L'ENCICLICA CHE UNISCE I CRISTIANI

L'ENCICLICA CHE UNISCE I CRISTIANI //. PAPA EIM CHIESE L'ENCICLICA CHE UNISCE I CRISTIANI AGLI inizi del secondo millennio del cristianesimo, il Papa era la sovranità suprema. Gregorio VII proclamava il Diciatti* Papae: «Che tutti i principi solamente al Papa debbano baciare i piedi». Alessandro III mandava i suoi teologi da Federico Barbarossa: «Da chi, se non dal Signor Papa, riceve l'autorità l'imperatore?». «Mille anni sono come il giorno di ieri che è passato», dice il salmo. E alla fine del millennio, il Papa diventa l'immagine della «umana debolezza di Pietro». Così Giovanni Paolo II presenta se stesso nell'ultima enciclica, Ut unumsint, resa nota ieri in Vaticano, sul dialogo tra i credenti in Cristo. E' svanita la potenza del papato e, per quanta maestosità terrena gli si voglia ancora costruire attorno, al posto di quella vertiginosa sovranità non è rimasto che la «debolezza» di un uomo, che soffre per le infedeltà della Chiesa e degli stessi Papi. «Il ministero del vescovo di Roma», scrive Wojtyla, «costituisce una difficoltà per la maggior parte degli altri cristiani, la cui memoria è segnata da certi ricordi dolorosi. Per quello che ne siamo responsabili, con il mio predecessore Paolo VI imploro perdono». E ancora: «La Chiesa cattolica riconosce e confessa le debolezze dei suoi figli, consapevole che i loro peccati costituiscono altrettanti tradimenti e ostacoli alla realizzazione del disegno del Signore». Giovanni Paolo II sa che nel cammino verso l'unità dei cristiani, l'inciampo è soprattutto lì, in quella «pietra» sulla quale Cristo ha detto di voler costruire la sua Chiesa, poiché quella «pietra» si è proclamata «infallibile» e afferma di avere il primato su tutti gli altri. Wojtyla dichiara che non può «rinunciare in nessun modo alla sua missione», tuttavia, avverte che «dopo secoli di aspre polemiche, le altre Chiese e comunità ecclesiali sempre di più scrutano con uno sguardo nuovo» la figura del pontefice di Roma. Anch'egli, allora, vuole esprimere un'immagine di sé con uno sguardo nuovo, non più quella che imperava solenne e onnipotente all'inizio del millennio e che è decorsa più o meno rovinosamente giù per i secoli, ma un'immagine che a lui diDomenico Del Rio CONTINUA A PAGINA 6 PRIMA COLONNA

Persone citate: Alessandro Iii, Del Rio, Federico Barbarossa, Giovanni Paolo Ii, Gregorio Vii, Paolo Vi, Wojtyla

Luoghi citati: Roma