in piedi .. E' stato il mio ragazzo a prendermi in braccio e a portarmi fuori da quella massa informe, sudata, urlante. Mi ricordo che c'erano dei poliziotti e alcuni volontari, ma niente autoambulanza, niente soccorso Li abbiamo dovuti attendere venti minuti, sdraiata su un cofano di una macchina. Mi hanno caricato sull'autoambulanza dicendo che era indispensabile che andassi subito all'ospedale, sull'autoambulanza non hanno voluto nessuno, e non hanno nemmeno fatto caso a quanto ponessi resistenza sia io elle i miei amici. Ero senza un soldo, sola, senza nemmeno un viso amico; invece di portarmi all'ospedale mi hanno «scaricato», dietro il palco, in una strada sterrata e senza nessuno che si prendesse cura di me; era sola veramente sia pure in mezzo a migliaia di persone; ho pianto, ho avuto paura e pensare che i miei amici stavano correndo all'ospedale per me e io era ili quella strada al buio e al freddo, ma soprattutto stavo veramente male... sono andata in mezzo alla gente, ho trovato la polizia che mi ha aiutato a rintracciare un amico che era li al concerto e possedeva il telefonino, ho impiegato ore a rintracciare tutti, soprattutto il mio ragazzo, una voglia matta di abbracciarlo e dimenticare tutta la rabbia che mi hanno spinto a correre a urlare nomi a piangere in un luogo che invece doveva essere per me come uno svago. Ora sono qui a scrivere e mi rimbombano ancora le parole di quel volontario contro il mio ragazzo che protendeva le braccia verso di me per proteggermi : «Che razza di ragazzo sei se impedisci alla tua ragazza di andare in ospedale? Non sei un uomo!* mi chiedo solo se è possibile che una ragazza strappata dalle braccia dell'uomo che l'ama, dal calore dei suoi amici possa essere abbandonata in una strada buia, da sola, proprio mentre sta male e ha bisogno di aiuto; mi chiedo solo se quelle persone sono esseri umani o bestie. Elisa Aghemo, Rivalta L'infermiere non vede la differenza Domenica sotto accusa: e meglio giocare a calcio oppure santificare la festa? Grasso dilemma dei nostri giorni... a cui però né io né il mio ragazzo con il quale convivo possiamo rispondere, essendo rispettivamente assistente di volo ed infermiere. E come noi, così taxisti, autisti di tram, autobus, treni, ristoratori e altre categorie di lavoratori che non hanno ancora «visto» la differenza fra gli altri giorni della settimana e la domenica!!! Oltretutto, vista la considerazione che i cattolici hanno delle diverse celebrazioni (comunioni e cresime dei propri figli e parenti), dove l'80% assiste solo per dovere, come se fosse un dente da togliere, beh, non credo proprio che la domenica serva per santificare: è piuttosto il giorno in cui «meno male» non si lavora... Antonella Fiorini, Roma Down, una dolcezza che non ha prezzo Sono un genitore di un bimbo Down di sei anni, e scrivo indignato dopo aver letto l'articolo a riguardo della chirurgia facciale. Ad oggi sono estremamente felice dei risultati che mio figlio, raggiunge, grazie all'aiuto nostro, dell'equipe dei professionisti del Cepim e delle insegnanti, nonché operatrici delia scuola materna, che frequenta E' importante capire, che ogni piccolo miglioramento, per noi genitori, è un grandissimo regalo nonché risultato. Mi chiedo a cosa serve cambiare i connotati facciali, per poi inserirlo in una società che non è assolutamente pronta a riceverlo, questo per quella serie di pregiudizi che fanno parte, e non dovrebbero esserci, dell'indole uma¬ na. La società accetta solo soggetti belli, alti, biondi e magari con gli occhi azzurri. Vorrei una volta per tutte dire che essere Down, a modo suo, è anche- bello. 1 momenti di dolcezza e le conquiste fatte da mio figlio sono cose talmente grandi che non c'è abbastanza danaro per comprarle. Questa mia vuole essere un ennesimo tentativo di far capire all'opinione pubblica che l'handicap è un problema, ma non lo è quando si crea un giusto approccio e lo stesso viene accettato per le reali capacita espresse dal singolo e non dalla perfezione che la società vuole. Di conseguenza forse sarebbe più opportuno incentivare e creare nuove soluzioni di terapie, sempre più precoci, nella fattispecie psicomotricità e logopedia, al fine di agevolare un migliore apprendimento. Luca Bocchetti, Torino Autotassìamoci e ripartiamo da zero Sono stanca della situazione italiana. La lira va su, la lira va giù, il debito pubblico è sempre alto. Possibile che non ci sia una via d'uscita? Il popolo italiano è intelligente, creativo, lavoratore, altruista ecc., l'Italia è una nazione con dei monumenti che non esistono in nessuna altra parte del mondo. Com'è possibile? Siamo stati male amministrati, d'accordo; ma se abbiamo un debito pubblico perché, invece di pagare fior di quattrini d'interessi, non ci autotassiamo e ripartiamo da zero? Però lo Stato ci deve garantire chiarezza. Farci un resoconto degli introiti derivanti da tasse (con la benzina quanto incassa?) e delle spese e pareggiare i conti. Dovrebbe fare ogni 3 mesi un estratto conto sui quotidiani e comportarsi come una famiglia. Tanto entra, tanto spendo. Marcella Canonico, Sanremo Scuola, «l'Abbagnano» non è sparito In riferimento all'intervista rilasciata da Lucio Colletti a Pierluigi Battista su Granisci e la presunta egemonia marxista nella scuola italiana, pubblicata su La Stampa di giovedì 23/5/95, rileviamo gravi inesattezze fattuali: «Nessuna lamentazione, ma una semplice constatazione: la cultura media dei docenti italiani è ancora intrisa di pregiudizi anticapitalistici e antiborghesi e gli stessi editori sfornano manuali di storia o di storia della filosofia scritti da autori di sinistra perché sanno che soltanto con un autore culturalmente tagliato in un certo modo è possibile assicurare un'adozione semiplebiscitaria nelle scuole». «Accade così dagli Anni Settanta in poi [...] Basta guardare ciò che è accaduto nei manuali di filosofia. Prima di quella data gli autori si chiamavano Abbagnano, De Ruggiero, Calogero. In pochi anni questi manuali sono stati spazzati via e sostituiti da quelli di Giannantoni, di Ludovico Geymonat o di Nicolao Merker, che è persona a cui sono molto legato ma che è indubitabilmente di orientamento radicalmente marxista. Se qualcuno volesse trovare frammenti di cultura liberale in questo Paese l'ultimo luogo dove andare a cercare è proprio la scuola». In realtà se Colletti fosse più informato sulle vicende della scuola e dell'editoria scolastica saprebbe che da tempo i manuali di storia della filosofia più diffusi non sono affatto quelli di orientamento marxista (e tanto meno quelli che egli nomina). In particolare per quanto concerne «l'Abbagnano», esso, lungi dall'essere «sparito» dalla scuola italiana, figura da anni nella nuova edizione Abbagnano-Fornero come il testo più adottato nelle nostre scuole. Ricordiamo, a riprova di ciò, 1 uscita, avvenuta in questi giorni, di tre floppy-disk tematici a integrazione del nostro corso di filosofia, prodotti in coedizione con la Rai e l'Istituto Italiano delle scienze filosofiche. Questi nuovi strumenti didattici ci pare possano costituire la migliore smentita alle parole di Colletti e la conferma che non solo «l'Abbagnano» non è mai sparito dalla scuola ma anzi che, proprio per la sua grande diffusione, sentiamo il dovere di renderlo sempre più aggiornato e adeguato a una moderna didattica della filosofia. Giovanni Fornero e Tancredi Vigliardi Paravia amministratore delegato GB. Paravia &C, Torino

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