La morte di Cicerone indagine fra i turisti

il caso. F & L, un omaggio all'avvocato-oratore il caso. F & L, un omaggio all'avvocato-oratore La morte di Cicerone indagine fra i turisti 11 E' anche un po' di giallo ! I > /1 «classico» nell'ultima lieve I fatica letteraria di Frutterò 111 fr Lucentini La morte di CiI \à \rj*rnnp. (Il Melangolo; di cui pubblichiamo una pagina crai accanto). Il caso? Le ultime ore di vita del proverbiale oratore. Partendo dai ruderi odierni di atrium e tablinum nella villa di Fonnia, animati dalle severe informazioni di una guida, dai commenti di una turista ossequente e da quelli di una turista emotiva. La Storia sa che Cicerone fu eliminalo il 7 dicembre del 43 a. C. Lo mandarono a miglior vita gli scherani di Antonio, preciso compilatore di liste di proscrizione (furibondo per le 14 magistrali Filippiche]. Ma le due maggiori fonti, Plutarco e Livio, sono leggermente discordanti sul come l'avvocato scrittore cadde. Il primo sostiene che Cicerone, sapendosi proscritto, si rifugiò in una sequenza di ville e venne fatalmente sorpreso in quella di Formia. andando verso il mare. Livio scrive invece che Cicerone s'imbarcò per la Grecia ma poi, a causa del mare procelloso, colto dal tedio della fuga, decise nuovamente di sbarcare, per spirare nella patria che spesso aveva salvata. Insomma, l'oratore mori non mentre fuggiva, ma mentre deliberatamente tornava. I classici ci tramandano cosi la fine dell'acceso anticesariano. Ma non tutto quadra. Forse gli storici hanno voluto semplificare le cose e nella rapidità con la quale si succedono i fatti, i trasferimenti, c'è qualcosa di troppo preordinato e meccanico per essere vero. Frutterò &• Lucentini, detective compiacenti e ciceronofili, optano per la versione di un erudito, quanto apocrifo, professore teutonico, tal Blumenkranz che sincretizza la versione liviana e plutarchiana sul brutale omicidio del Formianum e precisa gli estremi spostamenti. Come in un dialogo platonico (der cui idealismo Marco Tullio era ammiratore), FfrL ricostruiscono le ultime ore di Cicerone. Accanto a lui, Prisca, fedele schiava e governante, e Tirane, erudito liberto, pronto a reincarnarsi in una guida turistica. Ironico e distaccato, mentre aspetta di ascoltare il calpestio dei soldati, il Cicerone di FfrL intrattiene i due interlocutori, sorridendo, spiluccando letteratura. Parla del canto delle sirene omeriche, sgranocchia ceci, mesce vino, smonta fiducie aruspiche. F & L che controcantano con ironia nelle note (miscelando il DielsKranz e scale Beaufort), confessano di essere da sempre lettori di Cicerone, «delle sue orazioni, dei suoi trattati, delle sue incomparabili lettere». «Nessuno - dicono F & L dei grandi uomini dell'antichità ci è mai parso più vicino, più congeniale, più affascinante di lui. Se ne avessimo avuto il coraggio e i mezzi niente ci sarebbe piaciuto di più che scrivere la storia della sua vita. In mancanza, lo stupendo frammento n° 59 dei libri perduti di Livio ci ha persuaso di tentare almeno il racconto della sua morte». Questo Cicerone che recita con solennità ciceroniana se stesso e Senofane, Platone e Omero, spiega la sua scelta da morituro. E' tornato incontro ai carnefici per guardarsi indietro, per sapere quello che veramente è stato e non quello che ha creduto di essere. Le classiche scritture ce lo hanno consegnato come un funambolo della parola, un teorico della politica più che un lungimirante protagonista, un aristocratico dell'intelletto che vuole pagare con la vita l'attaccamento alla repubblica. Ma soprattutto un grande distillatore di rabbie e ironie. F & L si misurano con quest'ultimo Cicerone. Con l'avvocato che non pensa di consegnarsi al futuro «tutto d'un pezzo come una statua»; «Il ruffiano Lepido, il ragazzotto Ottaviano, Antonio l'inveterato ubriacone... sono già nati così, di stupido marmo. Di solido, compatto, stupido marmo. Senza incrinature e senza sorprese. Busti banali e ottusi come migliaia di altri, con gli stessi occhi ciechi. Io, sono di un'altra razza». Anche perché il futuro ha dimostrato quanti «delinquenziali» restauratori proliferino conferendo alle sculture antiche un «aspetto neppure di finto marmo, ma di puro sapone o gesso». Bruno Venta voli La scelta di morire contro l'arroganza del nuovo potere: citando Platone e mangiando ore ne i Cicerone; Lucentini Cicerone» Melangolo Un busto di Cicerone; a destra, Frutterò & Lucentini autori della «Morte di Cicerone» in uscita dal Melangolo

Luoghi citati: Formia, Grecia