Forza Italia? Per ora, Forza nulla di Filippo Ceccarelli

Forza Italia? Per ora, Forza nulla IL MOVIMENTO PARALIZZATO Forza Italia? Per ora, Forza nulla Rinviata la convention del partito che non c'è FORZA Italia? Forza nulla. E pensare che nella denominazione originaria c'era pure il punto esclamativo. Forza Italia! Slitta di un mese, invece, la convention in programma all'Hilton di Roma il 3 e 4 giugno. Il professor Urbani, che ha provato a spiegare la decisione con «un clima non adatto», c'è rimasto male lo stesso. E buonanotte. Il partito-azienda s'è addormentato, tipico sonno narcotico da paralisi politico-organizzativa. E' perfino stucchevo'e, a questo punto, involtolarsi in ameni sfottò a sfondo dialettale - Smorza Italia - o azzardare metafore sul partito che c'era e non c'è più. Tutto rinviato: Silvio Berlusconi ha deciso così. Ma intanto, con o senza il punto esclamativo, in poco più di un anno Forza Italia ha fatto secchi tre responsabili. Il generale Caligaris, esperto di organizzazioni sociali complesse, se ne sta a Strasburgo, con il broncio; Angelo Codignoni, generoso manovale dei club, ha cambiato lavoro ed è ritornato a Parigi; mentre a Roma, almeno, è rimasto il defenestralo Domenico Mennilti, a ricordare con inevitabile pathos quanto era bella Forza Italia ai suoi tempi. Non solo, ma il quarto «coordinatore generale», l'avvocato Previti, facente funzioni «su mandato personale» di Berlusconi, è anche lui a rischio. Qualche settimana fa, in una riunione, s'è accorto che all'Hilton non era previsto il suo intervento e ha fatto il diavolo a quattro con Urbani che, pur essendo mite, gli ha risposto: «Non pensare di intimidirmi». Nel frattempo si erano dimessi dai loro incarichi il vicecupogruppo Di Muccio e l'altro vice Pisanu: entrambi recuperati dal capo. Il senatore Petricca, l'eurodeputato Marra e i deputali Taddei e Lagostena Bassi, più radicali, si sono cercati un altro gruppo. Pilo, intanto, s'è scambiato insulti con Dotti, che ne ha ricevuti pure dall'onorevole Cocchi. Questo per dire il clima al vertice, dove numerosi comitati vengono incessantemente allargati o ristretti secondo criteri, indecifrabili, che ricordano un po' quelli della nomenklatura brezneviana. Alla base e nei quadri intermedi, sempre per dire dell'atmosfera, non è dato di sapere. Dal punto di vista delle forme, infatti, Forza Italia è in gran parte rimasta quel miracolo di tecnologia del consenso che le ha consentito, sì, di vincere in pochi mesi, ma che ora sembra sbatacchiarla fra i marosi di una politica in cui quello stesso consenso va consolidato. Di qui, appunto, l'eterna necessità di strutture territoriali e intermedie, oltre che di collegamenti stabili con la periferia. Gli «eletti», su cui si è cercato inizialmente di puntare, hanno altri compiti da svolgere, compreso quello - è naturale - di farei la guerra a vicenda (vedi a Roma, a Napoli e in Sicilia). In compenso, la fantasia ordinatrice di via dell'Umiltà - mai toponomastica è apparsa più incongruente - ha previsto per Dell'Ubi la figura gogoliana dell'«invitato permanente». Né ha saputo risparmiarsi la vana mestizia di un collegio di probiviri o l'anacronistico orpello di un movimento di giovani berlusconiani, sadicamente ribattezzati «azzurrini». Scavalcata spesso e volentieri dalle riunioni esclusive di Arcore o dai vertici-monstre a via dell'Anima, la lussuosa sede romana di Forza Italia tende a vendicarsi assumendo i ritmi rilassati e i modi spesso inurbani della capitale. In linea con le più fulgide tradizioni della Prima Repubblica ha già fatto notizia l'impiegata licenziata che va dal giudice e racconta le peggiori nefandezze. Mentre sull'altro estremo - l'estremo della tecnopolitica ad altissima personalizzazione della leadership - cominciano a suonare buffe e insieme mortificanti per gli stessi berlusconiani scenette come quella che il mese scorso, riunione del gruppo alla Camera per decidere sulla manovra, ha visto il Dottore candidamente decidere per un ordine dei lavori secondo cui prima si votava e poi si discuteva. «Ma veramente - s'è arrischiato l'onorevole Della Valle - in genere è il contrario...». «Benissimo - gli ha risposto lui - discutiamo subito, ma ho solo un quarto d'ora, quindi facciamo presto. Parla solo chi è contrario». Il che, pur nella sua graziosa e semplificata brutalità persuasiva, non richiama più solo l'idea moderna del partito-proprietà, evoluzione tecnologica del oneman-party, ma anche quella di un'autocrazia con tratti arcaici che non sa più stare al passo con i tempi. Come se avesse interrotto il cerchio magico della comunicazione. Forza Italia è oggi una delle po¬ chissime comunità ai cui aderenti non è riconosciuto alcun diritto. «Un raggruppamento - ha osservato Norberto Bobbio - che dal punto di vista della ricca tipologia dei gruppi politici non si sa bene che cosa sia. Perché nessuno finora si è degnato di farcelo chiaramente sapere». Sulla base di questa premessa, nella seconda metà del 1994, è partita una vera e propria caccia allo statuto. Conclusa presso il dottor Colistra, notaio in Roma, con l'effettivo rinvenimento della magna charta di Forza Italia - e la sorpresa che lo statuto era sospeso per anni tre. Più o meno allo stesso modo, o quantomeno con altrettanta provvisoria disinvoltura, s'è dispiegata la sorte dei club di Forza Italia. Che erano tanti, tantissimi, in continua, sintomatica e reclamizzata pulsione di accrescimento: 13 mila club, si disse, per quasi «un milione» d'iscritti, raccolti in un'organizzazione (Anfi). Ebbene, non solo a cosa serva, oggi, ma anche dove sia andato a finire tutto questo universo di fedeli irrilevanti ai fini della linea e un altro dei misteri che la più sofisticata osservazione non riesce a penetrare. Sui club «ribelli», d'altra parte, esiste già una cospicua letteratura. Alcuni presidenti, ormai - dal De Caro, che sta per darsi alla memorialistica, al Fronzoni che sfida i notabili al grido «Questo distintivo solo Berlusconi me lo può togliere» - sono as¬ surti ad effimera, pure se intensa e perfino fotografica notorietà. Meno sfruttato dai media, ma senz'altro più istruttivo è il caso del presiden; te del club Forza Italia di Grumo ; Nevano, l'industriale calzaturiero Filippo Perfetto, che dopo aver anticipato un centinaio di milioni per i la campagna elettorale di alcuni ' parlamentari della Campania non I s'è visto restituire una lira. Cosi. : dopo aver inutilmente supplicato, ! scritto più volte al Dottore e fatto ! denuncia al Procuratore della Rei pubblica, ha raccontato il tutto in | un gigantesco pieghevole illustrato | con cura e spedito a tutti i senatori : e deputati. Filippo Ceccarelli In un anno silurati tre responsabili: Caligaris, Codignoni e Mennitti L'ordine del giorno per il Dottore: prima si vota, poi si discute Da sinistra: esibizione per la campagna elettorale di Forza Italia. Mariella Scirea e Angelo Codignoni Sopra: Cesare Previti Sotto: Luigi Caligaris